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LR Vicenza dopo la sconfitta al Menti: Un boccone difficile da digerire

Il campionato è tutto da giocare ma lo stop col Padova fa arrabbiare i tifosi

Ci sono partite che bisogna vincere ma soprattutto che non si possono perdere. E non già perché possano determinare l’esito di un campionato (siamo si e no ad un quarto della stagione e la strada da fare è ancora lunghissima) quanto per i riflessi psicologici che originano nei giocatori e nell’ambiente. A voler analizzare nel dettaglio la gara, il Lane per più di un’ora ha giocato la partita che il campo (e l’avversario) gli consentiva di fare: disposizione ordinata, marcature strette, attenzione nelle giocate e tanta corsa nel pantano.

DOVE ABBIAMO SBAGLIATO? 

E’ mancato certamente nelle ripartenze, ma in buona compagnia, visto che lo stesso difetto poteva essere attribuito agli ospiti. Il Padova, in ultima analisi, ha fatto sua la gara nei 24’ finali. E non ha rubato nulla, perché si è rivelato più cinico, perché ha avuto più gambe, perché ha sfruttato con giudizio il suo DNA. E perché il Vicenza dopo il gol non è più esistito. Subìta la mazzata del gol di testa di Soleri (la deviazione del patavino scagiona il portiere Grandi che inizialmente era sembrato colpevole mentre riguardando le immagini è forse Bruscagin che poteva fare meglio sul traversone) era legittimo dare per certa una reazione rabbiosa dei biancorossi.

Un assedio alla porta di Minelli in grado di trasformare l’area biancoscudata in Fort Apache. Invece no. E direi che è questo il punto saliente della sconfitta di ieri. Era noto che gli uomini di Sullo, per caratteristiche psicofisiche, avrebbero tratto maggior giovamento dal campo pesante, ma quello che nessuno si attendeva era che quelli di Mimmo Di Carlo si potessero ritrovare non solo a secco di benzina ma anche svuotati psicologicamente (visto che, si sa, dove non arrivano le gambe qualche volta può arrivare la testa). Intanto, per favore, non tiriamo in ballo l’arbitro, che ieri ha diretto piuttosto bene (magari non assistito dal suo collega di linea, messo in posizione migliore per cogliere il fallo di mano in area sulla giocata di Rigoni). E nemmeno il gioco rude degli ospiti o le perdite di tempo nel finale. Tutta ordinaria amministrazione.

UNA QUESTIONE DI PUNTE

L’incontro sarebbe dovuto finire 0-0 e nessuno avrebbe potuto recriminare, è vero. Ma piangere sulla crudeltà del calcio non serve a nulla. Meglio impiegare tempo e inchiostri per far diventare costruttivo un passo falso amaro. Il Lane non è stato dominato dal Padova ma ha messo in evidenza qualche limite sul quale l’allenatore, probabilmente, sta già lavorando. La difesa ha sostanzialmente funzionato. Così come il centrocampo a tre, nonostante gli avversari fossero spesso a cinque. Vandeputte sulla trequarti, soprattutto nel primo tempo, ha messo ripetutamente in difficoltà Ronaldo & C. C’è forse un problema di reti segnate (le stesse di Triestina e Sambenedettese). Delle prime sei in graduatoria il Lane è quello che è andato meno a centro (19 volte). E non esiste un problema di qualità delle punte quanto di precisione e velocità negli ultimi 25 metri. Nelle 13 gare sin qui disputate non sono affatto mancate le occasioni da gol ma è il rapporto tra mole di gioco prodotta e risultati raccolti a non essere ancora soddisfacente. Un ultimo inciso, giusto per non farci mancare nulla, lo regalano i tifosi che hanno tirato in ballo la solita “neverendig story” di Giacomelli, il grande escluso al via.

ANDIAMO AVANTI

Personalmente dò ragione al mister: visto lo stato del green e soprattutto il clima di tensione in campo, la presenza di Jack (escludendo chi, poi?) sarebbe stata controproducente. Lo si è visto quando Stefano è entrato in campo: un cartellino giallo, il rischio di un’altra sanzione disciplinare e il suo potenziale disinnescato dalla morsa del fango. Torniamo però al dato morale della sconfitta. Vicenza Padova non rappresenta la madre di tutte le partite, ma è innegabile che perdere in casa con le “galline” non è un risultato qualsiasi. Anche se non si tratta “del derby” ma solo di un “derbino” le ricadute sui tifosi sono fortissime: per vicinanza tra le città, per parentele e conoscenze personali, per tutti gli sfottò scambiati in settimana e per lo tsunami di commenti che stanno riempiendo la rete. Ora c’è di mezzo l’incontro infrasettimanale di Coppa Italia all’Euganeo, che di per sé conta come il due di coppe quando la briscola va a denari, ma rimette di fronte le due rivali. E subito dopo arriva il test con la Triestina, questo sì greve di importanza e significati. Affrontare la spedizione al Nereo Rocco, avendo in cascina almeno un pari nella straregionale appena giocata, sarebbe stato ben altro viatico. Così, diventa invece match delicatissimo. Non da ultima spiaggia, ovviamente. Ma una pessima gatta da pelare per un ambiente in cui qualche piccolo mugugno emerge inevitabile, questo sì. Eccome…

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