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Giovedì, 25 Aprile 2024

VIDEO | «Il quartiere contro il Tav»

«In zona Ferrovieri in cinquecento» protestano contro il passaggio dell'alta velocità che viene definito «devastante» sul piano ambientale, sociale: un'opera pensata, sostengono gli attivisti solo per «le tasche del Gruppo Fs e di Confindustria»

Martedì 22 settembre «in cinquecento» tra attivisti del Centro sociale bocciodromo, residenti nonché alcuni esponenti di partito, hanno marciato per le strade del quartiere dei Ferrovieri muovendo critiche di ogni tipo al progetto definitivo del treno ad alta capacità lungo la tratta Verona, Vicenza, Padova, progetto che viene proposto dal Gruppo Fs e che viene salutato da anni dalle categorie economiche e dalla maggior parte dei parti come occasione di sviluppo e progresso. Da anni però c'è chi non la pensa così. Chi ha protestato ieri ha puntato l'indice sugli espropri. «I 1800 euro al metro quadro di cui si parla sui media sono solo le finte promesse gettate in pasto all'opinione pubblica dal consorzio Iracv due incaricato di realizzare l'opera per conto di Rfi ossia il gruppo Fs». Ma c'è di più, i manifestanti parlano di un'opera datata, ambientalmente «devastante» che presenta tra l'altro un problema «che se non fosse tragico sarebbe comico: il raddoppio della linea esistente infatti a ridosso della stazione di Vicenza si strozza. Di conseguenza non si capisce a che cosa serva il Tav visto che peraltro Paesi come Portogallo, Spagna e Francia, alle prese con problemi sociali notevoli hanno deciso di non destinare quelle risorse all'alta velocità. Noi invece perseveriamo». Durante l manifestazione si è a lungo parlato anche dei disagi che dureranno «dieci fosse vent'anni» che dovranno patire «i caseggiati posti a ridosso della centrale di betonaggio». Per di più a preoccupare i manifestanti ci sono anche «gli appetiti speculativi e il consumo di suolo» che un'opera del genere si porta appresso. Cristina Guarda, consigliere regionale di Europa verde, presente alla manifestazione: «Non è pensabile che i residenti debbano pagare questi costi ambientali, sociali ed economici per una diminuzione di cinque minuti sui tempi di percorrenza lavori che saranno ultimati chissà quando».

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