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Coronavirus, «il venerdì 13 di Zaia»

Mentre in tutto il Veneto il contagio da Covid-19 non si ferma i sindacati denunciano: «gli operatori sanitari sono allo stremo». Puntano l'indice contro le direzioni generali e contro palazzo Balbi. La protesta va in scena anche davanti al San Bortolo: e le critiche arrivano pure dall'Alto vicentino

Se sindacati confederali e sigle di base, solitamente non molto affini, protestano fianco a fianco «qualcosa di inimmaginabile sta per succedere» nelle prossime ore perché nel Veneto l'emergenza Covid-19 potrebbe sperimentare un picco «per il quale non è detto siamo preparati al meglio». Non usa mezze parole Maria Teresa Turetta, segretario veneto del sindacato Cub, che oggi 13 novembre poco prima di mezzodì era con una trentina di altri sindacalisti di diverse organizzazioni davanti all'ingresso del San Bortolo, l'ospedale civile di Vicenza.

PARLA LA CGIL
Durante la manifestazione, pacifica, ma controllata a vista dalle forze dell'ordine, la tensione si poteva percepire nonostante lo sforzo dei partecipanti di tenere un contegno misurato dall'inizio alla fine del sit-in. «Servono assunzioni a supporto sia del sistema sanitario che di quello delle case di riposo» fa sapere Giulia Miglioranza, segretario provinciale della Cgil-Funzione pubblica che sottolinea che «la fuga degli operatori dalle case di riposo verso gli ospedali» si risolve non chiedendo i salti mortali a chi lavora nelle stesse case di riposo ma mettendo in rete coscienziosamente il personale di entrambi i bacini».

LE PREOCCUPAZIONI DI CISL E UIL: «ANCHE LO STATO BATTA UN COLPO»
Non va per il sottile nemmeno la Cisl che con Federico Zanin, del settore funzione pubblica spiega: «La situazione è grave e imperversa nelle corsie»: parole precise con cui il sindacalista parla delle condizioni di lavoro nei nosocomi. La Cisl poi bacchetta anche quella parte dell'opinione pubblica che ritiene che l'emergenza sia esagerata o artefatta:  «Invito queste persone a guardarsi attorno. Ormai tutti abbiamo un amico o un parente che è stato contagiato dal Sars-cov-2». Per la Cisl la situazione è così grave che la richiesta di intervento non può essere indirizzata solo alla Regione «ma anche allo Stato» al quale si chiedono risposte rapide.

Si tratta di un pensiero non troppo dissimile da quello di Carola Paggin (Uil funzione pubblica Vicenza) la quale stigmatizza «i tagli lineari cui negli anni è andata incontro la sanità pubblica». Il che ha generato «una carenza di organico» che il personale sta cercando di tamponare perdendo «ferie» e aumentando il ritmo dei turni il che però, questo il succo del ragionamento, potrebbe compromettere l'efficacia del servizio reso ai cittadini, con innegabili ricadute anche sulla sicurezza del personale.

L'USB: «SITUAZIONE DRAMMATICA»
Un concetto, quello della sicurezza, sul quale si sofferma senza mezzi termini Federico Martelletto, rappresentante sindacale interno presso l'Ulss 8 berica per il sindacato di base Usb, il quale di situazione allo stremo: «Le condizioni di lavoro sono drammatiche. C'è chi lavora sette giorni su sette. Molti dei nostri colleghi sono provati da quanto è accaduto a marzo il tutto mentre le ferie sono sospese». Lo stress e la mancanza di serenità secondo Martelletto, ma il suo pensiero è ampiamente condiviso, mettono poi a rischio anche la incolumità non solo dei pazienti ma pure dello stesso personale.

LE BORDATE DELLA CUB
Veronica Dalla Pria della Cub di Vicenza parla poi del clima che si respira in corsia poiché la direzione generale «ha imposto il silenzio assoluto» affinché nessuno parli con chicchessia «di come all'interno viene gestita l'emergenza Covid-19. Non è concepibile - rimarca ancora la Dalla Prima - che si continui a chiamarci eroi senza però che si faccia qualcosa di concreto» per chi ogni giorno assiste i pazienti.

PROJECT FINANCING E «PRIVATIZZAZIONE STRISCIANTE»
E però è la stessa Cub, col segretario Turetta, a incendiare le polveri della polemica sparando ad alzo zero nei confronti della politica sanitaria che nell'ultimo quindicennio è stata distillata «a palazzo Balbi». Ai microfoni di Vicenzatoday.it Turetta spara a palle incatenate «contro la privatizzazione strisciante che ha colpito la sanità veneta a partire dagli ospedali costruiti col project financing» una pratica che avrebbe drenato risorse «a non finire», che si sarebbero potute destinare, questa è la tesi, alla assunzione di medici e operatori «di cui solo oggi qualcuno si accorge ci sia un infinito bisogno».

«CRISANTI INASCOLTATO»: ZAIA E MANTOAN SULLA GRATICOLA
Tuttavia Turetta è un fiume in piena, parla degli scandali che negli anni hanno funestato la sanità veneta. Incalza il governatore leghista Luca Zaia nonché l'ex direttore generale della sanità regionale Domenico Mantoan a venire allo scoperto e spiegare ai veneti come mai sia saltato il tracciamento praticato all'inizio con successo grazie alle intuizioni di Andrea Cristanti, virologo dell'Università di Padova. Nel pomeriggio poi la Cub ha messo nero su bianco le accuse in una breve nota firmata dallo stesso segretario.

SANTORSO NEL MIRINO
Ad ogni buon conto «il venerdì 13 di Zaia», come hanno ribattezzato la giornata odierna alcuni sindacalisti intervenuti alla manifestazione, ha avuto un prologo polemico anche nel comprensorio del Leogra. Stamani infatti il «Comitato salute Alto vicentino» ha diramato un dispaccio al vetriolo: «Appare... del tutto inopportuna la scelta di riassegnare all'ospedale di Santorso - si legge - la funzione di ospedale covid e di stravolgerne ancora una volta il ruolo e l'attività: sono già chiusi difatti alcuni reparti e le attività specialistiche ambulatoriali. La popolazione dell'Alto vicentino ha già sperimentato gli effetti nefasti di questa soluzione: le 185.000 persone del distretto numero due hanno già corso grossi rischi dovendo rivolgersi per le urgenze a strutture distanti anche sessanta kilometri dai loro comuni».

GUARDA LA VIDEO-SINTESI DELLA MANIFESTAZIONE
GUARDA L'INTERVISTA A MARIA TERESA TURETTA

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