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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca

Affaire Bramezza: rinviato a giudizio il patron di Rete veneta

Nonostante Riesame e Cassazione avessero annullato i provvedimenti restrittivi nei confronti di Jannacopulos, non rilevando condotte penalmente rilevanti, il giudice dell'udienza preliminare ha stabilito che il dibattimento si terrà ugualmente: durissimo Maurizio Paniz, difensore dell'indagato, che non lesina critiche ai magistrati

L'imprenditore rosatese Giovanni Jannacopulos, azionista di riferimento di Rete veneta, uno dei network televisivi più importanti del Nordest, è stato rinviato a giudizio dal giudice vicentino della udienza preliminare Chiara Cuzzi: il provvedimento è di ieri 29 gennaio. L'accusa è quella di aver ispirato una campagna giornalistica vessatoria fatta di molestie e minacce nei confronti di Carlo Bramezza, il direttore generale dell'Ulss 7 Pedemontana, l'azienda sanitaria del comprensorio di Bassano del Grappa e di Schio. Il caso però assomiglia sempre di più ad un «legal thriller di Michael Connelly». La decisione del giudice berico infatti è giunta nonostante sia il Tribunale del riesame sia la Cassazione, che avevano fatto venire meno alcune misure cautelari nei confronti dell'ingegnere di Rosà, avevano escluso eventuali condotte penalmente rilevanti da parte dell'indagato. «Noi affronteremo serenamente il processo» spiega ai taccuini di Vicenzatoday.it il bellunese Maurizio Paniz, decano dei penalisti veneti, che sin dal primo momento ha assunto la difesa dell'indagato. Nelle settimane a venire infatti potrebbero fare la differenza i riscontri delle indagini supplementari compiute appunto dal pubblico ministero Pipeschi. Tanto che Marco Zanon, legale di parte offesa per contro di Bramezza, sulle colonne de Il Giornale di Vicenza di oggi in pagina 30, ha espresso soddisfazione per il rinvio a giudizio. Di tutt'altro avviso è Paniz che già da oggi ha cominciato a scaldare i motori.    

LA BORDATA
Paniz misura al millimetro ogni parola, ma il commento è impietoso. «Potevamo aspettarci un giudizio diverso da quel Gup, il giudice della udienza preliminare, che lavora a qualche metro di distanza dal Giudice delle indagini preliminari, vale a dire il Gip?». Quest'ultimo è il magistrato, si tratta del dottor Matteo Mantovani, «che aveva emesso i primi provvedimenti restrittivi» nei confronti dell'imprenditore di Rosà. Provvedimenti che per vero erano stati clamorosamente annullati.

Ad ogni modo Paniz si dice «convintissimo della bontà della condotta del suo assistito». E si dice più che fiducioso per il prosieguo del processo proprio in forza delle decisioni precedentemente assunte dal Riesame a Venezia e dalla Cassazione a Roma: che escluderebbero reati di ogni sorta.

LE INDAGINI
Le indagini peraltro avrebbero già escluso che nell'ambito di una presunta campagna mediatica vessatoria nei confronti di Bramezza orchestrata da Jannacopulos grazie alle sue Tv, penalmente parlando, non c'è alcun concorso né da parte dei giornalisti che hanno firmato i servizi né da parte del direttore del network Luigi Bacialli. Tant'è che in passato a parlare di incongruenza delle stesse indagini era stata persino la segretaria veneta del sindacato di base Cub Maria Teresa Turetta. La quale  nell'autunno del 2022 non fece sconti alla procura vicentina, titolare del fascicolo: fascicolo giustappunto a carico del patron del network Rete veneta - Medianordest, con base nella città del ponte.

L'INTEROGATIVO E «LA SITUAIONE IMPAZZITA»
In quel frangente Turetta, parlando di «situazione impazzita», si domandò come mai una serie di servizi giornalistici, benché duri sul piano dello stile, ma corretti sul piano professionale e per di più in nessuna maniera diffamatori, potessero essere divenuti l'architrave per una serie di minacce nei confronti di Bramezza.

Quest'ultimo infatti sarebbe stato preso di mira da Jannacopulos, questo il tenore dell'accusa, perché il patron di Medianordest avrebbe voluto influenzare alcune scelte di politica sanitaria in capo al manager pubblico. Ma se la condotta dei cronisti eventualmente innescati dell'ingegnere rosatese, quandanche mediatamente dura, a quanto si è potuto apprendere, non ha comportato illeciti penali, e se per di più non c'era alcun vantaggio personale o per terzi in quel disegno, i reati di minaccia e stalking ipotizzati dall'ufficio del pubblico ministero dove stanno allora? Questo, alla grossa, era stato il ragionamento della Cub.

IL PUBBLICO MINISTERO
Ad ogni modo l'avvocato bellunese non è tenero né col Gip, né col Gup e né tanto meno col pubblico ministero titolare oggi del fascicolo: cioè il dottor Gianni Pipeschi. Il legale, che ha anche un passato politico di peso tra le fila di Forza Italia, getta poi un'occhiata torva sull'intera vicenda parlando di «sinergia territoriale» in seno agli uffici giudiziari veneti o quanto meno vicentini. E così facendo mette in qualche modo in preventivo la possibilità di dover ricorrere in appello. Di più, «arriveremo sino in Cassazione se necessario» rimarca Paniz, che non ha intenzione di arretrare un centimetro. Parole precise che sembrano preconizzare una battaglia legale ad altissima intensità.

CORRIDOI E IMBARAZZI
Frattanto però tra i corridoi di Borgo Berga, dove hanno sede gli uffici giudiziari di Vicenza, «almeno stando agli ultimi boatos», pare che «l'aria si tagli col coltello». Il procuratore capo Lino Giorgio Bruno, sin dall'inizio, avrebbe vissuto con un certo imbarazzo la vicenda. Anche perché i rapporti tra informazione e giustizia in questi ultimi anni sono al lumicino, soprattutto per l'effetto delle ultime norme (approvate o in via di approvazione) che secondo parte dei giornalisti, limitano la libertà di stampa: il caso assomiglia sempre più a un «legal thriller di Michael Connelly» si mormora a Borgo Berga.

Di più, in relazione all'«affaire Bramezza» ci sono alcuni passaggi, uno in particolare, che debbono ancora essere letti in filigrana. Pur a fronte di tutto ciò l'avvocato Zanon, legale dello studio trevigiano Barel, nonché legale di parte offesa per conto di Bramezza, proprio al GdV si è detto lieto per quanto deciso a Borgo Berga poche ore fa. «Nonostante i precedenti legati ai pronunciamenti del Riesame e della Cassazione, il Gup - rimarca l'avvocato - ha accolto la nostra richiesta di rinviare a giudizio Jannacopulos».

SPETTRI TREVIGIANI
Rete veneta infatti alcuni mesi fa svelò una clamorosa azione giudiziaria a carico di Bramezza da parte del giudice fallimentare di Treviso nell'ambito di una intricatissima operazione immobiliare che portò lo stesso direttore generale a patire un provvedimento di pignoramento e di messa all'asta dei suoi averi.

LO SCENARIO: 11 MILIONI DI EURO IN BALLO
Sullo sfondo di quella vicenda trevigiana, mai del tutto chiarita, ballavano peraltro ben 11 milioni di euro. Se ci sia o meno un nesso diretto tra il caso Treviso e l'inchiesta vicentina all'oggi non è emerso. Ma il dibattimento penale a Vicenza (la prima udienza è prevista il giorno 11 aprile) potrebbe riservare qualche sorpresa in futuro. Almeno queste sono le voci che circolano a palazzo Ferro Fini, sede del Consiglio regionale veneto: i risvolti politici dell'affaire Bramezza infatti non sono un aspetto secondario.

Un aspetto che era stato sviscerato in un approfondimento pubblicato da Vicenzatoday.it nel luglio dello scorso anno. Peraltro da tempo la vicenda, vista la portata del caso, ha fatto capolino pure sui media nazionali.

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