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Lr Vicenza: Belloni illuso o Belloni profetico

Viaggio intorno a delusioni e speranze dopo il passo falso della prima giornata

Quando il cuore batte forte per la passione, è difficile analizzare con distacco le situazioni. La pioggia di critiche cadute sulla testa del Lane dopo la sconfitta a Cittadella, ad esempio, è figlia di una micidiale fame di calcio (vissuto in diretta) lunga quasi un anno e mezzo, nonché, nello specifico, della fame di nuovo Lane dei tifosi biancorossi dopo il deludente campionato 2020/2021. Comprensibile, ma ingenerosa, per diversi motivi.

Primo perché l’undici di Di Carlo è ancora evidentemente incompleto e occorrerà attendere tutta la settimana per vederne il vero volto. Secondo perché la campagna acquisti è stata sin qui assai più qualitativa di quella dello scorso anno, con l’acquisizione di alcuni top player, come Proia e Diaw. Terzo e non ultimo, perché non tutto nella gara al Tombolato è stato così deludente come si è voluto far credere. Certo, qualche indizio preoccupante c’è stato, inutile negarlo. Vogliamo partire da quelli? Intanto la squadra non ha mostrato un canovaccio di gioco convincente. Non è mancata la voglia di fare, ma le idee erano poche e confuse. I padroni di casa granata, in realtà, non hanno surclassato il Lane sul piano delle occasioni da gol (anche i biancorossi sono andati più volte vicino alla marcatura) ma si sono fatti preferire per il modo di stare in campo: più tonici fisicamente, più “cattivi” nei contrasti, meglio distribuiti sul terreno di gioco e soprattutto con nella zucca un progetto tattico che nel Vicenza si vedeva poco e solo a tratti.

Occhi puntati in particolare sul centrocampo berico, che il mister aveva predisposto ricorrendo a Crecco (il quale proprio di ruolo non è in quella posizione) e lasciando Rigoni in panca. Il reparto ha sofferto in modo evidente, confermando una volta di più che utilizzare gli uomini al di fuori della loro naturale vocazione non paga (vedi Pontisso, che sta scendendo la china dell’autostima da quando, mezzala pura, lo stanno intristendo in zone che non sente proprie). Quantunque lo schieramento castellano non mettesse quello vicentino in inferiorità numerica (come capita quando gli avversari giocano a quattro o addirittura a cinque) tutti i duelli sono andati ad appannaggio degli avversari.

Bisogna lavorarci sopra, visto che non parliamo di un problema qualitativo (a quello si può por rimedio con un paio di buoni acquisti sul filo di lana) quanto di mentalità. Torno a ripetere, a costo di annoiare i lettori, che non si può pensare di trasformare un centrocampista in mediano solo facendolo arretrare di venti metri, o inventarsi un regista se uno regista non lo è per DNA. Lasciamo che l’allenatore ci rifletta sopra, dato che c’è spazio e tempo per costruire il nuovo assetto. Secondo aspetto da tenere monitorato: la difesa. Contro i castellani si è rivisto l’impaccio sui traversoni dalle fasce laterali che tanto è costato nello scorso campionato. Il Citta ha vinto la maggior parte dei duelli aerei e le palle da fermo sono state al solito motivo di apprensione. Anche qui la domanda è d’obbligo: si tratta di un momento di assestamento oppure resta un vulnus strutturale.

Potrebbero essere vere entrambe le cose. Manca all’appello un nuovo rinforzo, Brosco, il quale potrebbe integrare un reparto che al Tombolato schierava i centrali della stagione scorsa. L’ex ascolano è un corazziere di 190 cm. con 300 presenze in Cadetteria, ma quel che servirebbe tanto là dietro è un difensore con caratteristiche diverse da quelli in rosa: un dominatore sulle traiettorie aeree che (supportato da un portiere alto e bravo nelle uscite) disinneschi subito situazioni che potrebbero diventare pericolose in area. Inoltre la fascia arretrata di sinistra appare un po’ corta. Affidare tout court il ruolo di vice Calderoni ad un baby come il promettente Sandon appare un po’ azzardato. Meglio dall’altra parte, dove il tris Di Pardo/Ierardi/Bruscagin fornisce maggiore scelta e garanzie.

Veniamo al terzo punto, quello dell’attacco. Alcuni tifosi hanno criticato il mio puntuale riferimento alle prestazioni di Samuele Longo, ipotizzando un personale livore contro il giocatore. Sbagliato. Il primo ad essere felice se il ragazzo fosse improvvisamente baciato dalla Dea Eupalla (tanto cara all’immenso Gianni Brera) sarei io. Disposto a coprirmi il capo di cenere ed ammettere di non aver compreso subito le potenzialità del bomber. Sarebbe una gran cosa per lui, come uomo e per il Vicenza, dopo tutte le risorse che ha buttato sull’ex Inter. Ma i fatti raccontano un’altra storia, purtroppo. Stiamo parlando di un giocatore che non ha trovato la sua dimensione in nessuna della 12 società in cui ha militato (Inter, Espanol, Verona, Rajo Vallecano, Cagliari, Frosinone, Girona, Tenerife, Huesca, Cremonese, Deportivo, Venezia): otto anni di peregrinazioni senza che nessun club lo abbia tenuto per più di una stagione.

Questi sono numeri, non opinioni. A Vicenza il DG gli ha dato fiducia e l’allenatore molte opportunità per dimostrare che la musica è cambiata e che a ventinove anni può iniziare una musica diversa. La mia insistenza a puntare il dito su di lui non è affatto persecuzione personale, ma consapevolezza che la società ci ha investito risorse importanti (lui e Jallow l’anno scorso hanno asciugato tutto il budget di mercato) e che il suo onere (tre anni di contratto complessivi ad una cifra importante per la categoria) continua a pesare anche attualmente. Sin qui nessuno si è fatto avanti per portarselo a casa e la sua permanenza è una palla al piede che limita di fatto le capacità operative di Magalini. Tutto qui. E’ inutile che qualcuno faccia da avvocato difensore al ragazzo. Samuele ha solo due modi per sbloccare la situazione: andarsene oppure iniziare a giocare al calcio come Cristo comanda. Altre strade io non ne vedo.

Le ultime considerazioni le lasciamo per i giovani. Pizzignacco, nel mirino delle critiche, ha diritto alla chiarezza. Se si crede in questo baby portiere, bisogna dargli la possibilità di crescere in un nuovo livello. Accettando qualche errore (che c’è stato, senza dubbio) senza crocifiggerlo subito, col risultato di bruciarlo. Zarpellon, gioiellino ancora inespresso, è ad una svolta. Ormai giovanissimo non è più. A 22 anni molti suoi coetanei sono titolari fissi in serie A. Per il trequartista è il momento di far vedere quel che vale nel calcio che conta. O convince subito Di Carlo di essere maturo ed affidabile per la serie B, oppure dovrà accontentarsi di proseguire la carriera ad altro livello (Virtus Verona? Pescara?). Chiudiamo con la croce e delizia della prima linea biancorossa, il golden boy diciassettenne Mancini, chiedendoci assieme: che cosa è meglio per lui? Restare a fare il quinto nell’attacco della Nobile oppure andare a maturare altrove in prestito?

A me Tommaso sembra ancora acerbo per la Cadetteria ma pare che la famiglia si opponga a un suo trasferimento lontano da casa. Quel che è certo è che si tratta di una risorsa importante per il calcio italiano, che va gestita con intelligenza e sentimento. Ed eccoci al commiato: è ora di andare già con la testa al Menti, dove torniamo affrontando un Frosinone che ha fermato venerdì la corazzata Parma. Partita difficile, nella quale però potremo finalmente valutare i biancorossi al termine del calciomercato. Io ho più volte dichiarato di essere ottimista. Lo ripeto anche dopo il passo falso al Tombolato. Dal punto di vista qualitativo questa squadra si rivelerà assai più forte dell’ultima schierata dai Rosso.

Credo che serva un po’ di pazienza. E credo che Di Carlo debba più spesso far esercizio di autocritica, che serve ad andare oltre qualche inevitabile errore. L’obiettivo dichiarato è di far meglio del dodicesimo posto raggiunto a maggio e ritengo sia possibile raggiungerlo. Ma la cosa davvero fondamentale è dar corso al processo di costruzione della squadra che punterà alla serie A. Solo se sapremo costruire uno scheletro solido e stabile potremo dire di aver imboccato la strada giusta. Ricostruire il gruppo ogni anno è perdente, oltre che folle. Lo dice la logica. Lo dice la storia (ricordiamo il passaggio Ulivieri/Guidolin). Mi sbilancio: sono convinto che in questi giorni la società allargherà i cordoni della borsa, portando a casa almeno tre giocatori che fanno la differenza. Belloni illuso o Belloni profetico?

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