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Domenica, 28 Aprile 2024
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Acquedotti e Pfas, Viacqua replica a Guarda

Il presidente della spa pubblica spiega che i lavori al depuratore di Casale non hanno a che fare con le opere per superare la contaminazione da derivati del fluoro addebitata alla Miteni che ha toccato Veronese, Vicentino e Padovano

Per quanto riguarda la vicenda del depuratore vicentino di Casale e del nesso identificato per la vicenda di quest'ultimo con il piano acquedottistico per superare l'emergenza Pfas nel comprensorio tra Veronese, Vicentino e Padovano conosciuto come «Zona rossa» le cose stanno diversamente rispetto a quanto sostenuto di recente dal consigliere regionale di Ev Cristina Guarda: alla cui presa di posizione peraltro aveva dato conto un servizio di Vicenzatoday.it pubblicato non più tardi del 30 agosto. A spiegare le sue ragioni in una lunga nota diffusa ieri primo settembre è Giuseppe Castamn presidente di Viacqua, la società pubblica menzionata appunto «nel cahier de doléance» della esponente del partito ecologista.

«Comprendo appieno - scrive Castaman - lo stato d'animo della consigliera Guarda e delle comunità che da anni vivono nelle zone colpite dalla contaminazione da Pfas». In questo senso Castamàn fa riferimento alla maxi contaminazione da derivati del fluoro, i Pfas appunto, che viene attribuita alla Miteni di Trissino, oggi fallita. Una contaminazione che ha colpito in primis le acque di falda e non solo di moltissimi comuni del Veneto centrale tra Veronese, Vicentino e Padovano.

LA DISAMINA
E la disamina del presidente della spa pubblica va oltre. «Mi preme ricordare, come già fatto anche in altre occasioni, che la condotta acquedottistica a cui fa riferimento la consigliera» identifichi un tratto del Mosav ossia il «Modello strutturale degli acquedotti del Veneto, che non è in alcun modo parte del piano emergenziale per l'emergenza Pfas». Gli interventi previsti per il piano per il superamento della emergenza Pfas, aggiunge il leghista Castaman, «stanno proseguendo secondo il cronoprogramma definito» e una volta conclusi «garantiranno» acqua priva di derivati del fluoro «a tutti i veneti colpiti dall'emergenza, «indipendentemente dall'ampliamento del depuratore di Casale». Il tratto vicentino del Mosav invece, spiega il presidente «ha invece lo scopo di assicurare ridondanza e flessibilità all'intero modello strutturale degli acquedotti del Veneto».  

IL PROGETTO
Il presidente della società con sede a Vicenza che però serve un bacino assai più esteso del capoluogo berico poi aggiunge un'altra considerazione. «Il maxi progetto iniziale per l'ampliamento del depuratore di Casale a Vicenza, che includeva anche le opere del Mosav e del collettore meridionale, è risultato di difficile sostenibilità dal punto di vista finanziario da parte di Viacqua. L'aumento vertiginoso dei costi delle materie prime - si legge nella nota -  ha rafforzato questa convinzione e per questo l'attuale consiglio di amministrazione si era visto costretto a rivedere l'intero impianto progettuale. Per intenderci: si sarebbe rischiato di bloccare la capacità finanziaria della società per diversi anni, mettendo a rischio la realizzazione anche di diverse altre opere strategiche sull'intero territorio dei 68 comuni serviti da Viacqua». Con l'aumento dei prezzi, poi, argomenta Castaman, si sarebbe dovuto fronteggiare il rischio di non riuscire a garantire i lavori da parte delle ditte incaricate, le quali, in una circostanza del genere, avrebbero avuto a che fare con appalti definiti sulla base di un quadro economico difficilmente sostenibile allo stato attuale. Detto in altri termini il presidente sostiene che poiché in qualche modo gli appalti sarebbero figli di un un periodo antecedente rispetto a quello caratterizzato dai rincari dovuti alla guerra in Ucraina e alla speculazione internazionale le imprese incaricate avrebbero potuto rischiare di non avere la capacità di far fronte agli impegni convenuti.  

«VELOCIZZARE LE PROCEDURE»
La rimodulazione dell'intervento pensata nei mesi scorsi da parte dei vertici di Viacqua, rimarca il presidente, permetterebbe di contro «di velocizzare le procedure, spezzando il maxi progetto iniziale» in due blocchi di intervento «per dare finalmente le risposte che i nostri territori aspettano da tempo». Alla grossa, spiega il presidente, l'appalto è stato frazionato in due parti.  

La prima riguarda la dismissione dell'impianto di depurazione di Sant'Agostino a Vicenza, nel quale rientrano anche le opere per la realizzazione del nuovo collettore fognario Sant'Agostino-Casale, noto come collettore sud o collettore meridionale nonché quelle per il tratto vicentino del Mosav. La prima tranche, puntualizza il presidente ha un valore di 50 milioni di euro. La seconda frazione invece è inerente il potenziamento e l'ampliamento del depuratore di Casale. Si tratta di un'opera attesa da anni che nel complesso vale 104 milioni di euro, puntualizza il manager pubblico.

«Viacqua - spiega quest'ultimo - non sottovaluta gli effetti sulla salute dei cittadini e per questo è impegnata ad assicurare ogni giorno controlli costanti sulla qualità dell'acqua distribuita e di quella trattata, nel rispetto dei più stringenti parametri di legge. Siamo altrettanto consapevoli del costo rappresentato dai sistemi di filtrazione, ma fu proprio grazie all'intervento tempestivo dei gestori idrici, oggi parte civile nel processo Pfas al fianco delle comunità colpite, che si capì l'efficacia dei filtri a carboni attivi in questo contesto e si potè dare una prima risposta».

OPERE STRUTTURALI
E c'è dell'altro. I lavori relativi alle opere strutturali per far fronte all'emergenza Pfas, si legge ancora, sono andati avanti anche durante gli scorsi anni. E stanno progredendo «come nel caso del potenziamento della condotta di adduzione che scende in piena zona rossa dalla valle dell'Agno o della interconnessione all'acquedotto di Vicenza verso l'area di Sossano, prima servita da pozzi contaminati». In questo quadro puntualizza il presidente «Viacqua sta predisponendo l'installazione di filtri a carboni attivi anche presso altri pozzi tra Costabissara, Cornedo, Valdagno per prevenire l'eventuale comparsa di contaminanti e inquinanti e assicurare sempre la qualità dell'acqua distribuita a 545.000 vicentini».

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