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Ultras biancorossi, esposto contro gli agenti per i Daspo di Cittadella

Dopo le 7 diffide, per 5 anni, comminate ad altrettanti ultras del Vicenza in seguito ad alcuni tafferugli avvenuti in occasione di Cittadella-Vicenza, i tifosi hanno inviato un esposto alla Procura di Padova

Ecco il testo integrale dell'esposto inviato alla Procura di Padova, depositato dall'avvocato Luca Moscheni e sottoscritto da 83 ultras biancorossi:

A seguito dei provvedimenti penali e amministrativi scaturiti dopo l’incontro Cittadella – Vicenza di sabato 19 febbraio 2011 vogliamo evidenziare alcuni atteggiamenti ambigui e provocatori avvenuti nella giornata da parte delle Forze dell’Ordine.

Per tutta la tifoseria vicentina la trasferta di Cittadella era l’occasione per una semplice scampagnata fuori porta. La mancanza di restrizioni e di totale tranquillità con la tifoseria avversaria, ha mobilitato centinaia di fans Berici, vogliosi di seguire la propria squadra.

La passione storica nella cittadina padovana e nei paesi limitrofi per i colori biancorossi contribuiva ancor di più a rendere la giornata un’ occasione festiva e spensierata.

Già dalle ore pre - partita la Città era occupata allegramente dalla maggior parte dei tifosi Vicentini che assiepati in vari locali della zona, attendevano tranquillamente l’avvicinarsi del fischio di inizio con gli stessi tifosi granata. Nessun contatto, nessuna tensione quindi.

E’ con l’arrivo nei pressi dello stadio che si comincia ad intuire però un aria di strana tensione da parte delle forze dell’ordine, presenti con il reparto celere di Padova ed i funzionari della stessa Questura in un fin troppo folto numero per l’occasione. Strana, perché fondata sul nulla, senza motivi e senza ragione.

Ed in effetti, la sensazione si trasforma presto in fatti concreti. Cominciano,innanzitutto, esternazioni di stupore, che diventano progressivamente lamentele, da parte dei tifosi vicentini, in quanto i controlli pre-filtraggio vengono fatti in un modo che, più che accurato, risulta invasivo, sia da parte degli Stewart – non autorizzati a ciò normativamente, perlomeno così ci risulta – sia e soprattutto da parte degli agenti. Molte ragazze vengono fatte svestire da giubbetti e felpe, restando in canottiera, riferendo un fortissimo disagio ed imbarazzo per un’attività che non sembra suggerita da alcun elemento di pericolosità per l’ordine pubblico o altro.

Il controllo anche dei biglietti non appare quello normale e praticato di prassi in occasione di ogni partita, bensì lento ed eccessivamente scrupoloso, creando un naturale e conseguente nervosismo. Non si avvertono, infatti, i motivi di tali scrupoli.

Poi iniziano i .

Un ragazzo, solo per avere sotto il giubbetto uno stendardo assolutamente apolitico e neutrale che riportava i colori del Vicenza ed un Leone , viene svestito completamente e lasciato senza mutande di fronte agli ultimi tifosi presenti all’esterno, con forte imbarazzo e disagio nel ragazzo stesso e nei presenti al fatto, avvertito come inutile e contrario al buon costume nonché alla tutela della dignità e riservatezza umana.. Tutto questo , quindi, crea una normale irritazione dei presenti alla scena. Le critiche a tale comportamento vengono del tutto snobbate dagli agenti presenti, che continuano ad avere atteggiamento inutilmente aggressivo, per il momento in senso verbale.

Nonostante tutto si cerca da parte della tifoseria di tenere i toni bassi e di procedere per l’ingresso nell’impianto di gioco, con una metodica nei controlli che continua ad essere estenuante ed immotivata.

Quando all’esterno dello stadio erano rimaste poche decine di tifosi, accadeva che:

Veniva bloccato un tifoso udinese per un semplice stendardo bianconero;

Di seguito, venivano dapprima fermati altri 2 ragazzi con felpe coperte dal giubbetto e poi allontanati a mal parole ed insulti dal reparto celere. La loro colpa? Avere una felpa riportante la scritta di 10 cm ACAB, intravista da un agente durante la perquisizione. A nulla sono valsi i tentativi di alcuni di noi di interloquire con le forze dell’ordine, ma anzi minacciati e sospinti veniamo incanalati verso i tornelli.

Scoprendo il rifiuto di far entrare i 3 ragazzi nonostante siano in possesso di regolare biglietto e ritenendo l’atteggiamento assolutamente non provocatorio da parte nostra, si decide per solidarietà di abbandonare lo stadio e tornarsene a casa. Questa modalità di solidarietà era stata svolta già in altre occasioni, sia dalla tifoseria vicentina che da altre, senza problemi di sorta o conseguenze violente da parte dei tifosi stessi.

Per correttezza e per evitare nuove tensioni, come sempre fatto anche in passato, avvertiamo della decisione un agente della Digos di Vicenza affinchè ne informi anche i colleghi Patavini. Questo, in sostanza, era sempre stato il comportamento di prassi, conseguenza di un rapporto di dialogo instaurato con gli agenti della Digos vicentina in queste occasioni, attraverso cui queste situazioni si erano sempre risolte con un allegra partita a pallone o chiacchierata all’esterno dello stadio (fatti riportati, tra l’altro, più volte, anche nelle cronache del Giornale di Vicenza).   Nel mentre si attendono risposte, qualche tifoso decide di avviarsi verso il portone di uscita di sicurezza, per vedere che stava accadendo, cancello che ci accorgiamo però essere bloccato all’esterno.

Questi tifosi, infatti, provano per una prima volta ad uscire ma il cancello viene chiuso in modo repentino e violento dall’esterno; lì per lì non si sa nemmeno da chi. Ad un secondo tentativo, per esasperazione più deciso, partono le prime manganellate e ci si rende conto che fuori a tener chiuso il cancello vi è un reparto della celere.. Si crea tensione e confusione, anche perché non si capisce il motivo per cui si attendeva una pacifica risposta dei funzionari della Digos e ci si trova, invece, la celere a sbattere portoni e partire con le cariche. Non si comprende perché, poi, si possa arrivare a limitare la libertà delle persone, la loro libertà di circolazione, soprattutto quando tale uscita dallo stadio era stata correttamente comunicata.

A quel punto vola qualche calcio da parte di alcuni ragazzi sul cancello ma nulla più. In risposta, nuovi colpi di manganello. Finalmente il cancello si apre e si avvia un dialogo con due funzionari di Polizia, diretto a chiarire l’intero accaduto. In sostanza, si voleva capire: perché il divieto di accesso di alcuni ragazzi, soprattutto quelli con la felpa ed indicati in narrativa più sopra; perché il blocco all’uscita, comunicato in tranquillità ad un agente della Digos di Vicenza; perché un atteggiamento così immediatamente violento della celere, quando l’uscita dallo stadio, come già accaduto in passato, sarebbe avvenuto in accordo con la Digos, senza alcuna volontà di scontro o disordini, per pura e semplice “solidarietà” ed amicizia con altri ragazzi; nel mentre si tenta questo dialogo, purtroppo le manganellate continuano da parte di alcuni agenti della celere. Perchè? Perché minare il buon esito del dialogo con tale atteggiamento inutilmente violento?

Soprattutto un agente ben identificabile (indicato da tutti i presenti come provocatore; tutti, indistintamente, da visuali diverse , in momenti diversi) per la stazza minuta ma ben attento a coprirsi il volto con il foulard del reparto mobile, continua ad invitarci fuori per continuare a rincarare la dose di manganellate. Ai continui richiami del funzionario, l’agente della Celere non calma la sua ira ed anzi con inviti espliciti (“Venite fuori merde, vi rompo il culo”) continua a provocare i tifosi presenti, agitando volutamente ed esplicitamente il manganello verso i tifosi vicentini, tant’è che alcuni di essi cercano di abbassargli il manganello. A questo gesto, l’agente in questione immediatamente intensifica i suoi atteggiamenti provocatori ed offensivi, in primo luogo verbali ed in secondo luogo agitando in continuazione il manganello, colpendo anche qualcuno dei presenti.

Nei diversi minuti in cui alcuni tifosi cercano di dialogare con i funzionari di Polizia presenti – in modo costruttivo, pacifico, chiarificatore, tant’è che alla fine verrà acconsentita l’uscita dallo stadio -, questo agente continua nel suo comportamento, offensivo, provocatorio e si ritiene non adeguato a chi porta una divisa delle Forze dell’Ordine.

A nulla sono serviti i richiami dei Funzionari presenti in loco; chi cerca di parlare con i Funzionari stessi, viene continuamente distratto da questo personaggio, dai suoi insulti, dalle sue minacce; con grande pazienza, alla fin fine, con ripetuti interventi da una parte e dall’altra (molti ragazzi si prodigano per mantenere il dialogo, nonostante la voglia di menar le mani del poliziotto in questione e il nervosismo di alcuni vicentini), la situazione viene chiarita e i tifosi vicentini che lo desiderano, finalmente possono uscire sul piazzale esterno allo stadio.

Tutto ciò premesso, con il presente esposto chiediamo che si voglia

Procedere

Penalmente o in via disciplinare nei confronti degli agenti delle Forze dell’Ordine che si riterrà abbiano violato le norme di legge o di regolamento di disciplina, in particolar modo valutando la legittimità o meno di coloro che hanno provveduto:

ad imbarazzanti perquisizioni personali con comprovato denudamento di una persona;

a porre con metodi offensivi, ai limiti del contatto fisico, un ingiustificato divieto a circolare con una felpa con la scritta ACAB, di cui non risulta vietata né la vendita né la circostanza dell’indossarla;

a vietare con metodi violenti, provocatori ed offensivi la libera circolazione di persone comuni che volevano uscire dallo stadio e che avevano preventivamente avvertito un funzionario della Digos di Vicenza e di cui potrà essere fornito il nominativo, il numero di cellulare a riprova della veridicità di quanto detto.

Infine, si voglia valutare il comportamento di quell’agente della celere, da tutti indicato e individuato come offensivo e provocatore, che potrà essere facilmente identificato, essendo posizionato proprio vicinissimo ed alle spalle dei due funzionari della Digos con cui si era instaurato dialogo.

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