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Domenica, 28 Aprile 2024
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Siccità, arriva il commissario straordinario: Veneto a rischio razionamento

La bozza è allo studio del Governo: obiettivo far fronte all'emergenza idrica che sta colpendo in particolare le regioni settentrionali dell'Italia

Arriva il commissario straordinario per il contrasto e la prevenzione della siccità. Lo prevede espressamente una bozza di decreto allo studio del Governo per far fronte all'emergenza idrica che sta colpendo in particolare le regioni settentrionali dell'Italia.  Sono coinvolti vari ministeri (il ministero delle Infrastrutture e mobilità sostenibili, quello della Transizione ecologica, Politiche agricole, ministero per la Pubblica amministrazione, quello per gli Affari regionali oltre al ministero dell'Economia), quindi il provvedimento - sono coinvolte anche le Regioni - ha i suoi tempi da seguire. Il Consiglio dei ministri non ha ancora esaminato la bozza del decreto siccità perché prima bisogna che tutte le regioni interessate (quelle settentrionali più l'Umbria) dichiarino lo stato d’emergenza. Al momento hanno provveduto a dichiararlo la Lombardia e l’Emilia Romagna, mentre il Veneto, dove la situazione è stata definita "drammatica" da Luca Zaia, è prossimo a farlo. Il Consiglio dei ministri se ne occuperà la prossima settimana. 

Decreto siccità: a cosa serve il commissario straordinario

Lo stato di emergenza serve più che altro a garantire risorse utili a gestire la crisi e a sostenere le aziende agricole. Preoccupazioni vengono espresse dal responsabile del Lavoro Andrea Orlando che sottolinea "un problema di salute e sicurezza: con oltre 40 gradi lavorare nei cantieri o nei campi non è possibile, a maggior ragione se manca l'acqua". Perché lo stato di emergenza tarda ad arrivare? Il motivo è che le norme prevedono che sia frutto di un processo decisionale complesso che giunge al termine di un confronto tra competenze anche molto diverse.

La dichiarazione territoriale dello stato di emergenza conferisce poteri speciali (razionamenti in primis) e anche una dotazione finanziaria (necessaria ad esempio per mandare l’acqua con le autobotti dove c’è necessità) viene effettuata dopo la messa a punto di un piano che integra competenze diverse e che coinvolgono il ministero delle Infrastrutture e della mobilità (competente per gli invasi), quello della Transizione ecologica (che si occupa tra l’altro di depurazione delle acque), quello delle Politiche agricole e le regioni. Si devono valutare scelte come quella sul possibile svuotamento degli invasi. Il procedimento è in capo al dipartimento di protezione civile che studia e riunisce gli elementi tecnici da sottoporre poi al consiglio dei ministri, al quale spetta la decisione finale sullo stato di emergenza. Per orientarsi, la dichiarazione di stato di emergenza va tenuta ben distinta dalla dichiarazione di calamità nazionale che è disciplinata dalla legge 102 del 1994 e che riguarda esclusivamente l’agricoltura e, in presenza di calamità meteo o naturali, prevede un risarcimento in denato a favore degli agricoltori che abbiano subito un danno superiore al 30% del valore della produzione. La dichiarazione di stato di emergenza invece travalica l’agricoltura e investe altri settori produttivi e la popolazione civile.

L'arrivo del commissario straordinario è un punto di svolta importante: questa figura sarà chiamata a individuare insieme con i ministeri "gli obiettivi correlati - si legge nella bozza di decreto - alla necessità di garantire una sufficiente risorsa idrica anche nei periodi di siccità. Inoltre, coordina e sovraintende le attività di programmazione e realizzazione degli interventi necessari alla mitigazione dei danni connessi al fenomeno della siccità e promuove il potenziamento e l'adeguamento delle strutture idriche". Non solo. Il Commissario deve adottare i piani straordinari degli interventi privilegiando quelli di rilevanza interregionale o comunque quelli immediatamente cantierabili ma, soprattutto, "su proposta del ministero delle Infrastrutture, dovrà individuare almeno venti interventi prioritari da realizzarsi entro il 31 dicembre 2024".

Il commissario si occuperà anche di definire i criteri con i quali le Autorità di bacino adottano la pianificazione dell’economia idrica e potrà verificare l’adozione da parte delle regioni delle misure per razionalizzare i consumi ed eliminare gli sprechi della risorsa idrica. Previsto anche un pacchetto di semplificazioni burocratiche. Per risolvere le problematiche legate alla siccità, il Commissario potrà operare con ordinanze "in deroga a ogni disposizione di legge escluse quella penale, le leggi antimafia, il codice dei beni culturali e i vincoli legati all'appartenenza alla Ue". 

Per quel che riguarda la infrastrutture, al commissario "spetta l’assunzione di ogni determinazione ritenuta necessaria per l’avvio o la prosecuzione dei lavori anche sospesi". Insomma, una figura importante e apicale, perché potrà nominare sub commissari e varare una propria struttura commissariale con una squadra di trenta specialisti.

Viene anche autorizzata una contabilità speciale intestata al Commissario straordinario per le spese di funzionamento per la realizzazione degli interventi, con una dotazione finanziaria (da quantificare) per gli anni fino al 2024.

"Nel bacino padano – ha detto mercoledì Mario Draghi – si sta vivendo la crisi idrica più grave degli ultimi 70 anni. Una crisi che ha due cause: da un lato il deficit di pioggia che ha investito almeno gli ultimi tre anni. Una situazione per giunta peggiorata poi dall'aumento delle temperature e più in generale dal cambiamento climatico. Ma le difficoltà di oggi hanno anche delle cause strutturali legate alla cattiva manutenzione dei bacini e della rete che spetterebbe ai concessionari. Registriamo perdite straordinarie attorno al 30% della risorsa mentre in Israele la percentuale è del 3% e in altri paesi europei si aggira tra il 5 e l'8%. Per questo ci vuole un piano d’emergenza".

"Lunedì saremo pronti ad approvare le dichiarazioni d’emergenza delle regioni - ha detto Draghi - oltre agli interventi di emergenza occorrerà predisporre un grande piano per l’acqua. Va detto che molti interventi sono già previsti dal PNRR che per questi obiettivi stanzia circa 4 miliardi. Occorrerà aumentare ancora gli stanziamenti e arrivare a coordinamento massiccio dei tanti enti preposti all'amministrazione dell'acqua in Italia".

Nel frattempo c'è una situazione di deficit costante per i fiumi veneti con l'unica eccezione del Piave; sono al minimo le altezze idrometriche di Adige, Livenza e Brenta dove le risorgive sono ormai esaurite

Fonte: Today.it

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