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L. R. Vicenza e i dubbi sull’ok al campionato: l'udienza Romizi

L’iter che ha permesso alla squadra di iscriversi non è trasparente ma qualche chiarimento potrebbe arrivare dalla giustizia sportiva

Fatte queste precisazioni rimangono molti dubbi rispetto a quanto capitato questa estate. Uno di questi riguarda possibilità che che gli organi fallimentari possano avere messo in pratica una vera invasione di campo delle prerogative federali: senza che gli organi sportivi levassero la men che minima lamentela. Vero? Falso? L’amaro in bocca di molti comunque rimane. Il che fa nascere spontaneamente una domanda alle quale rispondere potrebbe essere un azzardo. Ma come accidenti è stato possibile che il comitato dei creditori guidato da Gianni Grazioli abbia potuto accettare senza batter ciglio la proposta in salsa bassanese che proveniva dalla famiglia del taycoon del jeans di note origini saccisiche?

Il quesito non è peregrino soprattutto perché Grazioli non è l’ultimo capitato, ma è il direttore generale dell’Assocalciatori, ovvero del sindacato dei giocatori. Vale a dire quell’organo che in primis deve proteggere proprio questi ultimi dalle fughe in avanti di chiunque abbia in mente di svicolare dai princìpi federali in danno ai diritti degli stessi tesserati. Non di meno può essere taciuto che a fronte della salvaguardia che il sindacato dei calciatori ha (o non ha) messo in campo verso questi ultimi, c’è di converso un manipolo di ex biancorossi (a partire da Marco Romizi), che sentendosi evidentemente poco tutelato, ha deciso di ricorrere contro il percorso societario apparecchiato dagli spin doctor della famiglia Rosso.

Il che, a cascata, fa sorgere altri quesiti. Il curatore e il tribunale hanno agito improvvidamente scegliendo di leggere in maniera assai singolare le disposizioni federali? Come mai la famiglia Rosso, come in una sorta di outlet in periodo di saldi, si è potuta permettere il lusso di scegliere certi asset piuttosto di altri quando la ratio delle norme federali tutela senza se e senza ma il bene e l’unicum della continuità societaria? In base a quali criteri certi asset sono stati esclusi e altri ricompresi? In base a quale criterio giuridicamente sostanziato curatore e giudici hanno deciso di avallare questa linea di pensiero? È o non è un pateracchio l’aver dimenticato quale fosse la disciplina imposta dalle norme federali? Che cosa frulla davvero nella testa di Renzo Rosso? E come mai il curatore in qualche modo, venendo meno ai suoi propositi iniziali, ha permesso che alla gara partecipassero società che non avevano sede nel capoluogo berico, sebbene dal principio fosse stato categoricamente sancito il criterio che la partecipazione all’asta fosse pensata solo per società che risiedono giustappunto a Vicenza?

Come finirà?

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