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LR Vicenza, la ripartenza e il mago di Napoli

E’ solo calcio, è vero. C’è gente che rischia la vita, è vero. L’Italia si appresta ad affrontare emergenze epocali, è vero. Però, diciamolo, il calcio comincia un po’ a mancarci

L’ultima volta che abbiamo visto in campo il Lane è stato il 23 febbraio a Cesena. Da allora sono passati quasi 50 giorni di astinenza, senza somministrazione di metadone perché (giustamente) di fronte a quel che sta succedendo nel mondo ben poca cosa diventa il pallone. Ci siamo adattati, imparando ad applaudire, invece del campione di turno, i medici, gli infermieri e tutti quelli che ancor oggi stanno lavorando per proteggerci dal virus. Un po’ ci manca, però, il rito sportivo settimanale. Ci manca la chiacchierata per strada, sul lavoro o al bar, nella quale ci ritroviamo tutti tanto commissari tecnici che Mimmo ci fa una pippa.

Ci manca la discussione passionale sul ruolo di Giacomelli o sulla necessità di ingaggiare lo svincolato eccellente. Se proprio vogliamo parlare di calcio, oggi, dobbiamo rinunciare al caffè in Piazza e farlo al telefono o su internet, mettendo al centro del contendere l’unica cosa che ancora riesce ad accendere il nostro interesse: si tornerà a giocare? E quando? Abbiamo già provato ad esaminare nei giorni scorsi questo mistero gaudioso. Ma oggi,  qualcosa di nuovo che bolle in pentola? Sostanzialmente no. I baroni del Palazzo intervengono sui giornali disputando sui massimi sistemi, preoccupati come sono di salvare il Sistema, inteso come business. Aiuti di Stato, sblocco delle fidejussioni, congelamento degli stipendi, ammortizzatori sociali.

Problemi veri, intendiamoci. Ma al pueblo interessa di più il calcio giocato ed in particolare sapere che ne sarà di questa stagione disputata per tre quarti e attualmente appesa al filo dei dubbi. Da un tal punto di vista qualcosa va fatto di certo, perché sulla vecchia strada non si va avanti. La serie C, com’è adesso, rappresenta un anacronismo senza futuro. Si parla di rispolverare una C1 e una C2, la prima con caratteristiche più marcatamente professionistiche, la seconda ancorata al dilettantismo. Non mi pare un’idea peregrina, a patto però di ridurre complessivamente il numero delle società iscritte. I costi di mantenimento dei club sono abnormi rispetto ai fatturati. E non è solo un problema di serie A, anzi. L’ingestibilità tocca in maniera ancora più intensa i club minori, via via che scendiamo di livello. La crisi Corona Virus ha l’unico merito (se così vogliamo dire) di aver reso palese la nudità del Re. Usciti da questo tunnel, ci saranno decine di sodalizi, a tutti i livelli, ufficialmente nella spirale del dissesto.

E come vi ho già detto in passato, non sono affatto convinto che dal bilancio pubblico usciranno i soldi per salvare il carrozzone pallonaro invece che le aziende produttive o i bilanci delle famiglie. Una soluzione, prospettata da più parti, potrebbe essere quella di un calcio miliardario che aiuta i peones, destinando alle Leghe minori una quota della ricca torta dei Paperoni. Ma ve le vedete Juve, Lazio, Napoli, Milan e Inter togliersi il boccone di bocca per aiutare il Santarcangelo o la Pergolettese? Per me stiamo parlando di fantascienza. Tutti vogliono, almeno così pare, che i campionati finiscano sul campo. Ma prima di parlare di date per la ripartenza ci sono altre da valutare, così nebulose che manco il Mago di Napoli...

Ho parlato proprio ieri con l’ex allenatore del Vicenza (ora al Rimini) Giovanni Colella, il quale, di fronte ad una mia domanda su tempi tecnici di riavvio della stagione mi ha lucidamente risposto: “Parlo dei miei giocatori, senza andare in casa d’altri. Non li sto allenando da due mesi e non so bene in che condizioni psicofisiche siano. Supponiamo pure che ci diano il via libera in giugno… Secondo te potremmo andare in campo così come siamo? Avrei metà dei giocatori rotti alla prima partita. Non ci credo. A mio avviso sarà impossibile riprendere. Spero di sbagliarmi, ma è così. E anche quando si rigiocherà, voglio proprio vedere il tappeto di macerie che sarà restato…” Chiudo con un’ipotesi letta sul web. Una delle poche che mi sembra degna di essere commentata. Mi riferisco all’idea di chiuderla qui con la stagione di C 2019/2020, assegnando promozioni e retrocessioni sulla base della classifica attuale e organizzando un minispareggio a porte chiuse tra le altre squadre meglio piazzate nei tre giorni, per l’assegnazione di un quarto posto. Fattibile? Boh… Divertitevi a dire la vostra… E intanto buona passeggiata in questa primavera da sogno. Di 263 passi, mi raccomando!

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