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Maltauro (Icm) e Cestaro (Unicomm) entrano nell’azionariato del club biancorosso: riprende quota la speculazione a Vicenza est

Uno scorcio del quadrante di Vicenza est Il 18 febbraio la società LR Vicenza, proprietaria del club biancorosso, ha reso pubblica la sua nuova compagine azionaria. In attesa che partecipazioni e quote siano trascritte nero su bianco negli atti della Camera di commercio, è indubbio che i nuovi nomi abbiano attirato l’attenzione dei tifosi.

Ma si tratterà di un board che avrà come obiettivo i risultati sportivi, oppure alla motrice del club di via Schio potrebbe agganciarsi un altro vagone nei cui scompartimenti sarebbe custodita l’essenza stessa della nuova compagine, la cui maggioranza per altro da ciò che si legge, dovrebbe rimanere saldamente nelle mani del patron Renzo Rosso?

I nuovi soci

Se si scorrono attentamente i nomi che la società calcistica ha diramato in questi giorni, e quindi dandole per assodate, ci sono due nomi che saltano all’occhio. Il primo è quello di Mario Cestaro. È il presidente della Unicomm, ovvero una delle casate leader della grande distribuzione del Veneto. Il secondo è Sipe, ovvero la società del gruppo Icm-Maltauro specializzata nella realizzazione di prefabbricati. Quanto al primo nome il feeling per la famiglio Cestaro per il binomio sport & business è noto. I Cestaro per anni, entrando nella compagine del Padova, hanno cercato di portare a casa un bel business che si sarebbe dovuto concretizzare nella realizzazione di un maxi shopping centre vicino allo stadio Euganeo, vicino al quale si sarebbe dovuto costruire anche il mega polo ospedaliero della città del Santo. Poi l’affare è sfumato per vari motivi . Per l’ospedale, con una operazione che ancora oggi risulta piena di opacità, Regione e comune hanno deciso per Padova est (anche se la pratica è ancora tutta in salita). E i Cestaro son dovuti tornare nella loro amata Schio con le pive nel Sacco.

Vicenza Futura

Fatte le debite proporzioni a Vicenza dalla fine degli anni ‘90 nella mente di alcuni imprenditori che gravitano attorno alla spa Vicenza futura c’è un progetto simile. Quello di realizzare a Ca’ Balbi un maxi polo sportivo, commercial-ricreativo che avesse come fiore all’occhiello un nuovo stadio. Ma che vedeva come perno economico dell’operazione una grande speculazione edilizia da 280mila metri quadri. Dire che negli anni l’operazione è stata criticata è poco. Da una parte ci sono i detrattori puri che la vedono come un’opera sbagliata.

Sul piano economico, perché se una società vuole rilanciare il calcio basta che risistemi a dovere il Menti. Secondo perché cementificare aree verdi solo per avere un sovrappiù economico da destinare al calcio equivarrebbe a sottrarre un bene alla collettività, il verde, per destinarlo al profitto di una operazione fondiaria privata. L’operazione però negli anni è stata duramente criticata anche dai competitor di Vicenza futura, ovvero da quella galassia che fa riferimento al gruppo Ingui e alla famiglia Amenduni, che fino alla prima metà degli anni Duemila dominavano le sorti di Confindustria per poi passare in minoranza quando la cordata vicina all’ex presidente di BpVi Gianni Zonin, passò coi rivali storici, ovvero la cordata capeggiata dal gruppo Maltauro.

Dire che in consiglio comunale le liti sul progetto Vicenza futura furono furibonde è dire poco. Ad ogni buon conto nell’agosto 2014, l’operazione total restyling del Menti , aveva visto favorevoli proprio i privati di Vicenza futura che inizialmente avevano puntato su Vicenza est. All’epoca sulle prime non fu chiarissimo il dietro-front di Vicenza futura. Poi però quando il suo presidente Paolo Caoduro venne allo scoperto si capì che l’area compresa tra il vecchio Menti e Borgo berga avrebbe potuto avere prospettive speculative non da poco in ragione del nuovo disegno di città che i maggiorenti berici, sotto la guida dell’ex sindaco democratico Achille Variati (assistito sul piano tecnico dall’ingegnere Gianmaria De Stavola, assai vicino all’ex sindaco). Il passaggio della Tav così come l’aveva immaginato il duo De Stavola Variati fallì miseramente, contribuendo alla disfatta del centrosinistra.

Così nel buio dei mesi successivi il progetto Vicenza est è tornato a prendere quota. Come? Attualmente negli atti del comune di Vicenza, commissione territorio e consiglio comunale in primis, non c’è nulla (anche se nei corridoi di palazzo Trissino non si parla d’altro). Ma è certo che gli alfieri di Ca’ Balbi sono tornati alla carica durante l’ultima campagna elettorale, poi vinta dal centrodestra, per sondare la disponibilità dei candidati in lizza a destra e as sinistra a riprendere il piano a Vicenza est. Cosa sia uscito da quegli incontri riservati nessuno lo sa. Perché è possibile per esempio che i fautori dell’operazione si siano limitati a dare contezza dei loro desiderata.

C’è però un fatto inoppugnabile. Se si spulciano () i nomi dei soci di Vicenza futura si potrà constatare che al primo posto c’è il gruppo Unicomm della famiglia Cestaro. E che al secondo figura il gruppo Maltauro. Se poi si spulciano i nomi dei nuovi soci “del Lane” si noterà che fra questi ci sono appunto Mario Cestaro e Sipe-Maltauro.

Saranno le prossime settimane quindi a dire se “il new Lane”, la creatura di Renzo Rosso, sia un club a trazione sportiva o un club a trazione immobiliare e speculativa.

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