rotate-mobile
Lunedì, 29 Aprile 2024
Attualità

«Indagare sulle omissioni»: gli strali di Giannini sull'omicidio Pretto

L'inviata di Rai tre, uno dei volti più noti del giornalismo investigativo, durante un convegno organizzato per commemorare il delitto irrisolto di Zovencedo, punta l'indice, tra le altre, contro la gestione dell'indagine penale: mentre gli attivisti della rete animalista mettono nel mirino i bracconieri e una parte del mondo della caccia

«Sono passati sei anni dalla morte di Mauro Pretto: chi lo uccise con una fucilata è ancora libero di uccidere, ancora libero di andare a caccia tra i boschi». Ha usato queste parole ieri 13 maggio il consigliere regionale democratico Andrea Zanoni che ai Chiostri di Santa Corona a Vicenza ha coordinato i lavori di un convegno organizzato da una serie di sigle ecologiste del Nordest per ricordare la figura del zovencedese freddato sull'uscio di casa sua nel maggio del 2017: un delitto rispetto al quale gli inquirenti ancora non sono riusciti a dare una piega investigativa alle indagini «degna di questo nome». E nei confronti delle quali fa capolino altresì l'ombra di un depistaggio. «È giunta l'ora di sapere come siano andate davvero le cose» ha concluso Diego Pretto, fratello di Mauro a margine di un simposio intitolato semplicemente «Verità e giustizia per Mauro Pretto».

IL «PROFILO» DEL KILLER
Eppure il «profilo» del killer le guardie zoofile lo hanno tracciato da tempo. Si tratta di una persona con ogni probabilità del luogo o del circondario che si trovava a caccia di cinghiali di notte. Una persona dotata di regolare licenza di caccia ma che in quel momento agiva da bracconiere perché il colpo esploso, realizzato in casa, «era a palla quadra probabilmente arricchito con altri frammenti». Una pratica assolutamente illegale che avrebbe dovuto o potuto indurre gli inquirenti ad individuare una determinata pista che però nel corso delle indagini non ha portato ad alcun riscontro di rilievo. «Ricordiamoci - fa sapere Renzo Rizzi ispettore delle guardie zoofile dell'Enpa Veneto - che in battute del genere i bracconieri per vari motivi agiscono quanto meno in coppia per vari motivi a partire dal peso della caccia grossa uccisa di frodo che deve essere portata via o macellata in loco nel più breve tempo possibile».

«GRANDE AMAREZZA» NELLA SALA
Tra i partecipanti (molti hanno espresso «grande amarezza») ieri a margine della conferenza c'era molta amarezza perché «se si fosse immediatamente proceduto alla verifica di tutti i cacciatori presenti nel comprensorio di Zovencedo controllando le loro abitazioni magari alla ricerca dei dispositivi per la fabbricazione delle munizioni fai da te e se si fosse proceduto nella immediatezza del delitto con la ricerca delle tracce di esplosivi sulle braccia, in gergo Stub, forse il quadro investigativo sarebbe stato ben più chiaro». Si tratta di una frecciata agli inquirenti che fa il paio con le parole di Zanoni che durante il suo intervento ha detto: «Come si sarebbe proceduto con le indagini se la vittima fosse stato il figlio di un ricchissimo industriale?».

LA VISTA AL PROCURATORE BRUNO
Parole precise che giungono a quattro mesi esatti dalla visita di Zanoni al procuratore capo Lino Giorgio Bruno durante la quale quest'ultimo aveva però assicurato come l'indagine fosse ancora aperta e come le piste investigative fossero ancora battute. «Sono passati sei anni. Sono stati anni duri e lunghi. Tuttavia ancora non si sa chi ha sparato il colpo con cui è stato ammazzato Mauro. E io peraltro non ho più lacrime da versare perché le ho finite tutte. Senza conoscere il nome dell'omicida come si fa ad elaborare un lutto?» Queste sono le parole usate ieri da Diego Pretto (fratello di Mauro) che ieri era per l'appunto tra i relatori.

OMICIDA UNO DEL LUOGO? IL DUBBIO TRA OMBRE E SCENARI
Ad ogni modo ieri a margine dell'evento non pochi attivisti della rete ambientalista hanno comunque abbozzato un profilo psicosociale del killer: identificandolo «come persona del luogo o del circondario, appartenente ad una famiglia autoctona, non indigente, radicata nella storia del comprensorio, in grado di incidere nella determinazione di alcuni equilibri interni alla comunità: una persona dotata di licenza di caccia, probabilmente iscritta ad una associazione venatoria, dedita spesso al bracconaggio, non particolarmente incline al rispetto delle regole e sostenuta da un ecosistema di relazioni in cui gli individui che fanno parte di questa cerchia condividono un approccio del genere col territorio e coi concittadini». Si tratta di un quadro preciso in cui sono inseriti gruppi, «le fameje», che operano col piglio dei piccoli clan della mafia rurale del secolo scorso in cui «autoreferenzialità» e omertà non di rado si fondono in un tratto che viene in qualche modo o riconosciuto o accettato da un pezzo della società locale: anche se va rimarcato, spiegano ancora diversi attivisti, «che ci sono molti cacciatori che rispettano convintamente le regole».

UN MOVENTE PLAUSIBILE? LA PISTA DELLE BATTUTE ILLEGALI
Ma come potrebbe essere identificato il movente? Secondo le guardie zoofile, che hanno riferito agli inquirenti i loro spunti investigativi, almeno in linea di massima non è da escludere uno scenario del genere. Nella tarda sera di quel 12 maggio 2017 (o al massimo nella notte del 13) è possibile che uno o più cani liberi di Pretto abbiano infastidito una battuta di caccia di frodo di un paio di bracconieri, forse più. Questi (magari in possesso di regolare licenza da esibire durante un eventuale controllo), che in passato lo avevano più volte avvisato, si sarebbero presentati davanti casa sua per impaurirlo o per impartirli una lezione. Ma trovatisi di fronte ad un Pretto determinato a difendere il suo domicilio avrebbero fatto fuoco sull'uomo. «La cosa che più ci ha rattristato - fa sapere Zanoni è la pressoché scarsa o totale mancanza di condanna nei confronti dell'episodio da certi settori della società o della politica - attacca Zanoni - che invece si fanno sentire e come quando un animale selvatico o presunto tale preda qualche animale allevato».

«CIRCOLO VIZIOSO CHE SI AUTOALIMENTA»
Ad ogni buon conto quale è contesto in cui operano i bracconieri? Per gli attivisti gran parte della presenza dei cinghiali è dovuta alla introduzione di questi ultimi proprio da parte dei cacciatori che hanno permesso che si moltiplicassero «nei nostri boschi e nelle nostre campagne per poi avere la scusa di abbatterli a suon di pallettoni». Sia per soddisfare la caccia e tutto il suo retrostante economico sul piano ludico-venatorio: sia per soddisfare le richieste del mercato in termini di cacciagione che finisce sui tavoli delle trattorie e nei banchi delle macellerie. Viene descritta così una sorta «di circolo vizioso che si autoalimenta» del quale ieri ha parlato anche Sabrina Giannini: già inviata di punta di Report nonché autrice sempre sulla Rai di «Indovina chi viene a cena», la giornalista, da tempo impegnata sui temi ambientali, ieri nel suo intervento proiettato in differita ha menato fendenti a destra e a manca non risparmiando alcune stilettate pure nei confronti delle toghe. «Come la legge impone ai massoni che diventano magistrati di andare in sonno così non mi piace che i magistrati possano avere la licenza di caccia» ha spiegato il volto noto di Rai tre.

LA BORDATA DELLA REPORTER
La quale ha anche aggiunto che se fossero in vigore leggi più severe «sul bracconaggio e sulla caccia Pretto oggi, forse, sarebbe vivo». Poi l'inviata parlando nello specifico della vicenda giudiziaria berica ha sparato ad alzo zero: «Le responsabilità di qualcuno ci sono. E io comincerei ad indagare sui responsabili delle omissioni e dei mancati controlli» e magari su indagini «fatte male?» (Il tema nello specifico è affrontato in una altro servizio di Vicenzatoday.it pubblicato oggi). In videoconferenza è intervenuto anche l'avvocato Giuseppe Marazzita, penalista e docente di diritto costituzionale all'università di Teramo, il quale ha fornito un'ampia panoramica degli spunti investigativi che in qualche modo potrebbero essere ripresi per provare a dare un nome al killer di Pretto.

ASCOLTA L'INTERVISTA A RIZZI E ZANONI
ASCOLTA LA SINTESI DEGLI INTERVENTI DI GIANNINI E MARAZZITA

In Evidenza

Potrebbe interessarti

«Indagare sulle omissioni»: gli strali di Giannini sull'omicidio Pretto

VicenzaToday è in caricamento