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Caso Youssou Lo, Angelo Trevisan dell'Udinese: "Grande talento ma poca testa"

L'ex responsabile del settore giovanile dei bianconeri, noti per il loro vivaio, commenta l'ennesima disavventura del 23enne, che iniziò proprio sotto le ali di Pozzo

Dal Menti al San Pio X. In pochi mesi il 23enne senegalese Youssou Lo è passato dal palcoscenico più amato dai vicentini al carcere nella periferia della città. Dopo il "misterioso" accoltellamento nel 12 maggio del 2014, il giovane attaccante è finito nei guai due volte in pochi giorni. Appena una settimana fa era stato denunciato per possesso di droga e ricettazione, mentre martedì è stato arrestato per aggressione e rapina, in concorso con tre connazionali. 

Lo arrivò al Vicenza, in serie B nel 2011, dopo essere cresciuto nelle giovanili Udinese, uno dei vivai più floridi ed efficienti d'Europa. L'allenatore di allora, Silvio Baldini, accolse a braccia aperte la promessa che però, veniamo a sapere ora, era già quasi disattesa. 

lo youssou-2-2"Lo arrivò da noi giovanissimo - ricorda l'ex responsabile del settore giovanile bianconero Angelo Trevisan, ora responsabile della Primavera - Sulle qualità atletiche e sul talento non c'erano dubbi ma, dopo qualche tempo, emersero delle ombre caratteriali. La goccia che fece traboccare il vaso fu una clamorosa espulsione, dopo 5 minuti, durante la finale nazionale Allievi per un violento fallo". L'episodio ricorda la sua comparsata nel campionato dei serie B 2012-2013, quando, contro la Pro Vercelli, si fece espellere dopo appena un minuto. Il suo cartellino venne ceduto all'Inter ma poi il ragazzo sembra essere finito letteralmente per strada. 

"Il problema con i ragazzi che arrivano dall'Africa, in particolare dei senegalesi, è che appena arrivano da noi cercano la comunità di origine, come del resto facciamo noi italiani all'estero, ma non sempre incontrano le persone giuste - spiega Trevisan - La percentuale di quelli che arrivano e ce la fanno nel mondo del calcio è bassissima ma, al contrario dei ragazzi italiani, poi hanno poche alternative e fare un rapido percorso in discesa è un rischio reale. Purtroppo basta guardare le rose delle squadre professionistiche e confrontarle con quelle delle Primavera per rendersi conto che per questi ragazzi è veramente difficile farcela". 

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