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Lunedì, 29 Aprile 2024
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Cittadinanza onoraria ad Assange? In quattro bussano da Possamai

Sono tutte donne le attiviste che hanno chiesto formalmente l'intervento di palazzo Trissino affinché venga attribuito al fondatore di Wikileaks, «detenuto senza processo in Gran Bretagna», il riconoscimento per il quale sono state raccolte trecento firme: frattanto l'iniziativa entra nel vivo con un briefing al Cirkus di via Fermi

Dopo aver dato vita ad una serie di incontri dedicati «alla vicenda raccapricciante dell'arresto in Gran Bretagna senza processo del giornalista australiano Julian Assange» e dopo aver avviato un dialogo con l'amministrazione comunale un gruppo di quattro donne vicentine oggi 18 gennaio ha firmato ed indirizzato all'amministrazione della città palladiana una richiesta formale appena protocollata. Si tratta di una petizione che impegni la giunta comunale berica capitanata dal sindaco del Pd Giacomo Possamai a conferire ad Assange, noto per aver divulgato una lunga serie di file top secret che svelavano «molte atrocità» commesse dall'esercito Usa durante l'occupazione, tra le altre dell'Iraq, lo status di cittadino onorario.

LA PIATTAFORMA
Le firmatarie si chiamano Angela Attianese, Stefania Castagna, Marica Cosma e Rosa Lo Greco. Queste ultime proprio oggi a mezzodì in punto hanno incontrato al Cirkus bar di via Fermi gli altri due tra i numerosi attivisti (sono Silvano Caveggion e Flavia Dal Zilio) che da tempo stanno supportando la campagna pro Assange. «Se Vicenza concederà la cittadinanza onoraria al fondatore di Wikileaks, la piattaforma ideata da Assange e altri per divulgare documenti secretati dai governi che custodiscono gravissimi crimini di cui si sa poco o nulla le cose - fanno sapere i sei - non cambieranno molto. Tuttavia se Vicenza prosegue nella strada intrapresa da Napoli, che la cittadinanza l'ha già conferita, potrebbe essere tra le prime se non la prima municipalità veneta a conferire questo riconoscimento».

Peraltro in giro per l'Italia, fanno sapere i promotori della campagna, ci sono una mezza dozzina di capoluoghi che stanno percorrendo lo stesso cammino. Ora qualora nel giro di due mesi l'esecutivo municipale non concederà la cittadinanza onoraria «allora punteremo ad una delibera di iniziativa popolare, che è un altro strumento di partecipazione attiva previsto dallo statuto del Comune di Vicenza». A Vicenza peraltro a sostegno della iniziativa sono già state raccolte «trecento firme» spiegano i promotori.

LA BATTAGLIA
Ma come mai «il comitato vicentino pro Assange» ha dato vita a questa battaglia che ormai dura da mesi? «La questione di fondo è che se passa il concetto per cui a un attivista o a un giornalista, ovunque si trovi nel mondo, qualunque sia la sua nazionalità, si possano infliggere più ergastoli perché ha rivelato al mondo dossier scabrosi riferibili a questo o quel governo allora significa che siamo mal messi. Se a comportarsi così sono Paesi descritti come dittature - spiegano i sei - la cosa in qualche modo ha un suo sinistro senso. Ma se tali comportamenti li mettiamo in pratica noi che ci descriviamo come portatori sani dei valori occidentali allora c'è qualche cosa che non va». E ancora: «Occorre un'opera di sensibilizzazione perché gli italiani sanno tutto sui panettoni controversi di Chiara Ferragni e nulla di quanto Wikileaks abbia rivelato: pure sull'Italia».

QUESTIONE DI FONDO
Tuttavia al di là della questione Assange nello specifico i sei si sono detti a favore della promozione di un più ampio dibattito che riguardi la libertà di stampa e quella relativa alla libera espressione del proprio pensiero. «Siamo cosci del fatto che diverse limitazioni sulla divulgazione di atti coperti dal segreto di Stato oltre ad essere sanzionati penalmente siano condivisi da una parte delle opinioni pubbliche dell'Occidente. Ed è anche su questo fronte che vorremmo confrontarci con chi non la pensa come noi». Nel mondo dell'intelligence da tempo c'è chi sostiene che Assange de facto avrebbe rivelato alcune reti di informatori.

Un peccato mortale per molti 007. Non la pensano però così gli attivisti giacché «il giornalista e hacker australiano avrebbe solo divulgato materiale che dimostrava condotte scandalose fatte di barbarie, atrocità, corruzione e simili». Di più. Ci sono giornaliste investigative come Stefania Maurizi e Germana Leoni che nei rispettivi libri avrebbero spiegato che ad Assange non sarebbe stato perdonato il fatto di avere acceso un faro potente sulle commesse esterne ai privati dell'intelligence Usa. «Una torta che vale miliardi e miliardi» ha fatto sapere più volte la Leoni.

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