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Cronaca

Ucciso in psichiatria dal monossido di carbonio: condannata «l'Ulss 7»

Per la morte di un paziente ricoverato all'Ospedale di Santorso all'azienda sanitaria Pedemontana è stata inflitta una sanzione in ambito civile di 224mila euro in solido con tre dei cinque imputati. Per i quali nel processo ora giunto alla sentenza di primo grado è stata stabilita una pena pari a sedici mesi di reclusione: assolti invece i due nomi di spicco finiti nell'inchiesta (l'ex dg e un medico). Frattanto l'associazione «Cittadinanza e salute» accusa: secondo il pm ci sono gravi indizi per ritenere che il paziente venne contenuto ossia ebbe i polsi legati «al letto»

«Aspettiamo le motivazioni del giudice per poi analizzarle con cura. In particolare confidiamo che il giudice vorrà affrontare anche il tema della contenzione, visto che pure il pubblico ministero nella sua requisitoria ha dichiarato che vi sono indizi gravi, precisi e concordanti per ritenere che il paziente venne contenuto: ossia che gli abbiano legato i polsi al letto». In una nota diramata oggi sono durissime le parole usate da Edoardo Berton, uno dei portavoce della associazione «Cittadinanza e salute», parte civile nel processo per la scomparsa all'età di 67 anni di Eugenio Carpanedo, «ucciso il 24 marzo 2017 a causa delle esalazioni da monossido di carbonio causate dalle fiamme sprigionatesi dal rogo del reparto di psichiatria all'Ospedale di Santorso, dove era ricoverato». Ieri 30 giugno 2023, fa sapere Berton, il giudice Chiara Cuzzi infatti «ha inflitto, oltre alla parte accessoria in ambito civilistico, una condanna ad un anno e quattro mesi di reclusione l'infermiere Luciano Tizian, 56enne, thienese: suo era anche il ruolo di coordinatore del servizio d'interno di prevenzione incendi in seno alla psichiatria».

La stessa condanna è stata inflitta «alla infermiera 56enne Maria Francesca Agnellini di Piovene nonché alla operatrice socio sanitaria Lorena Villanova, una 62enne scledense». Per tutti e tre il pubblico ministero Serena Chimichi «aveva chiesto una condanna per omicidio colposo». Che poi, precisa Berton ai taccuini di Vicenzatoday.it, «è stata confermata da Cuzzi anche per quanto riguarda il numero di mesi di reclusione, sedici in totale per ciascun imputato, stabiliti in relazione alla pena stessa». Sul piano del risarcimento civile invece «i tre sono stati condannati assieme alla Ulss 7 Pedemontana» (in gergo giuridico si chiama condanna civile in solido) a risarcire i familiari della vittima «con un ammontare complessivo di 224mila euro». Peraltro il processo di primo grado ha sancito «la assoluzione per il 67enne Giorgio Roberti di Carbonera nella Marca», all'epoca dei fatti direttore generale della azienda sanitaria «nonché per il medico Edoardo Vanzetto», 70enne di Sandrigo: i due, considerati i nomi di spicco del caso, non hanno commesso il fatto. Questo quantomeno «è quanto ha stabilito il giudice di primo grado» mentre rimane da definire «la partita relativa» alla richiesta di risarcimento in sede civile avanzata dalla onlus berica «Cittadinanza e salute».

Che col portavoce Berton rimarca anche un altro aspetto: «Per noi questa non è solo la morte colposa, gravemente colposa, del signor Carpanedo; questa è una battaglia di civiltà, combattuta anche dentro l'aula di giustizia. Perché la pratica della contenzione non è un atto terapeutico, non è un atto sanitario, la pratica della contenzione è un atto barbarico che deve essere assolutamente bandito dalle pratiche, dalle prassi e dai protocolli degli ospedali, nei reparti psichiatrici». Allo stesso modo gli attivisti dell'associazione fanno sapere che dopo la pubblicazione delle motivazioni della sentenza «molto ci sarà da dire: sia sulla condotta dell'Ulss sia sulla condotta di medici e dirigenti». Da anni la onlus vicentina si batte per i diritti dei malati psichiatrici, spesso in polemica con gli ospedali. Durante il processo tutti gli imputati avevano espresso con forza la propria estraneità agli addebiti. Dell'inchiesta Vicenzatoday.it si era già occupato con un servizio del 2017.
 

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