Alluvione, Confcommercio: "Nessun rimborso per chi ha dovuto chiudere"

Oltre al danno la beffa. Idestinatari di un acconto del contributo per il danno subito dall'alluvione del novembre 2010 ora si vedono chiedere indietro le somme dai Comuni per aver chiuso l'attività o per essersi disfatti del mezzo. Lo denuncia la Confcommercio di Vicenza, subissata da segnalazioni e proteste. L'associazione porta l'esempio di tre negozianti che dopo l'alluvione hanno dovuto chiudere l'attività per aver perso merce e per i danni ingenti. Ora i Comuni, sostiene la confederazione, hanno chiesto loro indietro migliaia di euro ricevuti perché la norma - avrebbero spiegato - prevede un contributo per riaprire, e non un risarcimento danni.

Per Confcommercio le cifre degli acconti sono comunque ben lontane dal valore complessivo di quanto è andato irrimediabilmente perduto, e tuttavia consistenti per chi le deve rifondere. Un altro caso riguarda gli autoveicoli: anche qui si devono restituire gli acconti ricevuti a rimborso del danno subito qualora si abbia venduto e non rottamato il mezzo da acqua e fango. Tra i destinatari della richiesta di restituzione dei contributi percepiti ci sono i proprietari di seconde case alluvionate perché il risarcimento è previsto solo se l'edificio danneggiato è anche abitazione principale. "Stiamo assistendo a situazioni assurde - spiega il presidente Confcommercio Vicenza, Sergio Rebecca -. Capiamo che la colpa non è dei Comuni poiché non possono che applicare quanto stabilito con l'ordinanza del Presidente del Consiglio che regolamenta la gestione dei rimborsi agli alluvionati. Ma è inconcepibile che lo Stato, la Regione, il Comune o chi ne ha la responsabilità, non si fidi dei propri cittadini, magari gli stessi che hanno seguito alla lettera le procedure per ottenere i contributi, eseguendo le perizie richieste".