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Derivati del fluoro: «serve tolleranza zero»

Le «Mamme no Pfas» chiedono un incontro urgente ai ministeri dell'Ecologia e della Salute: l'obiettivo è la modifica della norma sulle soglie. A palazzo Ferro Fini invece il trevigiano Zanoni chiede conto alla giunta Zaia della contaminazione riscontrata nei pressi dei cantieri della Superstrada pedemontana veneta, finita da alcuni giorni in una polemica al vetriolo

«Il coordinamento delle Mamme no Pfas» chiede un incontro con i vertici del ministero dell'ecologia: l'obiettivo è quello di far ripartire l'iter con il quale il governo, ma soprattutto le Camere, mettano mano alla norma che regola la presenza dei temibili derivati del fluoro, i Pfas, nelle acque. Lo annuncia lo stesso coordinamento con una nota diramata oggi 3 agosto in mattinata.

«Chiediamo urgentemente un incontro congiunto con i ministeri della Salute e della Transizione ecologica. I limiti nazionali per le sostanze perfluoroalchiliche Pfas - si legge - vanno affrontati insieme. Vogliamo proteggere tutti i bambini italiani, affinché quanto accaduto in Veneto non accada in nessun'altra regione italiana. Chi ci governa ha l'obbligo e il dovere di proteggere i suoi abitanti e garantire la vita alle generazioni future. Siamo ancora lontani dal vedere il cambiamento di visione necessaria che è rappresentata dai soli limiti nazionali allo scarico». Il coordinamento spiega che, dopo la deflagrazione del caso Miteni a Trissino, l'obiettivo finale della legge è quello di avere limiti zero, cioè che la norma imponga che nelle matrici ambientali queste sostanze, usatissime nell'industria. La quale invece è contrarissima a questa ipotesi, tanto che la modifica alla disciplina da anni langue nelle secche di Montecitorio e di palazzo Madama, osteggiata in maniera sempre trasversale.

Si tratta di parole che cadono in un momento particolare. Non c'è solo l'affaire Miteni col suo processo in corso. Da giorni infatti una polemica al vetriolo ha coinvolto anche la costruzione della Superstrada pedemontana veneta. A ridosso di un cantiere di quest'ultima (più nel dettaglio a Castelgomberto nell'Ovest vicentino) l'Arpav ha rinvenuto concentrazioni di Pfba (una sotto-famiglia dei Pfas) anche venti volte superiori, in alcuni casi ancora di più, alle soglie di tollerabilità. In questo senso l'Arpav berica ha messo nel mirino la Sis, ossia il consorzio privato incaricato dalla Regione Veneto mediante concessione di progettare, realizzare e gestire la superstrada che una volta ultimata dovrà connettere la media pianura trevigiana con l'Ovest vicentino per una tratta di 95 kilometri. 

Sullo sfondo rimane poi la questione della riforma del codice penale al vaglio delle Camere, fortissimamente voluta dal premier Mario Draghi nonché dal Guardasigilli Marta Cartabia. «Si tratta di una riforma agognata come l'acqua in un deserto dalla lobby degli inquinatori - spiega una mamma No Pfas che chiede l'anonimato - che di fatto renderà improcedibili i processi per reati ambientali e che nove su dieci ammazzerà anche il maxi processo per l'affaire Miteni. I poteri costituiti hanno deciso che il boccone multimiliardario che arriverà per quanto riguarda gli aiuti post coronavirus è troppo ghiotto perché chi manovra possa tollerare di essere infastidito da qualche inquirente zelante».

Tuttavia in relazione all'affaire Pfas-Spv oggi in tarda mattinata si è aggiunta un'altra novità. A palazzo Ferro Fini il consigliere d'opposizione trevigiano Andrea Zanoni del Pd ha depositato una lunga interrogazione in cui chiede lumi per quanto accaduto alla giunta regionale capitanata dal leghista Luca Zaia. Si chiede di sapere, questo il succo della interrogazione, «se la Giunta regionale intenda sanzionare il consorzio Sis o altri responsabili per l'inquinamento da sostanze perfluoroalchiliche nell'area dei lavori della galleria» Malo-Castelgomberto della Superstrada pedemontana veneta. Zanoni poi chiede alla giunta di sapere Arpav abbia o meno trasmesso la «comunicazione di notizia di reato alla Procura della repubblica di Vicenza e in caso affermativo quando». Il documento porta la firma non solo di Zanoni ma pure quella di altri consiglieri di opposizione. Questi sono la verde Cristina Guarda; Arturo Lorenzo del Gruppo misto; Erika Baldin del M5S, nonché Anna Bigon del Pd.

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