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Il punto di Alberto Belloni: "Vicenza-Cittadella, una stecca che può servire"

Contro un avversario più forte sono emerse alcune lacune ma la squadra si conferma competitiva

Contro un avversario più forte sono emerse alcune lacune ma la squadra si conferma competitiva Giovanni Colella ha liquidato Vicenza-Cittadella con un marmoreo “Non mi è piaciuto niente!”. Giudizio in linea con la sua idiosincrasia a perdere, ma che non fotografa esattamente l’incontro. Nel quale il Lane ha perso facendo buon calcio per una ventina di minuti e gli ospiti vinto (con merito) ma non surclassato i meno titolati avversari. In realtà, senza l’harakiri del baby Rossi, la gara sarebbe potuta finire sul 2-2, senza troppe recriminazioni.

4/2/3/1: UN COMPITO DIFFICILE PER I TREQUARTISTI

Un CittaB, ha detto il solito mugugnatore. Ma l’organico degli sparring partner, come ha sottolineato il presidente Gabrielli, è costutuito da 22/24 titolari di qualità. Infatti, in campo c’era gente come Pasa, Adorni o Strizzolo, mica Paulo Roberto Cotechigno. E tuttavia, qualche motivo per strigliare i suoi il tecnico biancorosso ce l’ha. Ci sta tutto perdere contro un avversario di categoria superiore, che da un paio d’anni sfiora la serie A e che attualmente è forse la squadra più in forma della Cadetteria, ma qualcosa di più e di meglio era lecito aspettarsi dai biancorossi. Cominciamo dall’attacco. Il 4/2/3/1 è modulo che affida ai trequartisti un compito difficile e dispendioso, che va affrontato con lucidità e ordine per evitare di lasciare scoperte ampie zone del campo.

Nella gara contro i granata (ieri in giallo) Arma non ha certo fatto venire i capelli bianchi alla difesa di Venturato. S’è impegnato a creare spazi per i compagni, è tornato spesso ad aiutare la fase di copertura e in un paio di occasioni si è reso pure pericoloso, ma è stato troppo spesso servito con inutili palloni alti ed è mancato in cattiveria negli ultimi 20 metri. Le sue manchevolezze, in effetti, sono anche quelle dei trequartisti, i quali dovrebbero essere naturalmente beneficiari di tanta mobilità, andando a cercare gli spazi resi liberi. La linea difensiva degli ospiti, molto alta, li ha tenuti schiacciati e preoccupati per l’off side, sicché il loro contributo alla manovra offensiva è risultato insufficiente, specie nel caso di Giacomelli e Laurenti.

COSA NON HA FUNZIONATO?

Nella zona nevralgica del terreno di gioco, i due centrocampisti non hanno fornito i dovuti rifornimenti, né hanno contribuito abbastanza a dare velocità alle ripartenze. Salvi, che ha più le caratteristiche del mediano, si è sfiancato in un pressing spesso improduttivo, mentre De Falco, acquistato per le sue migliori caratteristiche di play maker, s’è visto troppo poco e comunque mai per illuminare coi suoi lampi di fosforo le giocate delle punte. A mio avviso la mancanza di Nicolò Bianchi è pesata, nel dettare tempi e profondità delle azioni. Quanto alla difesa, al di là di qualche flessione dei singoli (Pasini, ad esempio non mi è sembrato al 100%) c’è da fare qualche riflessione sul comportamento del reparto nel suo complesso.

Detto che sia Andreoni sulla destra che Solerio sulla sinistra fanno la differenza in termini di spinta ma devono ancora migliorare nell’interdizione, è emerso qualche impaccio nei movimenti collettivi. Sia sul primo che sul secondo gol subìti (l’ultimo fa storia a sé) qualcosa non ha evidentemente funzionato. Nell’1-0 i padovani sono stati lasciati troppo liberi di sfruttare la percussione centrale in una difesa berica schierata ma troppo lenta nella reazione.

Nel raddoppio, il pallone crossato da destra verso sinistra ha trovato la retroguardia biancorossa spiazzata: la diagonale non ha funzionato e il pallone è arrivato a due giocatori del Cittadella nella zona di Solerio. Chi doveva andare a coprire l’incursione di Proia?

LASCIAMO LAVORARE IL MISTER

E perché l’insistita azione avversaria non è stata fermata prima? Anche in questo settore qualcosa va rivisto e registrato, perché si tratta di un “bug” tattico già osservato in precedenza. Detto di queste magagne contingenti, va sottolineato come nulla sia cambiato nelle prospettive del Vicenza in chiave campionato. La struttura c’è, come si è appalesato nel confronto con le due compagini di maggior livello sin qui affrontate, Palermo e Cittadella.

Al Lane, poi, non si chiede di ammazzare il campionato di C, ma di iniziare subito, con determinazione, un programma e un percorso tecnico che porti la società nel calcio che conta in un tempo ragionevolmente breve. Anche la partita di ieri ci conferma che le premesse ci sono tutte. tenendo il buono che si è visto e intervenendo in fretta su ciò che non è piaciuto. Lasciamo dunque lavorare il mister senza stressarlo eccessivamente. E’ davvero troppo presto per guardare il futuro nella sfera di cristallo…

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