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Domenica, 28 Aprile 2024
Attualità Caltrano

La sanità in Italia? «È già stata privatizzata»

In un convegno organizzato dalla Cgil-Spi e da «Le città visibili» in un piccolo centro dell'Alto vicentino, il noto infettivologo Andrea Crisanti spara a palle incatenate. Parla di «novanta miliardi» già usciti dal perimetro pubblico. Incita i veneti a «ribellarsi» contro la gestione del sistema delle cure nell'ambito del sistema regionale, bastona il governo Meloni per le inerzie sul caso Pfas, ma sconocchia pure il Pd: invitandolo a «disconoscere moltissime delle scelte» operate in passato

«Il nostro Paese ha un problema di contaminazione territoriale da Pfas unico al mondo per dimensione e impatto ambientale, che non solo comporta la violazione di norme nazionali, europee e internazionali, ma inficia il diritto costituzionale alla tutela dell'ambiente e pone un rischio inaccettabile alla salute umana. Non serve che ricordi il caso specifico dello stabilimento Miteni di Trissino che per cinquant'anni ha prodotto impermeabilizzanti contenenti Pfas, i temutissimi derivati del fluoro, senza alcuna precauzione ambientale per queste ragioni pochi giorni fa ho depositato a palazzo Madama, assieme ad altri colleghi, una interrogazione urgente al ministro dell'ambiente Gilberto Pichetto Fratin affinché l'azione dell'esecutivo sia più incisiva rispetto alla situazione attualmente patita dai nostri territori». È stato questo uno dei passaggi fondamentali dell'intervento del senatore democratico Andrea Crisanti che ieri 29 giugno è intervenuto ad un forum dedicato alla stato della salute pubblica: un forum organizzato dai pensionati dello Spi-Cgil «nell'auditorium-palestra» di via Divisione Julia a Caltrano nell'Alto vicentino.

«FOLTA PLATEA»
Erano «una folta platea di più di cento persone» coloro, non mancavano nemmeno alcuni amministratori locali,   che ieri hanno assiepato le gradinate della struttura per un evento particolare: durante il quale il moderatore Gino Ferraresso, noto dirigente della Cgil regionale, oggi figura di spicco «del Dipartimento welfare» veneto dello Spi (la federazione che tutela i lavoratori in pensione), ha costantemente incalzato il professore Crisanti.

LA DIATRIBA AI TEMPI DEL COVID-19
Già direttore della infettivologia della clinica universitaria dell'ospedale di Padova, poi eletto da indipendente nella fila del Pd come senatore durante le ultime politiche del 2022, Crisanti ha ricordato la sua attività sul campo in riferimento all'emergenza Covid-19: bacchettando ancora una volta la Regione Veneto per le scelte operate in materia di tamponi impiegati per la ricerca del Coronavirus. Il fatto che a palazzo Balbi si sia puntato sui tamponi rapidi, meno affidabili di quelli molecolari, ha spiegato Crisanti, che ha così ribadito critiche già mosse in passato, «fu un azzardo imperdonabile».

TEMI SCOTTANTI
Ad ogni modo Ferraresso, che senza sosta ha snocciolato dati, grafici e schemi interpretativi che non descrivono «una situazione esaltante», ha chiesto più volte al noto infettivologo quali siano «i punti davvero caldi» tra i «numerosissimi problemi» che attanagliano la sanità pubblica, «nel Belpaese come nel Veneto». Si tratta di una domanda non di poco conto anche in ragione del fatto che da tempo, proprio per questioni di malasanità Alto vicentino, Vicentino e più in generale il Veneto sono attraversati da ciclici sommovimenti di protesta.

NIENTE «ALIBI»: LA QUESTIONE È COMPLESSA
In questo senso la risposta di Crisanti è stata articolata. In primis, spiega l'inquilino di palazzo Madama, ci sono carenze sul piano della spesa pubblica, che almeno per un quarto di secolo è andata «sciaguratamente» decrescendo su input di governi e maggioranze parlamentari di ogni colore politico. «Il che però non deve essere un alibi col quale si occultano altre magagne» spiega il senatore che punta l'indice pure su altri fattori.

IL NODO DEI MEDICI DI FAMIGLIA
Per esempio «va rivisto celermente e progressivamente» il comparto dei medici di famiglia superando la figura del medico libero professionista convenzionato con le regioni, mentre invece bisogna creare delle case di comunità in cui il medico di famiglia, ovvero di medicina generale, si aggreghi con altri colleghi con specializzazioni diverse in modo che la risposta del sistema sanitario non ospedaliero sia più efficace ed efficiente, anche perché strutture del genere avranno modo di essere dotate di personale di supporto come amministrativi ed infermieri che possano essere così gestiti con economie di scala». Il motivo? «Non si può pensare che ad ogni medico di medicina generale la Regione o lo Stato in futuro paghi una segretaria». Ed è in questo senso che stanno andando «alcune proposte di legge» alle quali lo stesso Crisanti sta lavorando da tempo.

IL TABÙ
Sempre stimolato da Ferraresso e pure dal pubblico presente Crisanti ieri ha affrontato uno dei tabù specifici della spesa sanitaria. Che ha a che fare anche col tema delle strutture convenzionate col pubblico. «Anzitutto il pubblico deve eliminare sprechi ed inefficienze. Di contro non è pensabile che al privato convenzionato vadano solo le attività profittevoli mentre quest'ultimo non si carica mai di attività dispendiose e difficili da gestire come pronto soccorso e terapia intensiva».

IN BALLO 120 MILIARDI: «I SOLITI NOTI SEMPRE CON L'ACQUOLINA ALLA BOCCA»
Poi un'altra frustata, che è uno dei cavalli di battaglia di Crisanti: «Se in Italia la spesa sanitaria pubblica vale 120 miliardi, una una cinquantina di questi finisce ai privati, in primis al privato convenzionato. Poi aggiungiamo una quarantina di miliardi che gli italiani spendono direttamente di tasca propria per accedere a servizi, prestazioni, farmaci o quant'altro, che hanno sempre una destinazione privata. Così al netto la spesa reale per la sanità pubblica ammonta a settanta miliardi mentre quella privata ne vale novanta: per questo la sanità pubblica in Italia è stata privatizzata per più della metà». Parole precise che hanno più volte scatenato battute amare sugli spalti: «Per quei quattrini i soliti noti hanno sempre l'acquolina alla bocca».

AUTONOMIA CLASSISTA? «VA GETTATA NELL'INDIFFERENZIATO»
De facto denuncia il senatore «la sanità è già stata privatizzata». E poi se a questo si aggiunge «l'esito che su queste percentuali potrebbe avere la riforma costituzionale sulla autonomia differenziata che è al vaglio del parlamento si capisce come nel breve rischiamo di aggravare ancor più le differenze tra aree disagiate del Paese e aree che versano in migliori condizioni. Ma soprattutto rischiamo di aggravare irreparabilmente» le differenze «tra chi ha un reddito basso e chi ce l'ha più alto». Infatti in modo «drammatico» le statistiche hanno già misurato «come chi è più ricco abbia una aspettativa di vita più alta». Si tratta, rincara la dose il professore di una «ingiustizia sociale inaccettabile». Tanto che fra il pubblico a più riprese circolava la battuta secondo cui l'autonomia differenziata «va  gettata nell'indifferenziato perché classista». Sul tema peraltro è più volte intervenuto Ferraresso il quale ha spiegato come la Cgil a livello nazionale stia combattendo «una dura battaglia contro questa riforma» cara ad ampi settori, anche trasversali della classe dirigente del Nord del Paese.

STRIGLIATA AI DEMOCRATICI
Rispetto a questo quadro se «il Pd intende risalire la china, deve disconoscere con forza moltissime delle scelte operate nel passato». E ancora, secondo il senatore di natali romani, ma che vive da anni a Padova, «deve cambiare la governance» giacché in Italia «la politica regionale deve fornire gli indirizzi e fare i controlli: ma deve togliere le mani dalla gestione della sanità perché oggigiorno nei palazzi regionali non solo si decidono le nomine apicali ma ci si intromette addirittura nella gestione di medio o basso cabotaggio. Il che è intollerabile, ingiusto e per di più crea inefficienze e storture di ogni tipo».

SILURI VERSO PALAZZO CHIGI E PALAZZO BALBI
Ad ogni modo Crisanti sul finire della serata, organizzata assieme alla associazione culturale caltranese «Le città visibili», è tornato più volte sul caso Pfas. Ed ha indirizzato un siluro al governo capitanato da Giorgia Meloni di Fdi, accusandolo di non partecipare al tavolo al quale in sede europea paesi come Germania, Olanda, Svezia e Francia, stanno dando vita per «bandire in larghissima parte proprio i Pfas dalla produzione o dall'utilizzo, in primis in ambito industriale». Il fatto che l'Italia, «che è la nazione più colpita in Europa, se non al mondo, dal più colossale caso di contaminazione da derivati del fluoro, diserti quel tavolo, deve indurre l'opinione pubblica a ribellarsi. Così come deve ribellarsi l'opinione pubblica veneta per come viene gestita la sanità nella nostra regione».

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