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Omicidio Pretto, la procura getta la spugna

Dopo oltre sei anni di indagini gli inquirenti berici non sono riusciti a dare un nome ed un volto a chi ha ucciso il boscaiolo ambientalista di Zovencedo nel Basso vicentino. C'è «rammarico» da parte del consigliere regionale veneto Zanoni che da tempo supporta il fratello della vittima «nella ricerca della verità»: mentre sul versante giudiziario «non è stato possibile individuare alcun sospetto»

«In queste ore siamo venuti a conoscenza del fatto che a metà mese la Procura della Repubblica di Vicenza ha predisposto la richiesta di archiviazione per il fascicolo relativo all'omicidio del boscaiolo ambientalista Mauro Pretto, avvenuta a Zovencedo nella notte tra il 12 ed il 13 maggio 2017. Esprimo il mio rammarico e quello di quanti da anni stanno battagliando civilmente per arrivare alla verità». Comincia così una breve nota diramata ieri 25 luglio da Andrea Zanoni, consigliere regionale del gruppo Pd, che da mesi sta conducendo una campagna tesa a chiarire lo scenario in cui si è consumato il delitto. Una campagna che aveva raggiunto il culmine in un convegno organizzato sul tema il 13 maggio a Vicenza.

LA DECISIONE DEL PUBBLICO MINISTERO
«La decisione del pubblico ministero Maria Elena Pinna sembra avviata verso un binario preciso, evidentemente perché non è stato possibile individuare alcun sospetto. Il nostro gruppo da molto tempo, col supporto di moltissimi tra associazioni e semplici simpatizzanti, sostiene la ricerca di verità che vede in prima fila Diego Pretto, fratello della vittima. Per questo - scrive Zanoni - rimarremo vigili e non smetteremo di tenere alta la soglia dell'attenzione su una vicenda che costituisce una macchia nella storia del Veneto».

SCENARIO INCERTO
Ora non è ancora chiaro che cosa farà Diego Pretto. Nella sua veste di fratello della vittima ossia di persona offesa avrà trenta giorni di tempo, dopo la notifica, per decidere se proporre o non proporre appello alla richiesta di archiviazione. Molto dipende da quanto emergerà dalla disamina del fascicolo con la quale l'avvocato di Pretto si sta cimentando in questi giorni. Frattanto da Borgo Berga, sede del palazzo di giustizia berico, emerge un altro puzzle rispetto a quello che in molti hanno definito «un cold case dai contorni inquietanti».

Se si legge il registro del fascicolo di indagine (è il «1917/2017 mod 44») si può notare che lo stesso, come si dice in gergo è iscritto a modello 44: ossia riguarda ipotesi di reato commesse da persone ignote. Il che, quantomeno in astratto, significa che durante tutta la fase di indagine gli inquirenti non sono riusciti a dare un nome ed un cognome ad uno o più sospettati.

L'INCONTRO COL PROCURATORE BRUNO
Si tratta di una circostanza che in qualche modo stride con le indicazioni che il 13 gennaio a Zanoni vennero fornite dal procuratore capo di Vicenza Lino Giorgio Bruno che incontrò il consigliere regionale quando quest'ultimo si recò in visita a palazzo di giustizia per avere qualche ragguaglio sul caso. In quell'occasione il dottor Bruno spiegò a Zanoni, così almeno riferì l'esponente democratico ai microfoni di Vicenzatoday.it, che esistevano elementi per supportare la tesi che il boscaiolo, che viveva una esistenza spesso solitaria, si fosse fatto diversi nemici: alcuni forse nel mondo della caccia. La richiesta di archiviazione proposta dal pubblico ministero Pinna, opposizione o meno da parte del fratello, dovrà passare al vaglio del giudice delle indagini preliminari. Poi la partita giudiziaria potrebbe inabissarsi per sempre: a meno di successive riaperture del caso.

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