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Ferrovieri, «in quattromila senza medico di base»

Un «documento bollente» agli atti dell'Ulss 8 scatena alcuni utenti del presidio di via Fincato che temono di dover fronteggiare a lungo una carenza che secondo l'Ulss 8 dovrebbe essere temporanea. Frattanto il fronte dei quartieri rimane caldo: e c'è chi scrive al prefetto per proporre un tavolo allargato contro «il disagio»

Un vademecum di due pagine dattiloscritte con l'obiettivo di dare vita ad un tavolo unico che tra Prefettura, Comune di Vicenza, associazioni, e forze dell'ordine punti al rilancio sociale del Villaggio del Sole: è questo il contenuto della segnalazione depositata ieri 3 maggio da Andrea Mastrotto, candidato di Coalizione civica, proprio negli uffici di palazzo Volpe in contrà Gazzolle. Tuttavia sul fronte dei quartieri in queste ore si registra un aumento della temperatura ai Ferrovieri dove ci sono tre medici di famiglia che all'unisono sono andati in pensione. Mancano sostituti tanto che gli assistiti, «inferociti per questo», sono stati «sbolognati» alla guardia medica di San Bortolo, dall'altra parte della città: sarebbero centinaia e centinaia, si parla di «quattromila», quelli rimasti senza medico di base. La novità trova una conferma indiretta peraltro in un «documento bollente» agli atti dell'Ulss 8.

PALAZZO VOLPE
«Ho voluto inoltrare questa comunicazione al prefetto Salvatore Caccamo - fa sapere Mastrotto ai microfoni di Vicenzatoday.it - perché sono nato ed ho vissuto per molti anni nel quartiere del Villaggio del Sole, dove tuttora vive mia madre, e mi sento molto legato a questa zona della città che ha visto la storia della mia famiglia dalla nascita del quartiere negli anni '60». Mastrotto è un volto storico dell'associazionismo della spalla Ovest di Vicenza: a cavallo degli anni '80 e '90 fu tra coloro che diede vita al nucleo di associazioni «che con l'intento di togliere i ragazzi dalla strada e tenerli lontani dalla droga diede inizio alla stagione dei festival musicali di Vicenza nell'ambito dei quali il Villazza Rock» tra via Cavalieri di Vittorio Veneto e via Thaon di Revel diede vita al cosiddetto periodo della rinascita musicale delle circoscrizioni. «Il mancato ricambio generazionale, ostacolato anche dalla mancata disponibilità e concessione di spazi ricreativi e di espressione, unito all'arrivo di nuovi abitanti, di cui molti stranieri impegnati più alle esigenze lavorative che a quelle ricreative - scrive Mastrotto nella sua nota indirizzata alla Prefettura - ha fatto ricadere nuovamente il quartiere nel torpore legato alla dimensione di dormitorio post lavoro». Questo è il senso della missiva indirizzata a palazzo Volpe, sede della prefettura di Vicenza.

IL PRESIDIO DI VIA FINCATO E LA «SITUAZIONE ESPLOSIVA»
Diversa invece è la partita in corso in zona Ferrovieri. Dove da settimane tiene banco la vicenda del futuro dello stabile di via Fincato 4. Il quale un tempo ospitava la guardia medica di quartiere (che è stata spostata in via Mentana 11 per decisione dell'Ulss 8 berica): ma soprattutto ospitava gli ambulatori dei medici di famiglia della medicina di gruppo. Quel complesso oggi non è più operativo. Il 17 aprile quell'edificio, come ricorda una nota pubblicata sul bollettino municipale, fu oggetto di un sopralluogo congiunto tra i tecnici dell'Amcps (la municipalizzata che gestisce il patrimonio comunale) e quelli della Ulss 8 berica. «Dal 30 aprile i tre medici attualmente presenti in via Fincato cesseranno il servizio nella struttura per motivi legati al loro percorso professionale. Da alcune settimane il Comune si è dunque mosso per dare delle risposte, per la parte di sua competenza, ed evitare la perdita del presidio medico rivolto ai circa quattromila pazienti presenti nel quartiere dei Ferrovieri». Nella stessa nota si legge ancora che «il Comune con il Settore patrimonio conferma la volontà di destinare l'immobile ai servizi sanitari rivolti alla collettività, tramite un accordo con l'Ulss 8, ed è disponibile ad intervenire con i piccoli interventi di manutenzione necessari per migliorare la struttura» che ospita «sette ambulatori, un ufficio, due ripostigli e i servizi igienici, per una superficie complessiva di circa 210 metri quadrati».

IL «GRIDO DI DOLORE» DEGLI ANZIANI
Questo quanto al destino del guscio. Molto «più preoccupante» per i residenti però, che parlano di «situazione esplosiva», è il destino, «dei medici visto che gli ultimi tre rimasti in quel presidio o sono andati in pensione o hanno scelto un percorso lavorativo differente». Questo è «il grido di dolore» che si leva da giorni dagli anziani del quartiere. Nella nota diffusa dal comune infatti si parlava di «percorso professionale». Ma non si parlava chiaramente di pensionamento o di cessazione del servizio. Il che aveva spostato il fulcro della discussione sull'aspetto edilizio della vicenda lasciando più sfumato e senza risposte quello relativo alla interruzione del servizio di medicina generale. Degli ultimi tre medici rimasti nei giorni scorsi infatti, due sarebbero andati in pensione: un altro avrebbe scelto di trasformare la sua professione in quella «di medico gettonista perché più remunerativa e meno carica di stress».

LA DOCCIA GELATA
E in questo senso, come in parecchi avevano temuto, è arrivata la doccia gelata dell'Ulss. La quale con una lettera che è già agli atti (che Vicenzatoday.it ha potuto compulsare integralmente peraltro) fa sapere senza tanti convenevoli che dalla fine di aprile si è venuta a creare in danno degli utenti «una carenza assistenziale» e che l'Ulss 8 berica si trova «nella impossibilità di individuare un medico cui assegnare un incarico provvisorio nel Comune di Vicenza data la nota carenza di medici di medicina generale». Per questo motivo la stessa Ulss si trova «nella necessità di indirizzare gli assistiti... al presidio territoriale di assistenza primaria», leggasi Guardia medica, «ubicato in via Mentana 11». La nota, scritta in un Italiano molto incerto peraltro, termina così: «Gli assistiti potranno rivolgersi a detto Presidio territoriale di assistenza primaria, il cui mantenimento si rende necessario al fine di garantire l'assistenza in questo momento di grave carenza di medici disponibili ad assumere incarichi di assistenza primaria. Si precisa che la soluzione sopra rappresentata si configura come un intervento temporaneo in attesa di incaricare un medico di assistenza primaria».

APRITI CIELO
«Apriti cielo»: quando note come quella firmata dalla responsabile della direzione amministrativa territoriale dell'Ulss 8, la dottoressa Patrizia Mella nel quartiere si sono materializzate «prima l'ansia, poi il panico e poi la rabbia», specie tra gli anziani. «Non solo non trovano un sostituto per i medici di famiglia che vanno in pensione, ma ci obbligano pure ad andare dall'altra parte della città sperando che la guardia medica ci accolga. Perché Comune e Ulss non ci hanno avvisato per tempo? Perché l'Ulss non si è attrezzata per tempo giacché sapeva che i medici dell'unità di via Fincato sarebbero andati in quiescenza?». Queste sono le domande che, assieme ad una sequela irriferibile tra insulti e bestemmie, gli utenti da giorni si fanno quando arrivano davanti allo stabile sulla cui porta campeggia un avviso che invita gli assistiti a mettersi in viaggio fino al quartiere San Bortolo. «Senza un punto d'appoggio solido noi vecchi come cazzo facciamo, chi ci accompagna in via Mentana» spiegava un malato cronico di diabete che alcuni giorni orsono imprecava in uno dei bar della zona. Ed è solo uno dei tanti esempi di malcontento registrato nei rioni attorno a via Vaccari.

ZOCCA E BONAVINA
Ma quale è il punto di vista della giunta comunale in tal senso? E soprattutto come vede la situazione il vertice dell'azienda sanitaria? Perché da giorni in zona i residenti parlano di «quattromila persone rimaste senza medico di base?». Chi scrive ha interpellato direttamente la direttrice generale dell'Ulss 8 (si tratta di Giuseppina Bonavina) nonché l'assessore berico ai servizi sociali Marco Zocca. Da entrambi però, almeno per il momento, non è giunto alcun commento. La vicenda peraltro si colloca in quadro più generale di sofferenza della sanità pubblica. Sofferenza che era stata rappresentata durante un corteo di protesta al quale il 15 aprile avevano preso parte poco meno o poco più di «diecimila persone».

ASCOLTA L'INTERVISTA AD ANDREA MASTROTTO

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