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Sabato, 20 Aprile 2024
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Non sparate sul pianista (anzi opinionista)!

Come essere in disaccordo con i voti delle pagelle senza scendere sul terreno della maleducazione

Spero che i lettori mi perdoneranno se entro nello specifico del lavoro che faccio, ma quando leggo certi commenti alle mie pagelle calcistiche mi cadono davvero le braccia. Ci sono giocatori dei quali ho molta stima ed altri che ritengo mediocri. Cavion e Bikel, ad esempio, (e lo stesso Jack) sono tra i miei beniamini. Darei loro sempre il punteggio più alto, per certe caratteristiche di generosità che mi toccano il cuore. Tuttavia non mi è consentito scegliere i voti secondo simpatia e considerazione. Sin qui (perdete, se vi va, qualche minuto per controllare gli archivi del giornale) sono stati gli elementi (specie i primi due) ai quali ho assegnato i voti più alti e gli apprezzamenti più convinti.

Ebbene, nel match vittorioso contro l’Ascoli li ho visti sottotono, in difficoltà a fornire alla squadra quel contributo decisivo di qualità che ha contraddistinto le loro precedenti prestazioni. E poiché nello sport (così come nella vita) quasi mai si può vivere di rendita, ho espresso numericamente il presunto calo di rendimento. Questo è bastato a scatenarmi contro una frotta di haters i quali (immagino per difendere la lesa maestà dei loro beniamini in biancorosso) mi hanno subissato di epiteti poco urbani. I più forbiti dei quali sono stati: insemenìò, incompetente, imbriagon, in malafede…

Ora, chiariamo che non mi sono mai sentito Gesù Cristo che sparge il Verbo. Come essere umano e per di più di una certa età, mi capita di sbrodolare e di dire qualche grossa cavolata. Cerco di ridurre al minimo tali florilegi, cercando di osservare l’evento sportivo con attenzione e scrupolo. Se incappo in errori sono convinto che non dipendano da incompetenza. Magari da fretta, da distrazione, da un’ottica infelice. Perché seguire una partita da un monitor (come accade a noi che facciamo televisione in diretta) è diverso da osservarla dagli spalti. Nè migliore, né peggiore. Diverso. Ci sono cose che su un grande schermo si analizzano con maggiore precisione (ad esempio i dettagli di un’azione, i contatti stretti fra i giocatori, i labiali ecc.) specie se integrati dal replay o dalle tabelle statistiche. Ce ne sono altre che da remoto tendono a sfuggire e sono invece colte benissimo da chi sta vivendo la partita dal vivo, immerso nel rumore e nei colori dell’evento.

Sto parlando di un’evidenza che farebbe la gioia di monsieur De Lapalisse. Volete una confessione poco professionale? Rimpiango il mio posto in Curva Sud e il green del Menti visto da quella prospettiva, con una porta lì sotto (che leggi le emozioni in faccia ai protagonisti) e l’altra così lontana che spesso ti tocca fidarti dei boati che vengono dalla Nord. Il calcio vero è nello stadio, non fuori. Ma lasciatemi mettere qualche paletto sul mestiere di opinionista. Primo: il giudizio finale (almeno nel mio caso) viene da tutta una serie di annotazioni prese durante il gioco (passaggi, tiri, movimenti, contrasti, dribbling ecc.). Un lavoro quasi ragioneristico. Dopo il triplice fischio sono questi dati che mi consentono di esprimere il giudizio.

Secondo: le difformità di valutazione sui singoli giocatori sono il sale del calcio, che non è una scienza esatta. Faccio un esempio; un attaccante va via in progressione, salta mezza difesa e poi si presenta solo davanti al portiere, calciando la sfera in Gradinata. Un osservatore porrà maggiormente l’accento sull’azione ubriacante. Un altro sulla conclusione sbilenca. Chi ha ragione e chi torto? Un altro protagonista è stato un cagnaccio implacabile rubando palla a destra e a manca, però poi ha fatto collezione di assist sbagliati. Finirà tra i buoni o tra i cattivi? Interviene a questo punto la sensibilità personale del valutatore. Non stupitevi dunque se su diversi giornali trovate lo stesso nome con votazione differente. Finchè lo scostamento è nell’ordine del punto, 6 oppure 5, 8 oppure 7 siamo nell’ambito della discrezionalità. Se lo scarto è macroscopico, evidentemente qualcuno ha cannato il giudizio. Succede…

Non occorre essere né insemenìò, né imbriagon, né rincoionio, né in malafede per sbagliare. Ma non credo sia il caso di cui stiamo parlando. A Cavion (gran protagonista della rincorsa alla salvezza) ho dato 5,5. A Bikel e Giacomelli, 5/6. Siete andati a scuola, no? Sono voti che sui banchi vengono definiti quasi sufficienze. E allora mi domando: c’era bisogno di tutte quelle contumelie contro l’estensore? La cui onestà intellettuale si evince dal voto che ho vergato accanto al nome di Brosco, Giocatore che in precedenza avevo subissato di bocciature. Contro l’Ascoli ha ottimamente figurato e nelle mie pagelle lo trovate accreditato di un bel 6/7. Ho in serbo gratifiche anche per l’orrido Da Cruz, se se le meriterà. E pensate, le avevo pronte persino per lo sciagurato Calderoni, se non ci avesse fatto il piacere di navigare verso altri lidi. Si mettano tutti il cuore in pace, dunque: non ci sono persecuzioni personali in atto. Se uno gioca bene lo premio. Se uno gioca meno bene lo bacchetto. Anche se si chiama Cavion  e Bikel, ed è un mio ambasciatore presso la Dea Eupalla. Honni soit qui mal y pense…

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