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Cronaca Trissino

Ragazzina stuprata a Trissino: la coca è di casa

Al di là della vicenda penale il caso che ha fatto capolino anche sui media nazionali trae la sua origine in un ambiente in cui “neve” e altre sostanze abbondandano

Mentre l’inchiesta giudiziaria sul caso Fettach va avanti rimangono molti quesiti aperti per quanto riguarda lo scenario in cui si è materializzato il delitto della valle dell’Agno. Un delitto in cui, secondo la ricostruzione degli inquirenti, una minorenne vicentina sarebbe stata più volte oggetto di violenza sessuale da parte di tre persone: due marocchini di Arzignano, entrambi sulla via dei trent’anni ed una trissinese di trentuno. Il tutto con l’aggravante che la ragazzina bersaglio del sopruso dei tre sarebbe stata anche costretta ad assumere stupefacenti.

Le indagini

dovranno chiarire per esempio quale sia la fonte di approvvigionamento della cocaina finita al centro di un droga party i cui effetti si faranno sentire per lunghi anni sulla vittima. Ma che si sono visti anche sugli indagati visto che Nadir El Fettach, Zahir Es Sahud ed Elisa Faggion per i fatti consumati alla fine di ottobre dell’anno passato sono finiti agli arresti domiciliari. Tanto che su tutti i media è emerso un dato univoco. I tre arrestati, almeno apparentemente non provengono da realtà di disagio. Aspetto ribadito sulla stampa locale anche dal parroco di Trissino Lucio Mozzo. Sulle origini dei due marocchini però poco o nulla è trapelato. Nulle sono le informazioni sulle rispettive famiglie di provenienza (qualcosa si è saputo sulla famiglia della indagata che poi è la figlia di Silvia Dalla Benetta, una cantante lirica molto nota nel Veneto che vanta una carriera di tutto rispetto.

Allo stesso modo poco o nulla gli inquirenti hanno voluto precisare sulle modalità di approvvigionamento degli stupefacenti mentre gli stessi inquirenti erano stati più prodighi di informazioni circa la modalità e le ragioni alla base della violenza sulla minorenne.

La serata

a base di hashish e cocaina e i suoi deleteri sviluppi hanno colpito anche il giudice per le indagini preliminari Massimo Gerace che nella sua ordinanza parla di vittima «offerta sessualmente» dopo una «fredda trattativa, alle spalle ma sulla pelle» della giovanissima. I contorni della vicenda un po’ alla volta vanno delineandosi anche se l’inchiesta per approdare ad un eventuale processo dovrà passare diverse fasi.

C’è però un aspetto che i media e i commentatori hanno messo da parte quando nel descrivere lo scenario in cui è maturata la violenza hanno sì parlato di perdita di valori, questa è la tesi sostenuta dal parroco don Mozzo per esempio, ma hanno lasciato sullo sfondo un altro elemento. Quello relativo alla presenza di un fiorentissimo spaccio di droga e la coca è tra questi, in quella sorta di triangolo d’oro che è il comprensorio che lambisce Montecchio, Arzignano e Trissino: sono tre cittadine ricce in cui la “neve” non solo è di casa ma viaggia a vagonate. Più in generale l’Ovest vicentino da anni è sotto l’occhio delle forze dell’ordine e della magistratura proprio da questo punto di vista.

Il triangolo

E in questo contesto non si possono non ricordare alcuni episodi come l’arresto a Cornedo di un latitante di ‘ndrangheta che era ospite di un panettiere di Trissino ma di natali calabresi, come l’interdittiva antimafia patita da una pizzeria di Trissino gestita da calabresi o il maxi-sequestro di stupefacenti operato dai carabinieri in una conceria, sempre dell’Ovest Vicentino, che però non risulta coinvolta nell’inchiesta di specie.

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