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Martedì, 30 Aprile 2024
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Il dubbio sul camionista che uccise Rebellin: si accorse di averlo investito?

Nella ricostruzione fatta da Le Iene, l'interrogativo rimane aperto: l'accusato sostiene di non essersi reso conto di nulla dell'incidente. Ma per il fratello della vittima, l'uomo è fuggito sperando di farla franca

Sono passati cinque mesi dalla morte di Davide Rebellin, il campione di ciclismo nato a San Bonifacio e deceduto a 51 anni a Montebello Vicentino. L'autopsia ha confermato che la morte è avvenuta per un forte schiacciamento. E le telecamere di videosorveglianza hanno accertato cosa provocò quello schiacciamento: il mezzo pesante di una ditta di trasporti tedesca guidata dal fratello del titolare. Il camionista è un uomo di 62 anni, di nazionalità tedesca e con alle spalle una condanna per omissione di soccorso in Italia. Non ci sono dubbi che sia stato lui a investire e a uccidere Davide Rebellin, mentre il 51enne pedalava su una rotonda della Strada Regionale 11. E per questo il camionista tedesco è stato denunciato a piede libero per i reati di omicidio stradale e fuga.

Sembra tutto chiaro, eppure sono passati cinque mesi e tutto è ancora fermo. «Il mandato di arresto europeo sul camionista non è stato eseguito a causa di cavillo giuridico e per questo all'uomo non è stata neanche ritirata la patente», ha spiegato Alessandro De Giuseppe nella sua ricostruzione andata in onda nel programma televisivo di Italia Uno Le Iene, come spiega Veronasera.

Nel suo racconto, De Giuseppe non solo riporta i dettagli dell'incidente in cui Davide Rebellin ha trovato la morte, ma propone due interviste: una a Carlo Rebellin, fratello di Davide, e l'altra con il fratello del camionista accusato. Le due versioni a confronto mettono in luce quello che potrebbe essere l'unico dubbio rimasto sulla tragica fine del ciclista veneto. L'interrogativo è se il 62enne alla guida del camion si sia davvero reso conto di aver investito Davide Rebellin oppure no.
L'impatto tra il mezzo pesante e la bicicletta è avvenuto all'uscita della rotatoria che porta verso il parcheggio di un ristorante. Lì, il camionista si è fermato e questo è confermato anche dai dati registrati dal veicolo. Il 62enne ha visto Davide Rebellin a terra ed alcune persone sul posto gli avrebbero detto di non toccare nulla perché erano in arrivo gli aiuti. Dopo 10 minuti, il conducente del camion è ripartito e nei giorni successivi ha rispettato la sua tabella di marcia, che prevedeva alcuni carichi nel Veronese e una sosta per dormire a Verona. Tornato in Germania, l'uomo ha saputo di essere accusato della morte del ciclista, ma secondo quanto riferito dal fratello lui non si sarebbe accorto di nulla.
Di diversa opinione è invece Carlo Rebellin. Secondo il fratello della vittima, il camionista si sarebbe accorto dell'incidente e sarebbe fuggito sperando di farla franca una volta tornato nel suo paese. Il veicolo guidato dal 62enne, infatti, era provvisto di una tecnologia che aumenta la visuale dei conducenti, aiutandoli durante le curve a vedere se vicino ci sono pedoni o ciclisti. Il camionista poi è uscito dalla rotonda per raggiungere il parcheggio di un ristorante. L'uomo però non si è fermato a mangiare, ma è ripartito dopo aver visto il ciclista a terra.

Per il momento, il dubbio rimane e rende ancora più amara la perdita di Davide Rebellin, perché sembra probabile che l'uomo che ha provocato la morte del ciclista non sconterà mai una pena per ciò che ha fatto.

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