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Lr Vicenza: salga a bordo, comandante Rosso!

Qualunque sia l’epilogo della stagione, l’unico modo per dare un senso a questa Waterloo calcistica dovrebbe passare attraverso una riflessione pubblica sugli errori commessi dalla proprietà

Parlando di calcio disse una volta il grande Giancarlo Salvi: “Se uno non riesce a far bene a Vicenza significa che è deficiente “ A voler essere buoni ci si potrebbe attaccare all’etimologia del “deficere”, concludendo che a chi fallisce in una piazza del genere manca qualcosa di importante. Talento o carattere in un giocatore. Intelligenza o umiltà in un dirigente.

Perché l’ambiente biancorosso, fin dal 1902, vive questo sport con un amore viscerale che travalica le generazioni e resiste alle peggiori delusioni. Guardate qui sotto lo screen shot delle mie ultime pagelle: quelle della sconfitta al Menti con il Perugia. Ennesima delusione della stagione che ha compromesso (con ogni probabilità) la permanenza in serie B. Ebbene, mi sarei aspettato che la pandemia pallonara del MAI UNA GIOIA si sarebbe ripercossa perniciosamente sull’interesse per la squadra e le sue sorti, in un cosmico distacco affettivo.

Quando invece ho visto che 15.000 persone (dato tuttora in crescita) hanno condiviso l’articolo, beh, amici miei, non ho potuto sottrarmi ad una considerazione. Che è in realtà un accorato appello al patron Renzo Rosso e a sua figlio Stefano. Qualunque sia l’epilogo della stagione (per quanto mi riguarda una eventuale miracolosa salvezza non cambia di una virgola le valutazioni su quanto successo) l’unico modo per dare un senso a questa Waterloo calcistica dovrebbe passare attraverso una riflessione pubblica sugli errori commessi dalla proprietà. Iniziando dalla scelta degli allenatori passando per le strategie di mercato per arrivare alla comunicazione. E non sto parlando delle brochures o dei post in rete Ci vorrebbe il coraggio dell’autocritica, la misura delle parole e la trasparenza del cambiamento. Se si capisse che non c’è nulla di vergognoso nello sbagliare mentre è da perdenti la pertinacia nel non ammetterlo, si pottebbe provare a ripartire. In C come in B.

L’arroganza è un difettaccio comunque. Appena sopportabile in chi ha dalla sua la forza dei risultati. Penoso e ridicolo quando si sono falliti gli obiettivi. Questa, a mio avviso, è la grande sfida del prossimo futuro: tirar fuori la testa dalla sabbia e guardare da veri uomini la situazione. Abbassare gli altoparlanti degli alibi e riflettere lucidamente su una nuova strada per il futuro.

E se nemmeno 22 sconfitte (almeno per ora) si riveleranno sufficienti ad imboccare questo New Deal biancorosso, allora si sarebbe davvero una retrocessione epocale, che proietterebbe il Lane verso l’abisso. Salga a bordo, comandante Rosso!


 

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