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Scalette di Monte Berico, ultimati i lavori di restauro

Intervento del valore di 60mila euro

Si sono conclusi i lavori di restauro delle superfici in pietra dell’arco delle scalette di Monte Berico, ritornato all’originaria bellezza in tempo per la Festa dei Oto che richiama pellegrini e turisti nei luoghi del santuario mariano.

L’arco di piazzale Fraccon si trova infatti alla base della scalinata che fino alla prima metà del Settecento costituiva l’unico punto di accesso dalla città alla Basilica di Monte Berico.

Mercoledì mattina l’assessore ai lavori pubblici e alla mobilità Cristiano Spiller ha preso parte ad un sopralluogo con Flavia Maria Benato, restauratrice direttore dei lavori del cantiere per conto del servizio Manutenzioni, prevenzione e sicurezza del Comune. Erano presenti anche alcuni rappresentanti di Round Table 34 Vicenza onlus.

L’intervento, affidato alle imprese Athena Restauri di Thiene e VI Building di Camisano Vicentino, è stato realizzato dalla restauratrice Elena Zironda con la supervisione della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza.

Il progetto del restauro, redatto dalla restauratrice Paola Orsolon, era stato donato al Comune da Round Table 34 Vicenza onlus, un’associazione dedicata ai lavoratori under 40 che svolge attività a carattere filantropico a livello locale e nazionale.

"Dopo tre mesi di lavori vediamo oggi l'arco delle scalette libero dalle impalcature e completamente restaurato - ha detto l'assessore ai lavori pubblici Cristiano Spiller - Durante i lavori, programmati dalla precedente amministrazione, sono stati eliminati gli infestanti e la patina grigia che scuriva la superficie. L'intervento è stato accompagnato dal consolidamento delle statue alla sommità. L'arco è patrimonio di tutti restituito alla città grazie alla sensibilità di Round Table 34 Vicenza onlus che ha fornito il progetto interessante sotto il profilo innovativo e ambientale".

L’intervento, del valore di 60 mila euro, è stato eseguito in modo da conservare i materiali costitutivi del manufatto, realizzato in blocchi di pietra di Vicenza, eliminando, dove possibile, la causa primaria di degrado e mettendo in atto azioni di protezione preventive.

Sono stati rimossi i depositi superficiali, è stato eseguito un consolidamento propedeutico all’intervento di pulitura, staccati e nuovamente fissati i frammenti a rischio caduta, inseriti perni, consolidate le fessurazioni.

Sono state eseguite operazioni di disinfestazione della vegetazione e di rimozione di patine biologiche e specifici interventi di pulitura.

Sono state rimosse le stuccature e le sostanze non idonee ed analizzate le copertine di protezione in piombo.

Infine, sono stati messi in atto interventi di stuccatura e di protezione dei manufatti in pietra.

L'intervento curato dal servizio Manutenzioni, prevenzione e sicurezza del Comune è stato affidato al raggruppamento temporaneo di imprese Athena Restauri di Thiene e VI Building di Camisano Vicentino e coordinato con la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Verona, Rovigo e Vicenza.

Storia
L’arco fu eretto, come riportato nell’epigrafe dedicatoria, nel 1595 su commissione del capitano veneziano Giacomo Bragadin sulla base, secondo quanto ritengono alcuni studiosi, di un disegno di Andrea Palladio elaborato tra il 1574 ed il 1576. Venne realizzato ben 15 anni dopo la morte di Palladio avvenuta nel 1580.

L’opera così come visibile oggi è, in realtà, una ricostruzione della versione giunta fino al 1944, anno in cui, durante i bombardamenti della Seconda guerra mondiale, venne pesantemente danneggiata.

La ricostruzione del 1946 fu fatta secondo innovativi criteri di riconoscibilità, successivamente teorizzati da Cesare Brandi nella “Teoria del Restauro” del 1963. Gli elementi originali furono per quanto possibile recuperati, mentre quelli irrimediabilmente danneggiati furono sostituiti con conci sempre in pietra di Vicenza, ma caratterizzati da lavorazione superficiale differente, ciascuno con incisa la data del 1946.

Dal punto di vista architettonico, il monumento ha la tipica struttura dell’arco di trionfo: un unico fornice racchiuso tra due coppie di semicolonne con capitello corinzio che poggiano su due plinti.

Al di sopra si trova l’attico con epigrafe dedicatoria sormontato da tre statue: alle due estremità i due santi protettori Leonzio e Capoforo ed al centro il leone alato veneziano, opere degli artisti Giambattista e Francesco Albanese.

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