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«Fu nelle istituzioni il lato oscuro dell'affaire Zonin»

Giordano Lain, un attivista del M5S che firmò uno dei primi esposti a carico del board dell'istituto di via Framarin, parla delle coperture in alto loco di cui alcuni ambienti finanziari del Nordest avrebbero goduto anche per ritardare lo scoppio dello scandalo BpVi-VeBa: mentre non mancano nemmeno le bordate ai media. Frattanto il film di Albanese dedicato alla vicenda del risparmio tradito riscuote consensi unanimi

Quello della Banca Popolare di Vicenza è stato un crac provocato da un sistema che connetteva i vertici dell'istituto di via Framarin «con forze politiche anche di alto livello». È questo uno dei passaggi più forti di una nota diffusa oggi 28 novembre da Giordano Lain, già volto di spicco del M5S vicentino. Il quale senza peli sulla lingua spiega che il collasso delle ex popolari venete Veneto banca inclusa ha potuto contare anche sulle coperture fornite d una certa «stampa mainstream»: una critica al vetriolo rivolta anche a settori della magistratura e della Confindustria che si sarebbero dati da fare per «limare» la portata del problema «quando qualcuno osò esporre notizie di reato appunto presso le procure competenti».

IL LUNGOMETRAGGIO: L'ACCOGLIENZA SPECIALE E L'INTERVISTA
In questi giorni Cento domeniche, il film diretto da Antonio Albanese e dedicato ai crac bancari avvenuti in Italia negli ultimi anni, «sta avendo un meritato successo di pubblico nonché di critica». La proiezione del film di alcuni giorni fa al cinema del Patronato Leone XIII a Vicenza, scrive Lain, ha confermato «l'ottima accoglienza da parte del pubblico: sia in sala che nel resto del  Nordest. Gli applausi tributati al regista nonché protagonista del film sono tutti meritati». Albanese peraltro ai microfoni di Vicenzatoday.it ha fornito il suo punto di vista sul lavoro appena uscito nelle sale.

IL RUOLO DELLA STAMPA
Sempre in questi giorni, scrive l'attivista, che fu uno dei promotori delle azioni legali che portarono al disvelamento delle criticità da codice penale che affliggevano la popolare  vicentina, «abbiamo letto sui media di come l'attuale direttore de Il giornale di Vicenza Marino Smiderle abbia a più riprese lodato il film. Il che è giustificato e più che comprensibile. In molti tuttavia oggi non ricordano come per anni Il giornale di Vicenza sia stato una sorta di gendarme dello status quo che ruotava attorno a Gianni Zonin, ex presidente della Banca popolare di Vicenza ossia la BpVi, cui gli eventi narrati nel film sono largamente ispirati».

Lain poi fa una seconda riflessione. «In quanti ricordano che proprio Smiderle, dal suo blog, si scagliò contro quelle associazioni di consumatori, a partire da Adusbef, che ben prima della deflagrazione dell'affaire BpVi, avevano segnalato alla magistratura le anomalie che si registravano in quell'istituto di credito? Chiunque nel tempo - prosegue l'estensore - può cambiare opinione, anche sul proprio conto. Ma il collasso di Veneto Banca e BpVi non si sarebbe manifestato così tardi, se la gran parte dei media non fosse stata accondiscendente nei confronti degli ordini che giungevano dalle stanze che contano. Chiaramente posso parlare con cognizione di causa, visto che sono stato tra i firmatari di uno degli esposti che ha dato il via alle indagini penali sul caso BpVi: i cui anfratti giudiziari sarebbero ancora da indagare peraltro, perché in questa vicenda, gli organi deputati al controllo, a partire dalla magistratura, hanno molto da farsi perdonare».

OMBRE SULLA MAGISTARTURA: IL «MOBBING» SULLA CARRERI
Di seguito lo spettro dell'analisi di allarga. «Sono numerose infatti negli anni le denunce depositate a carico, per esempio del cda della BpVi retto anni addietro da Zonin: denunce arrivate sempre o quasi ad un nulla di fatto. Non solo ma se qualche magistrato voleva indagare, allora arrivavano le stangate. In questo caso - puntualizza Lain - penso alla giudice Cecilia Carreri: che è stata bersaglio di mobbing da parte dei colleghi e persino da parte del Consiglio superiore della magistratura. Pertanto ho il timore che una serie di personalità e autorità vicentine abbiano fatto squadra, consapevolmente o meno sarà la storia a dirlo, proprio con Zonin. Il quale ha potuto attuare così indisturbato i suoi progetti e i suoi deliri di onnipotenza».

BANKITALIA E CONSOB
Secondo l'esponente del M5S le storie in Italia si ripetono: i casi di Monte Paschi, Banca Etruria, BpVi, Veneto banca e molte altre, «vorranno pur dire qualcosa». Infatti i  «furbacchioni con i colletti bianchi si occupano di spremere a morte risparmiatori inconsapevoli che per natura si fidano della istituzione del risparmio come è ovvio che sia, fino a quando anche Banca d'Italia e Consob si girano dall'altra parte per far razzolare i superbanchieri di turno.

Tutto ciò secondo l'estensore della nota «non è un teorema complottista». Si tratterebbe invece di una «inaccettabile routine che si perpetua nel consolidato marciume che ammanta spesso le persone che hanno accesso al denaro altrui: in primis di chi risparmia». Si tratta in questo senso «di reati per i quali le punizioni in Italia giungono sì e no col contagocce» conclude Lain.

GLI SCOOP DI REPORT
Ma che cosa intende quest'ultimo quando parla di ambienti che contano? Tra il 2018 e il 2019 alcuni media diedero conto del cosiddetto affaire Montante - Banca nuova. Si tratta di un sistema di relazioni tossiche che coinvolgevano economia, politica, servizi segreti, magistratura ed istituzioni. Un arcipelago oscuro in cui dominava la figura di Banca nuova, la filiazione siciliana della Banca popolare di Vicenza: per non parlare del ruolo ancora in parte da chiarire di Antonello Montante, già numero uno di Confindustria siciliana e numero due di Confindustria nazionale (oggi a processo per gravissimi reati di mafia). La popolare trasmissione di approfondimento di Rai tre parlò addirittura di Banca nuova come di una creatura dei Servizi segreti italiani: un porto franco in cui non mancavano anche le interlocuzioni con l'intelligence Usa.

Quando Report svelò, pur senza dirlo esplicitamente, che l'istituto discredito siciliano fosse una entità singolare, a metà strada tra una centrale di intelligence nonché una sorta di sussidiaria di una ur-loggia, ossia una loggia massonica internazionale, furono molti i corridoi della politica che tremarono. Di quel caso però i media veneti, con l'eccezione di Vicenzatoday.it e pochi altri non si occuparono affatto. Ai taccuini di Vicenzatoday.it Lain aggiunge un'altra considerazione. «Fu nelle istituzioni il vero lato oscuro dell'affaire Zonin. Lo stesso vale per quanto riguarda la parabola di Veba ossia Veneto Banca allora capitanata dall'ex amministratore delegato Vincenzo Consoli».

ASCOLTA L'INTERVISTA AD ANTONIO ALBANESE

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