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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Fallimento Vicenza, il punto di Alberto Belloni

La conferenza stampa dei giocatori non ha aggiunto novità al conto delle nequizie perpetrate sulla pelle di questo club glorioso, eppure sentire enumerare una per una, le varie sconcezze di questi mesi, snocciolate da Giacomelli & C. come un rosario di perle avvelenate, ha reso palese tutto il circo di pataccari, magliari, bugiardi, furboni e incompetenti che ha tenuto banco in via Schio in tre o quattro lustri

In queste ultime settimane ho scelto di non scrivere una riga su Fabio Sanfilippo, aderendo all’unica cosa sensata che gli ho sentito dire da quando è arrivato a Vicenza e cioè che desiderava essere giudicato sui fatti e non su opinioni preconcette. Adesso, di fronte ai fatti, anzi alla totale assenza di fatti, mi sento sciolto dal vincolo. Il faccendiere torinese ha solo una fortuna, quella di non vivere a Vicenza e quindi di non dover affrontare, di qui in poi, la legittima ira dei vicentini giorno per giorno, strada per strada, a fare la spesa o una passeggiata in centro. Oggi c’è, domani chissà.

Sanflippo

La sua comparsa in sella alla società di via Schio si è contraddistinta per un fiume di parole (per lo più sgrammaticate) al quale nulla ha corrisposto se non una ridda di dichiarazioni e di smentite, tutte legate tra loro da un intento chiaramente dilatorio. Non si è visto il becco di un quattrino, solo l’annuncio di un pacco di fantomatici assegni, peraltro mai finiti nelle casse della società. I tempi di operatività delle banche sono sembrati per lui materia altrettanto oscura della matematica Maia.
La sua risibile giustificazione è che la parte venditrice non gli ha fornito la documentazione necessaria. Non se n’era accorto, al momento delle trattative? Non se n’era accorto al momento del passaggio delle consegne davanti al notaio? Eppure Boreas aveva denunciato questa tattica di ViFin da molti mesi e con grande rilievo mediatico. Che fretta c’era di mettere nero su bianco la cessione, per poi rallentare improvvisamente al momento di rianimare la società con nuovi investimenti? Forse bisognava togliere al più presto la patata bollente dalle mani di qualcuno per passarla ad un altro, incaricato solo di prendersi in carico il fallimento?

Come diceva Giulio Andreotti, pensar male è peccato, ma si indovina quasi sempre. E dov’è finita la mitica valigetta piena di quattrini fatta aleggiare tempo fa davanti agli occhi di noi poveri gonzi?

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