rotate-mobile
Salute

Attenzione anche a Vicenza: come riconoscere il coronavirus

Nella nostra provincia aumenta l'attenzione per il Coronavirus. Qui tutte le informazioni sulla sindrome respiratoria, cosa è, come comportarsi

Si aggrava il bilancio del coronavirus Covid-19, .In Italia dall’inizio dell’epidemia sono in continuo aumento e nei prossmi 10 giorni è atteso il picco, abbiamo avuto i primi morti nella nostra provincia. Bisogna rispettare la distanza di sicurezza, usare i disinfettanti sulle mani e le superfici, e fare attenzione ai sintomi. La situazione al San Bortolo l'ospedale di Vicenza.

Nel Veneto

Tutti gli Ospedali Veneti sono allertati, anche il San Bortolo di Vicenza, il punto di riferimento regionale è il nosocomio di Padova, che ha realizzato per primo nel mondo il test sul Coronavirus, dopo che a Roma lo Spallanzani aveva isolato il virus. Il laboratorio di riferimento regionale di Padova riesce a fornire il risultato del test in sole 3 ore (e si sta lavorando perché tutti gli ospedali Hub della Regione utilizzino lo stesso tipo di test.

IL DECALOGO

Da Ginevra è arrivato un  decalogo in collaborazione con l'Istituto Superiore di Sanità e l’adesione degli ordini professionali medici, delle principali società scientifiche e associazioni professionali, oltre che della Conferenza Stato Regioni:

1️⃣ Lavati spesso le mani
2️⃣ Evita il contatto ravvicinato con persone che soffrono di infezioni respiratorie acute
3️⃣ Non toccarti occhi, naso e bocca con le mani
4️⃣ Copri bocca e naso se starnutisci o tossisci
5️⃣ Pulisci le superfici con disinfettanti a base di cloro o alcol
6️⃣ Non prendere farmaci antivirali né antibiotici, a meno che siano prescritti dal medico
7️⃣ Contatta il numero verde 1500 se hai febbre o tosse e sei tornato dalla Cina da meno di 14 giorni
8️⃣ Usa la mascherina solo se sospetti di essere malato o assisti persone malate
9️⃣ I prodotti MADE IN CHINA e i pacchi ricevuti dalla Cina non sono pericolosi
🔟 Gli animali da compagnia non diffondono il nuovo coronavirus

Dal Ministero della Salute le informazioni utili

 Quali sono i sintomi di una persona con COVID-19?

I sintomi più comuni di sono febbre, stanchezza e tosse secca. Alcuni pazienti possono presentare indolenzimento e dolori muscolari, congestione nasale, naso che cola, mal di gola o diarrea. Questi sintomi sono generalmente lievi e iniziano gradualmente. Nei casi più gravi, l'infezione può causare polmonite, sindrome respiratoria acuta grave, insufficienza renale e persino la morte.

Quanto è pericoloso il nuovo virus?

Alcune persone si infettano ma non sviluppano alcun sintomo. Generalmente i sintomi sono lievi e a inizio lento. La maggior parte delle persone (circa l'80%) guarisce dalla malattia senza bisogno di cure speciali. Circa 1 su 6 persone con COVID-19 si ammala gravemente e presenta difficoltà respiratorie.

Quali sono le persone più a rischio di presentare forme gravi di malattia?

Le persone anziane e quelle con patologie sottostanti, quali ipertensione, problemi cardiaci o diabete e i pazienti immunodepressi (per patologia congenita o acquisita o in trattamento con farmaci immunosoppressori, trapiantati) hanno maggiori probabilità di sviluppare forme gravi di malattia.

 Quali sono le raccomandazioni per le persone più a rischio?

Il DPCM del 4 marzo raccomanda a tutte le persone anziane o affette da una o più patologie croniche o con stati di immunodepressione congenita o acquisita, di evitare di uscire dalla propria abitazione o dimora fuori dai casi di stretta necessità e di evitare comunque luoghi affollati nei quali non sia possibile mantenere la distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro.

 Quanto dura il periodo di incubazione?

Il periodo di incubazione rappresenta il periodo di tempo che intercorre fra il contagio e lo sviluppo dei sintomi clinici. Si stima attualmente che vari fra 2 e 11 giorni, fino ad un massimo di 14 giorni.

 I Coronavirus e il nuovo Coronavirus possono essere trasmessi da persona a persona?

Sì, alcuni Coronavirus possono essere trasmessi da persona a persona, di solito dopo un contatto stretto con un paziente infetto, ad esempio tra familiari o in ambiente sanitario.

Anche il nuovo Coronavirus responsabile della malattia respiratoria COVID-19 può essere trasmesso da persona a persona tramite un contatto stretto con un caso probabile o confermato.

 Come si trasmette il nuovo Coronavirus da persona a persona?

Il nuovo Coronavirus è un virus respiratorio che si diffonde principalmente attraverso il contatto stretto con una persona malata. La via primaria sono le  goccioline del respiro delle persone infette ad esempio tramite:

  • la saliva, tossendo e starnutendo
  • contatti diretti personali
  • le mani, ad esempio toccando con le mani contaminate (non ancora lavate) bocca, naso o occhi

In casi rari il contagio può avvenire attraverso contaminazione fecale.

Normalmente le malattie respiratorie non si tramettono con gli alimenti, che comunque devono essere manipolati rispettando le buone pratiche igieniche ed evitando il contatto fra alimenti crudi e cotti.

Studi sono in corso per comprendere meglio le modalità di trasmissione del virus.

Quale è la definizione di contatto stretto? 

Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie definisce contatto stretto:

  • una persona che vive nella stessa casa di un caso di COVID-19;
  • una persona che ha avuto un contatto fisico diretto con un caso di COVID-19 (per esempio la stretta di mano);
  • una persona che ha avuto un contatto diretto non protetto con le secrezioni di un caso di COVID-19 (ad esempio toccare a mani nude fazzoletti di carta usati);
  • una persona che ha avuto un contatto diretto (faccia a faccia) con un caso di COVID-19, a distanza minore di 2 metri e di durata maggiore a 15 minuti;
  • una persona che si è trovata in un ambiente chiuso (ad esempio aula, sala riunioni, sala d'attesa dell'ospedale) con un caso di COVID-19 per almeno 15 minuti, a distanza minore di 2 metri;
  • un operatore sanitario od altra persona che fornisce assistenza diretta ad un caso di COVID19 oppure personale di laboratorio addetto alla manipolazione di campioni di un caso di COVID-19 senza l’impiego dei DPI raccomandati o mediante l’utilizzo di DPI non idonei;
  • una persona che abbia viaggiato seduta in aereo nei due posti adiacenti, in qualsiasi direzione, di un caso di COVID-19, i compagni di viaggio o le persone addette all’assistenza e i membri dell’equipaggio addetti alla sezione dell’aereo dove il caso indice era seduto (qualora il caso indice abbia una sintomatologia grave od abbia effettuato spostamenti all’interno dell’aereo, determinando una maggiore esposizione dei passeggeri, considerare come contatti stretti tutti i passeggeri seduti nella stessa sezione dell’aereo o in tutto l’aereo).

Il collegamento epidemiologico può essere avvenuto entro un periodo di 14 giorni prima o dopo la manifestazione della malattia nel caso in esame.

Come gestire un contatto stretto di un caso confermato di COVID-19?

Sulla base delle Ordinanze ministeriali, le Autorità sanitarie territorialmente competenti devono applicare ai contatti stretti di un caso probabile o confermato la misura della quarantena con sorveglianza attiva, per quattordici giorni. 

 L’infezione da nuovo Coronavirus può essere contratta da un caso che non presenta sintomi (asintomatico)?

Secondo i dati attualmente disponibili, le persone sintomatiche sono la causa più frequente di diffusione del virus. L’OMS considera non frequente l’infezione da nuovo Coronavirus prima che sviluppino sintomi.

 Chi è più a rischio di contrarre l’infezione?

Le persone che vivono o che hanno viaggiato in aree a rischio di infezione da nuovo coronavirus oppure persone che rispondono ai criteri di contatto stretto con un caso confermato o probabile di COVID-19.

Le aree a rischio di infezione da nuovo coronavirus sono quelle in cui è presente la trasmissione comunitaria, locale o diffusa, di SARS-CoV-2. Queste vanno differenziate dalle aree nelle quali sono presenti solo casi importati. 

 È vero che si può contrarre attraverso il contatto con le maniglie degli autobus o sulla metropolitana stando vicini a una persona che tossisce? 

Poiché la trasmissione può avvenire attraverso oggetti contaminati, è sempre buona norma, per prevenire infezioni, anche respiratorie, lavarsi frequentemente e accuratamente le mani, dopo aver toccato oggetti e superfici potenzialmente sporchi, prima di portarle al viso, agli occhi e alla bocca.

È da tener presente che siamo nel pieno della stagione influenzale. Pertanto, se dovessero comparire sintomi come febbre, tosse, mal di gola, mal di testa e, in particolare, difficoltà respiratorie, è opportuno rivolgersi al proprio medico curante. È comunque buona norma, per prevenire infezioni, anche respiratorie, il lavaggio frequente e accurato delle mani, dopo aver toccato oggetti e superfici potenzialmente sporchi, prima di portarle al viso, agli occhi e alla bocca.

 Gli operatori sanitari sono a rischio a causa di un nuovo Coronavirus?

Sì, possono esserlo, poiché gli operatori sanitari entrano in contatto con i pazienti più spesso di quanto non faccia la popolazione generale. L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) raccomanda che gli operatori sanitari applichino adeguate misure di prevenzione e controllo delle infezioni in generale e delle infezioni respiratorie, in particolare.

Come si diffonde il nuovo Coronavirus?

Il nuovo coronavirus è un virus respiratorio che si diffonde principalmente attraverso il contatto con le goccioline del respiro delle persone infette, ad esempio quando starnutiscono o tossiscono o si soffiano il naso. È importante perciò che le persone ammalate applichino misure di igiene quali starnutire o tossire in un fazzoletto o con il gomito flesso e gettare i fazzoletti utilizzati in un cestino chiuso immediatamente dopo l'uso e lavare le mani frequentemente con acqua e sapone o usando soluzioni alcoliche.

Quali sono le regole per la disinfezione / lavaggio delle mani?

Il lavaggio e la disinfezione delle mani sono la chiave per prevenire l'infezione. Dovresti lavarti le mani spesso e accuratamente con acqua e sapone per almeno 60 secondi. Se non sono disponibili acqua e sapone, è possibile utilizzare anche un disinfettante per mani a base di alcool (concentrazione di alcool di almeno il 60%).

Quanto tempo sopravvive il nuovo Coronavirus sulle superfici?

Le informazioni preliminari suggeriscono che il virus possa sopravvivere alcune ore, anche se è ancora in fase di studio. L’utilizzo di semplici disinfettanti è in grado di uccidere il virus annullando la sua capacità di infettare le persone, per esempio disinfettanti contenenti alcol (etanolo) al 75% o a base di cloro all’1% (candeggina).

È sicuro ricevere pacchi dalla Cina o da altri paesi dove il virus è stato identificato?

Si, è sicuro. L’OMS ha dichiarato che le persone che ricevono pacchi non sono a rischio di contrarre il nuovo Coronavirus, perché non è in grado di sopravvivere a lungo sulle superfici.

Fonte Ministero della Salute

Il valore altissimo di letalità nel nostro Paese è molto probabilmente legato a parametri relativi a come contiamo i casi. Dobbiamo, comunque, tenerne conto e usarlo come sprone a continuare quanto stiamo facendo. Sia noi sanitari in ospedale, che ognuno di voi nelle case.

Siamo entrati nella quarta settimana dal primo caso di COVID-19 a trasmissione locale identificato nel nostro Paese (il trentottenne di Lodi, per intenderci). Da allora, i casi sono letteralmente esplosi: onestamente anche ben al di là delle più grigie previsioni di chi, come noi, temeva questa eventualità e da mesi vi metteva in guardia da essa. C’è, però, un dato chiaramente fuori scala: quello del numero di morti rispetto al numero di casi diagnosticati. La cosiddetta “letalità”  o “case fatality rate” che, mentre scriviamo, si attesta al 7,2% nel nostro Paese: un valore decisamente fuori scala rispetto a quanto si è osservato nel resto del Mondo. Perché questo?

Italia e Corea del Sud

Questo valore è ancora più impressionante se paragonato, per esempio, a quello della Corea del Sud, una Nazione a noi vicina sia dal punto di vista del numero di abitanti (sono poco più di 50 milioni a fronte dei nostri 60) che, per quel che riguarda questa epidemia, dal fatto che ci ha “anticipato” di circa un paio di settimane in termini di diffusione del contagio. Il valore di letalità in quel Paese si attesta a poco meno dell’1% (0,89%).

È utile riflettere su questa discrepanza e provare a formulare delle ipotesi sul perché si osservi questo. Sono possibili diverse chiavi di lettura, che potremmo definire di tipo virologico, assistenziale e epidemiologico.

Possibile spiegazione virologica

Una prima possibile spiegazione è che il virus che sta circolando da noi sia più “cattivo” di quello che sta circolando in Corea del Sud. Questo tipo di spiegazione, però, non trova conferma negli studi che stiamo conducendo sulle caratteristiche del virus a livello mondiale. Piccoli cambiamenti nel suo patrimonio genetico sono già comparsi ma nessuno tale da giustificare in modo chiare una maggiore “aggressività” del “ceppo italiano”. È sicuramente necessario ampliare il numero di sequenze disponibili ma i dati attuali ci portano a escludere questa prima ipotesi.

Possibile spiegazione assistenziale

L’altra possibile spiegazione è che in Corea del Sud siano in grado di gestire meglio l’emergenza. Anche questa ipotesi deve essere scartata. I nostri colleghi clinici, i rianimatori in primis, sono riconosciuti come all’avanguardia a livello mondiale, soprattutto per quel che riguarda il supporto della funzione respiratoria (l’aspetto più importante nella gestione di questa emergenza). Non abbiamo nulla da invidiare al resto del Mondo. Per farvi un esempio, è capitato molto spesso che colleghi da Seul venissero – anche qui al San Raffaele –  a fare corsi di aggiornamento. Lo sforzo che chi è in primissima linea sta compiendo è immane e a loro va tutto il nostro supporto e la nostra ammirazione. Il livello di saturazione delle Terapie Intensive (più del 75% dei letti in Lombardia sono, per esempio, attualmente occupati da pazienti affetti da COVID-19) è sicuramente un problema da gestire ma nessuno può avere dubbi sui livelli di assistenza che si stanno offrendo. Lo sforzo di tutti, come diciamo da giorni, deve essere quello di evitare il contagio proprio per dare un po’ di ossigeno (è il caso di dirlo) ai nostri rianimatori. Anche questa ipotesi possiamo, quindi, accantonarla.

Possibili spiegazioni epidemiologiche

Restano, quindi, fra le varie possibili, delle spiegazioni epidemiologiche che potranno essere confermate in modo certo quando questa tempesta sarà passata. La prima, più ovvia, è quella legata all’età media nel nostro paese e alla socializzazione degli anziani, e di questo vi parleremo molto presto in un video qui su Medical Facts.

Altre anomalie si rilevano confrontando due fra le regioni più colpite del nostro Paese: la Lombardia e il Veneto. Se confrontiamo la letalità di queste due regioni ci accorgiamo che, a fronte di un 9,1% in Lombardia, in Veneto il valore si attesta al 2,6%Un valore inferiore di tre volte e mezzo.

Abbiamo più volte detto che la letalità è fortemente influenzata da come si diagnosticano i casi. Possiamo dire che, dal punto di vista quantitativo, le due regioni non sono molto lontane: sono le due che hanno fatto il maggior numero di tamponi in Italia e il loro numero non è drammaticamente diverso (32.700 in Lombardia e 25.700 in Veneto). Quello che colpisce è la diversa percentuale di positivi: 30% in Lombardia a fronte del 6% in Veneto. Perché questo? Sicuramente perché l’infezione è molto più diffusa nella prima regione, ma anche per un altro motivo: l’ondata massiccia di infezioni ha portato a effettuare in Lombardia un maggior numero di tamponi sui pazienti più gravi. A conferma di questo è il dato relativo al “destino” dei pazienti nelle due regioni: in Lombardia più del 60% (60,8%) dei pazienti con tampone positivo ha richiesto l’ospedalizzazione; in Veneto “solo” poco più del 32% (32,2%). In altre parole, il numero di casi in Lombardia è probabilmente molto maggiore, e verosimilmente la letalità nelle due regioni è simile: quello che è diverso è il numero di pazienti infettati che viene rilevato. Pochi in Lombardia, di più in Veneto. In altre parole in Lombardia si vede solo la punta (meno fortunata) dell’iceberg

Questo dato non deve tranquillizzarci. Come abbiamo avuto modo più volte di dire in tempi non sospetti, anche una letalità ai “livelli coreani” può causare immensi danni a causa dell’estrema facilità di trasmissione di questo virus. I fatti purtroppo stanno confermando i nostri timori.

Questo dato deve rafforzare, deve rendere granitica la convinzione di ognuno di noi in quanto stiamo facendo per rallentare il contagio. È l’arma più forte che abbiamo a disposizione contro questo virus.

Facciamolo insieme e non diamo retta alle notizie che arrivano da altre regioni del nostro continente. I dati sull’andamento dell’epidemia che provengono dalla Cina e, per l’appunto, dalla Corea del Sud dimostrano che è l’unica via percorribile per limitare i danni in termini di vite umane. Non sono solo numeri: sono l’unica cosa che davvero ci deve stare a cuore in questo momento.

Roberto Burioni e Nicasio Mancini

Come proteggersi dal contagio

Il disinfettante sicuro approvato dall'OMS

La distanza di sicurezza da rispettare

Il cibo che rafforza il sistema immunitario

La situazione negli ospedali vicentini

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Attenzione anche a Vicenza: come riconoscere il coronavirus

VicenzaToday è in caricamento