rotate-mobile
Lunedì, 29 Aprile 2024
Attualità

Ad Assange tessera dell'Anpi «per meriti speciali»

Durante una serata organizzata dalla sezione vicentina dell'associazione partigiani il fondatore di Wikileaks, da anni recluso senza processo, riceve una menzione al merito. E la giornalista d'inchiesta Maurizi che da anni studia il caso attacca Washington: «Vogliono mettere a tacere Wikileaks per le rivelazioni su omicidi e torture riferibili ai teatri di guerra»

Julian Assange, il fondatore di Wikileaks, detenuto da anni senza processo per aver rivelato documenti top secret sulle torture e i crimini commessi dai militari e dai servizi segreti Usa nelle guerre in Afghanistan e in Iraq, da ieri 2 febbraio, è membro dell'Anpi di Vicenza «per meriti speciali». Ne ha dato notizia la stessa Associazione nazionale partigiani berica durante una affollatissima serata organizzata appunto ieri a Villa Lattes in zona Cattane. Una serata durante la quale la giornalista e scrittrice Stefania Maurizi ha dato conto dei retroscena del caso Assange leggendo alcuni passi dell'ultimo libro che la stessa autrice ha dato alle stampe nel 2021.

IL PREGRESSO
Da anni, spiega la Maurizi, che ha un passato a Repubblica, a l'Espresso e che ora è firma fissa de Il Fatto, Assange (attivista, informatico e giornalista nato in Australia il 3 luglio del 1971) è detenuto in un carcere di massima sicurezza in Gran Bretagna senza processo ed in attesa di estradizione. Su di lui pende l'accusa delle autorità Usa di aver rivelato documentazione top secret in violazione di una legge dei primi anni del secolo scorso «pensata per punire le spie che in tempo di guerra carpivano i segreti nazionali per consegnarli al nemico». Maurizi spiega che la lettura dei fatti fornita dai governi a stelle e strisce sia «non solo fuorviante ma pure falsa» perché un conto è la condotta di una spia un conto invece è denunciare, esibendo le prove, «crimini di guerra, torture, corruzione e malversazioni varie».

L'INTERVISTA E L'UDITORIO AMMUTOLITO
Maurizi durante una sgroppata senza sosta davanti ad oltre cento persone durata dalle 9 a poco prima della mezzanotte, con l'uditorio ammutolito dalla prima all'ultima parola, è entrata nel vivo delle denunce documentate nel tempo da Assange, dai suoi collaboratori e poi approfondite dalla stessa Maurizi. Negli anni l'amministrazione americana, puntualizza la scrittrice pure ai microfoni di Vicenzatoday.it, si è mossa nei confronti di Wikileaks con una colpevole, ingiustificata e smisurata durezza: e per vari motivi.

BERSAGLIO PRIMARIO
Anzitutto c'è la necessità di colpire la piattaforma fondata da Assange e dagli altri attivisti ossia Wikileaks. Una piattaforma informatica che grazie alla secretazione digitale dei contenuti («crittografia» in gergo specialistico) permette alle gole profonde nelle istituzioni, nei governi, nei servizi segreti, negli ambienti militari, nelle amministrazioni pubbliche, nelle imprese, nelle banche, perfino nelle organizzazioni criminali di rivelare ai giornalisti d'inchiesta circostanze che non potrebbero essere rivelate normalmente pena il rischio per la propria incolumità o per la propria carriera.

COLPIRE IL DISSENSO INTERNO
«Tra i servizi segreti o in seno alle gerarchie militari non sono pochi coloro che  contestano un certo utilizzo disinvolti della violenza o della menzogna e in quanto gole profonde o insider sono pronti a far trapelare incartamenti bollenti». Per questo coloro i quali hanno concepito o condiviso questo tipo di approccio «vogliono mettere a tacere Wikileaks - puntualizza la scrittrice - per le rivelazioni su omicidi e torture riferibili ai teatri di guerra».

IL FILO ROSSO CHE UNISCE OBAMA, TRUMP E BIDEN
Solo negli Usa «sono oltre quattro milioni gli americani che hanno accesso a documenti riservati, classificati o segreti ed è a questa platea che indirettamente si rivolgono in primis i governi statunitensi». I quali dai tempi della presidenza di Barak Obama, passando poi per Donald Trump fino a Joe Biden oggi, lanciano un preciso messaggio trasversale: «Se ti azzardi a svelare qualche magagna questa è la fine che ti tocca: questo è il volto dello Stato profondo ovvero del deep state».

LA MATEMATICA, LA CRITTOGRAFIA E LO SPETTRO NERO SULLA DEMOCRAZIA
Maurizi, classe '69, laurea in matematica (studi che le hanno permesso approfondire bene il mondo della crittografia) è uno tra i maggiori punti di riferimento nel giornalismo d'inchiesta in Italia. La scrittrice spiega che il secondo obiettivo di questa controffensiva «del potere segreto americano» è proprio la stampa «nella sua accezione autentica ossia critica, aggressiva, irriverente coi potenti, insomma la vera stampa».

Ancora, stando alle norme Usa, «che nel caso del segreto di Stato non differiscono poi tanto da quelle italiane» qualsiasi giornalista che ha dato conto delle rivelazioni di Wikileaks (per primi lo fecero tra gli altri il quotidiano britannico «Guardian» e il tedesco «der Spiegel») può rischiare «cinquanta, cento anni di carcere»: un vero e proprio «spettro nero sulla democrazia».

QUANDO LA STAMPA NON È CONTROPOTERE MA SCOCCA PORTANTE DEL SISTEMA
Allo stesso modo però l'autrice punta l'indice contro proprio contro la categoria dei giornalisti. Una larga parte di questi è accusata di essere stata, per quieto vivere, accondiscendente, nei confronti delle amministrazioni Usa, addirittura accettando per anni di chiamare, per esempio, «interrogatori potenziati» quelle che erano vere e proprie torture come quelle registrate «nel campo di detenzione di Guantanamo, enclave Usa sul territorio cubano, per non parlare della sorveglianza planetaria di massa che da tempo viene praticata in modo illegale dagli Usa nei confronti degli abitanti di mezzo mondo» come svelò l'ex collaboratore della Nsa (l'agenzia americana che si occupa della intelligence elettronica) Edward Snowden.

Ma c'è di più. Maurizi rincara la dose. Spiega che una parte del mondo del giornalismo (al netto di chi fa correttamente e con coraggio il proprio mestiere), specie nelle alte sfere, è parte integrante «di quel potere segreto o parallelo» che più che nella intelligence o negli apparati militari tout court va ricercato nei gruppi privati o semiprivati che forniscono «beni, servizi e know how» ai vari Paesi.

«IL COMPLESSO MILITARE INDUSTRIALE»: IL MONITO DI EISENHOWER
Si tratta di quel complesso «militare industriale» che tra commesse belliche o di intelligence era già stato visto come un potenziale pericolo per le democrazie dall'ex presidente americano Dwight Eisenhower. Il quale peraltro conosceva bene l'ambiente essendo egli stesso un ex generale dell'esercito. «Questi signori fondano il proprio potere e il proprio benessere sulla garanzia pressoché inviolabile del segreto di Stato» ha denunciato a più riprese l'autrice. Che in più di un passaggio ha ribadito come le campagne di Assange siano state percepite come «un imperdonabile sgarro» a questo kombinat transnazionale.

«GLI ARCANI DEL DOMINIO»
Ed è proprio questo «potere segreto», quello che il politologo Norberto Bobbio definì come «gli arcani del dominio», che giustappunto non avrebbe perdonato ad Assange di aver acceso su quelle stanze oscure «il faro più potente che sia mai stato accesso, quanto meno nella storia dell'ultimo secolo» rimarca la giornalista.

E così rimanendo sul medesimo binario le ha fatto eco Cinzia Bottene, volto di spicco dell'Anpi berica nonché moderatrice dell'incontro. La quale ha ricordato come il libro della Maurizi «sia pieno di spunti straordinari a partire dai retroscena che hanno riguardato la costruzione della seconda base Usa di Vicenza».

GIGI POLETTO
Gigi Poletto invece, presidente dell'Anpi di Vicenza, nel riconoscere ad Assange, ma pure a Maurizi, «uno straordinario contributo in termini di valori democratici e di verità» ha spiegato come la decisione di conferire allo stesso attivista australiano la tessera dell'Anpi di Vicenza, un unicum in Italia, vada ricercata nella mission dell'Associazione nazionale partigiani italiani. «Da sempre - spiega Poletto - siamo impegnati anche a difendere la libertà di espressione». Poletto durante la serata non a caso, a più riprese,  ha citato proprio Bobbio, invitando i presenti ad interrogarsi «sulla natura ultima del potere».

«PICCOLA GRANDE SOLLEVAZIONE»: CITTADINANZA IN AZIONE
Ad ogni modo con l'evento di ieri a Vicenza si stanno ulteriormente moltiplicando le iniziative a sostegno del fondatore di Wikileaks. Alcuni mesi fa nell'auditorium dei padri Saveriani in zona Trento il «Comitato vicentino pro Assange» aveva organizzato due serate che avevano registrato il tutto esaurito.

Lo stesso comitato di recente ha chiesto la cittadinanza onoraria per il fondatore di Wikileaks. In queste ore è toccato all'Anpi sostenuta da una ampia rete di associazioni locali, tra cui la Cgil, a ridare vigore ad una campagna, descritta come «una piccola grande sollevazione democratica», che secondo Maurizi «è più sentita in Europa e nel Sud America che negli Usa». Anche nel resto del Paese per vero le iniziative pro Assange si stanno moltiplicando col passare del tempo.

ASCOLTA L'INTERVISTA A STEFANIA MAURIZI

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Ad Assange tessera dell'Anpi «per meriti speciali»

VicenzaToday è in caricamento