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Martedì, 23 Aprile 2024
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Il punto di Alberto Belloni: "Sfiato alle trombe, Vicenza"

Le trombe di ieri al Menti non erano quelle trionfali dell’Aida ma quelle da morto, come i funghi che trovi sull’Altopiano se vai nel bosco con la pila

“Fiato alle trombe, Turchetti!” avrebbe detto il grande Mike se ieri fosse stato al Menti. Solo che le trombe non erano quelle trionfali dell’Aida ma quelle da morto, come i funghi che trovi sull’Altopiano se vai nel bosco con la pila per anticipare i cercatori più assatanati. Fiato alle trombe… Per un portiere che quando deve rimettere in gioco la palla è così compassato che gli avversari, in attesa del rinvio, vanno intanto al bar dello stadio a bere un caffè e far due chiacchiere sulla partita.

Pepperepé...

Una difesa che fa apparire micidiale l’attacco di Santarcangelo e Fermana, i cui effettivi sommati assieme non valgono la verve realizzativa del grande Birne Fanton, mattatore dei tornei canicolari anni ’60. Uno che se in carriera l’avessero pagato un tanto a gol, sarebbe oggi milionario. Una cabina di regìa di morti viventi. Che quando abbiamo visto il gol d’esordio di Giorno contro il Feralpi ci siamo chiesti com’era possibile che un simile gioiello fosse arrivato in biancorosso. Ma abbiamo poi subito capito perché stava disoccupato… Pepperepé.

Un centrocampo così lento da far sembrare veloce persino Romizi. Che rende le palle in verticale un’eventualità più inusuale delle citazioni di Schopenhauer all’Isola dei famosi. Che ha il tasso di fantasia calcistica del triangolo caramanniano Gnoffo, Campanella, Zaccaria. Pepperepé. Una prima linea tanto mal assortita che non segna più nemmeno se gli dai il secchio del gesso per le linee laterali. Pepperepé. Un allenatore, poveraccio, che a forza di andare e tornare da Vicenza s’è fatto il Telepass e che ora rende palese a tutti come il problema non stesse né in Colombo, né in Zanini, ma in una società allo sbando e in un organico raffazzonato.

Pepperepè...

Uno stadio ormai semivuoto (7.000 presenze, ieri. Nemmeno più gli abbonati…) nel quale i tifosi (che hanno sin qui dato più di quanto fosse umanamente da attendersi) sono annichiliti dallo scoramento e preda dei deliri più allucinati (“Chilese e Polato sono d’accordo per far retrocedere la squadra…”, “L’asta non si farà perchè così si salva il posto a Dario Cassingena…” e amenità simili.). Pepperepé.

Una nave che sta affondando e i nocchieri abbandonano la tolda. Ieri in tribuna, nessuna faccia nota o quasi. Non ho visto nemmeno il curatore, nemmeno il DS, nemmeno i candidati sindaci. Forse c’erano, nascosti da qualche parte… Colpa della mia vista, probabilmente. Pepperepé. E tra squilli di tromba il Lane resta in fondo alla graduatoria come la più autorevole candidata alla retrocessione. Messa sotto da squadroni che al Real Madrid gli fanno una pippa, tipo Fano, Teramo o Renate (che se a uno gli domandi fa fatica a dirti dove sta, con tutto il rispetto per la squadra di Cevoli).

Pepperepé...

Questione di sofferenza psicologica. I nostri giocatori sono distrutti dagli eventi: senza stipendio (come se fosse la prima volta che questo accade nel calcio o anche fuori, dove ci sono fabbriche provvisoriamente mandate avanti dagli operai in assenza della proprietà) e abbandonati a sé stessi (pare che qualcuno sia stato anche chiuso nell’armadio al buio, da piccolo).

Pare troppo chiedere loro un sussulto di orgoglio? Una reazione di rabbia, quella schiuma alla bocca che fa superare l’acido lattico nei muscoli e le idee confuse? In questo poverissimo e misero campionato di C basterebbe poco, anche in questo frangente, per rialzare la testa e cogliere l’ultimo treno per salvare la categoria. Ma se poi ti fai trafiggere non da Cristiano Ronaldo ma da tale Cognini Luca, con palmares tra Matelica, Paganese e Tolentino, che diavolo puoi tirar fuori?

Solo pepperepè!

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