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Economia

"Banca Popolare di Vicenza era la cassaforte dei servizi segreti"

Intervista all'inchiestista Marco Milioni, autore di numerosi articoli scottanti sull'ente bancario veneto ma anche su TAV, Pedemontana e Dal Molin

Se non lo ha fatto lo dovrebbe fare. Soprattutto dovrebbero essere approfonditi i legami tra BpVi e la controllata siciliana Banca nuova. Perché in quella direzione che sono stati evidenziati questi legami preoccupanti. Va detto che in passato se ne occupò anche l’Espresso. Per cui non è una novità in termini assoluti. Ciò che colpisce è che questo aspetto, diciamo così, sistemico, dell’istituto berico non abbia trovato troppo terreno fertile presso i grandi quotidiani.

Tu però due anni fa scrivesti sul tuo blog un post che riletto alla luce dei fatti di oggi metteva in collegamento scenari apparentemente slegati tra loro. In quella sede tu rivolgesti alcune domande al vetriolo all’allora amministratore delegato di BpVi Stefano Iorio. Parlasti di servizi segreti, di massoneria, di alte gerarchie della magistratura e degli apparati. Quali riscontro ci fu dopo quell’approfondimento?

Diciamo che mi fu consigliato in vari momenti di essere prudente anche se io ho tirato dritto per la mia strada. D’altro canto però ho potuto notare che né la politica, né le associazioni degli azionisti bidonati si posero pubblicamente il ben che minimo dubbio. Altra cosa fu in privato.

Allora apprendiamo adesso da La Verità che la decisione di far transitare i conti dell’intelligence dalla Bnl, presa dai Francesi, verso la BpVi avvenne al tempo del governo Berlusconi quando a capo dei servizi militari c’era Nicolò Pollari, già noto alle cronache per il caso Abu Omar. Il transito avvenne proprio in quel periodo, ma quali altri dettagli vanno presi in considerazione?

C’è da domandarsi se sia un caso se Zonin sia stato anche vicepresidente di Bnl. Bisogna poi domandarsi come mai il gruppo BpVi-Banca nuova scelse una sede così vicina sia a quella dei servizi che della ambasciata Usa.

Della vicinanza di Zonin all’ex ambasciatore americano Ronald Spogli, l’operato dei quali fu decisivo per l’ok al Dal Molin/Del DIn, tu hai parlato a più riprese no?

ì è vero. Tanto per dirne una il 5 agosto ho scritto un lungo approfondimento incentrato sulla figura del nuovo amministratore delegato dell’azienda dei trasporti di Roma, l’Atac, ovvero Paolo Simioni. In quella disamina di rapporti ad altissimo livello menzionavo la presenza di Spogli nel consiglio di amministrazione di Save, la società che gestisce l’aeroporto di Venezia.

Quel fil rouge è bello lungo. Anche questo ambito dovrebbe essere oggetto dell’interesse dei magistrati che si occupano di BpVi e Banca Nuova?

Cercare di capire lo scenario è sempre importante. Proviamo ad immaginare, solo come ipotesi di scuola, che nei movimenti di quei conti correnti possano esserci le tracce di qualche grave condotta. Viene da sé che alcuni ambienti in seno agli apparati avrebbero un interesse primario a fare in modo che l’inchiesta non scopra tutti gli altarini. Io per esempio sarei curioso di sapere se nel palazzo in cui era ospitata la filiale romana di BpVi si trovassero anche altri locali, magari nella proprietà o nella disponibilità di qualcun altro, magari per incontri molto riservati.

Zonin in tutta questa vicenda di conti correnti che scottano deve aver sentito un gran peso sulle spalle o no?

Non credo il peso della architettura di questo ordito possa aver gravato solo sulle sue spalle. Se poi questo qualcuno sia transitato o meno nel cda di BpVi sarebbe giornalisticamente ghiotto a sapersi.

Stai dicendo che certe decisioni possono essere state prese ad un livello superiore a quello di Zonin?

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