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Venerdì, 19 Aprile 2024
Calcio

Medagliere Biancorosso: Novara-Vicenza

Dopo Novara è un’impresa assegnare medaglie, ma ancora una volta premiamo chi è stato “meno peggio” in una trasferta che ha riservato agli sportivi vicentini quasi solo delusioni e incazzature

ORO: Alessandro CONFENTE. Sembra irridente assegnare il metallo più fino al portiere di una squadra che ha perso 3-0, ma  l’estremo difensore ospite è stato una delle poche note liete in un concerto ricco solo di stonature. L’ex Chievo ha evitato con i suoi interventi un passivo che poteva essere ancora più pesante per i biancorossi, dimostrandosi anche reattivo nelle uscite fuori dall’area di rigore. In questo inizio di stagione per lui anche qualche errore, ma è il prezzo normale da pagare per abituarsi al ruolo di titolare. Ha l’età giusta (24 anni) per una carriera tutta da inventare e una statura (1,94) abbastanza in linea con i nuovi standard dei portieri moderni. Sarà un degno competitor per l’altro giocatore appena ingaggiato tra i pali, cioè Desplanches. Il quale ha però poca esperienza ed è meno alto (1,88). Su quest’ultimo, in attesa di vederlo alla prova, ho una sola perplessità: perché il Milan l’ha ceduto a titolo definitivo? Come minimo, dimostra di non crederci del tutto. A Sebastiano il compito di dimostrare che stavolta il Diavolo non ha fatto né la pentola, né il coperchio. Per intanto, fiducia al bravo Confente che si guadagna il podio più alto.

ARGENTO: Nicola DALMONTE. al Piola va a corrente alternata, ma è sempre dalla sua parte che il Lane confezione quel po’ di commestibile servito in tavola. Il tornante berico è uno di quelli che crede ciecamente nella scommessa tattica del Baldo e paga anche il prezzo maggiore per questa scelta. Corre fino a sfiatarsi per coprire le due fasi che gli vengono richieste, col risultato però di pagare un prezzo sia in fase di copertura (che non è stato sin qui il suo mestiere) sia in quella (che maggiormente gli si attaglia) dell’incursore in attacco. A Novara si è sfiatato per dare alla squadra quell’elasticità necessaria, anzi vitale, al 3/5/2. A volte ci riesce, a volte no, ma è sempre sul pezzo e la generosità non gli fa mai difetto. E’ stato uno degli ultimi a mollare, anche quando la confusione nel Vicenza la faceva da padrona.

BRONZO: Michele CAVION. La sua non è stata certo una prestazione da incorniciare e comunque non all’altezza né del suo talento né delle aspettative che la società ha riposto su di lui, aspettando pazientemente l’evoluzione del mercato. Nell’ultima trasferta ha corso molto, toccato tanti palloni e tenuto assieme un centrocampo inedito e un po’ sgangherato. Gli è mancata però la lucidità e soprattutto la scintilla capace di accendere le ripartenze dei suoi. Poteva anche essere la partita giusta per provare qualcuna delle sue conclusioni dalla distanza, un pezzo forte del suo repertorio. Ma non ha avuto l’estro e il coraggio di provarci. E si è fatto anche ammonire, indice di poca tranquillità interiore. Resta comunque una prova di quantità e di carisma, una dote, quest’ultima che a questo Vicenza di inizio campionato serve più dell’aria che respira.

Citazione: Francesco BALDINI. Cucchiaio di legno. Sulla sua testa nuvoloni neri, originati non solo dai risultati mediocri ma anche (e forse soprattutto) dall’impressione nei tifosi che il tecnico non sia ancora riuscito ad individuare le magagne, attribuendole a quei “problemi psicologici” che sono da sempre la scialuppa di salvataggio degli allenatori a digiuno di risultati. Lui è ancora convinto di poter plasmare la squadra cui punta da quest’estate ma sono sempre meno quelli che ne condividono la certezza. Arrivano ora due partite forse decisive per la sua sorte: quella di domani in Coppa con la Virtus Verona e soprattutto quella di campionato con la Juve U23 del 12 ottobre. Non ha alternative, perché è già nell’aria il totonomi per la sua panchina: il pole position tra i tifosi Giuseppe Iachini, che ha chiuso col Parma nel maggio scorso. Per fare previsioni vorrei entrare nella testa dei Rosso. Lo difenderanno ad oltranza? Io sono uno che si è battuto per dargli il tempo di giocare le sue carte, ma il rischio è quello di maturare un gap negativo che poi si fa fatica a recuperare.

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