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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Il Lane di Brocchi torna quello di Di Carlo

Le pagelle di Alberto Belloni su Vicenza-Reggina, 0-1: settima sconfitta per i biancorossi

La settima sconfitta per il Vicenza (0-1) fa evaporare presto le speranze per una pronta rinascita. Primo tempo dignitoso, nel quale la squadra non meritava di uscire in svantaggio ma paga la scarsa vena delle punte. Seconda parte di gara sconfortante, nella quale i padroni di casa non fanno quasi nulla per raddrizzare il risultato. Pochi i giocatori da salvare (Zonta, Ranocchia e Longo), il resto solo bocciature.

GRANDI 6: nulla da fare sul gol, praticamente imparabile. Per il resto solo ordinaria amministrazione, sbrigata senza sbavature.

PADELLA 5,5: là dietro, ancora una volta, qualcosa non ha funzionato, specie nel primo tempo. Movimenti errati, indecisioni di troppo, mancanza di lucidità. La Reggina fa più paura di quel che è lecito e poi nella ripresa si rintana nella sua metacampo senza nemmeno soffrire troppo.

PASINI 5/6: giallo al 56’ per arginare una ripartenza granata. E’ il meno peggio della retroguardia berica, ma nemmeno lui è autore di una prova memorabile. Difesa sotto accusa e da riprendere in mano. Sembra la prosecuzione del film dell’anno scorso.

BROSCO 5: cosa chiedi a un giocatore di 31 anni, arrivato come colpo di mercato dopo aver indossato la fascia di capitano nell’Ascoli e una carriera in B tra Carpi, Latina, Ternana e Pescara? Che dia sicurezza alla difesa, specie nei palloni aerei che arrivano dalle fasce. Invece è proprio sugli spioventi che la Reggina costruisce il successo al Menti, senza che i centrali berici oppongano adeguata resistenza. Acquisto che al momento suscita molte perplessità…

DI PARDO 5: al 4’, 12’ e 20’ piovono dalla sua parte pericolosi traversoni per gli avanti calabresi. Interessante il cross con cui imbecca Longo in chiusura della prima frazione di gioco. Il Lane paga la sua difficoltà in copertura e la scarsa vena in giornata nelle progressioni offensive. Un passo indietro.

ZONTA 6: si guadagna la pagnotta cercando di coprire tutte le zone del centrocampo. Ovviamente non può cantare e portare contemporaneamente la croce. Ne esce una prestazione appena più che dignitosa. Troppo poco per opporsi ai pari ruolo calabresi che tengono schiacciato il Vicenza nel momento decisivo della gara.

(PONTISSO) 5: sul taccuino resta solo una conclusione alle stelle a tempo scaduto. L’involuzione di questo giocatore è stupefacente. Lo si aspettava come punto fermo della costruzione della manovra. Sin qui si è rivelato un peso inutile.

RANOCCHIA 6-: al 7’ si fa notare per un buon intervento difensivo. Appena alta la sua punizione al 17’. Nei 54’ in cui resta in campo alterna cose egregie a pause improvvise. Di fatto, però, quando torna negli spogliatoi la squadra perde quel po’ di fantasia che aveva mostrato e si affloscia con poche idee e confuse.

(TAGOURDEAU) 5/6: appena entrato in campo nel secondo tempo, sciorina il pezzo forte del suo repertorio con una magistrale traiettoria su calcio da fermo da oltre 30 metri che si stampa sul “sette”. Male invece la replica all’88’. Spreca un paio di assist, facendo arrabbiare l’allenatore.

CALDERONI 4: al 31’ è lui vicino a Galabinov quando il bulgaro riceve il traversone fatale. Bravo l’attaccante a controllare il pallone (forse con una strattonata galeotta) ma pollastro il biancorosso nel farsi sovrastare fisicamente. Altro giocatore, spacciato dal duo Magallini/Di Carlo come l’erede di Beruatto/Barlocco e che si sta dimostrando sin qui un flop clamoroso.

(CRECCO) n.g.: poco più di 10 minuti, in un Vicenza in pieno marasma.

DALMONTE 5: al 26’ grande occasione da gol quando il trequartista berico fa tutto bene in progressione ma non centra lo specchio della porta nella conclusione finale. Si conferma la sua scarsa dimestichezza col ruolo di trequartista. Lì tra le linee si vede poco sin dall’inizio e poi sparisce progressivamente. Si tratta di una risorsa da recuperare al più presto, trovandogli la posizione più adatta.

(PROIA) 4/5: altro grande Mistero della Fede. Per lui la società ha asciugato quasi tutta la disponibilità di mercato. E non si capisce come mai sinora si sia dimostrato un vero oggetto misterioso. Forse un problema di utilizzo? Sarà il caso di risolvere al più presto l’equivoco, perché così com’è sembra un fantasma.

DIAW 4/5: al 28’ altra ghiotta opportunità per il vantaggio biancorosso, ma il bomber non indovina la misura della girata a rete. Ci prova di testa al 45’ ma il portiere ospite para con sicurezza. L’impegno c’è sempre. Ma che dire di un cannoniere che in nove partite non è mai andato in gol. Il Vicenza attuale ha tanti problemi, ma questo è forse il più grosso.

LONGO 6-: pregevole la difesa del pallone in area al 41’ ma la girata finale non impensierisce Turati. Ammonizione nel primo tempo. L’attaccante conferma che la cura Brocchi gli sta facendo bene. Dopo tante prestazioni inguardabili, le ultime due apparizioni di Longhigno sono state confortanti. Speriamo che la crescita non si fermi.

(MEGGIORINI) 4: a fine gara si becca l’ammonizione per una protesta plateale contro il direttore di gara. Praticamente uno spettatore non pagante, che si fa notare solo per le sconsiderate contestazioni al direttore di gara, durante e dopo la partita. In questo momento è completamente fuori condizione e alla sua età non si può andare in campo per passeggiare. Ma i suoi gol sono indispensabili per credere alla resurrezione della squadra…

Mister BROCCHI 5: dopo la parentesi di Pordenone il suo Lane somiglia maledettamente a quello di Mimmo. Illude per un po’ ma la festa dura mezza partita. Il calo dal punto di vista fisico non è solo preoccupante, ma esiziale. Perché manifestato dopo due settimane di riposo, perché arrivato ad inizio di campionato e perché risultato di una squadra anagraficamente vecchia e meno votata al recupero. Adesso il Lane ha alle porte una serie di partite molto difficili. Va fatto quadrato attorno al nuovo tecnico affinchè i prossimi cinque impegni (a Terni, col Monza, a Parma, ad Ascoli e col Brescia) non scavino un vallo in classifica in grado di condannare i biancorossi ad un proseguo di campionato da moribondi. Compito difficile quello dell’allenatore ex Monza, anche perché la sconfitta di oggi al Menti lascia il sapore di un destino ineluttabile. Per favore, lasci stare l’arbitro, mister. E non citi troppo le occasioni sciupate, i se e i ma. Abbiamo già sentito questa musica con Di Carlo ed ha prodotto un concerto di nove sconfitte consecutive. Servono modestia, analisi spietata e capacità di far tesoro degli errori. Il materiale umano potrà essere quel che è, ma fino a febbraio questi abbiamo e questi dobbiamo tenerci. La missione è restare aggrappati alla speranza finchè non si potrà contare sul mercato di riparazione. Punticino dopo punticino. Ostacolo dopo ostacolo. Ma deve crederci lei per primo, Mister. Per non sprecare una risorsa di pubblico che anche oggi si è dimostrata commovente.

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