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Lr Vicenza: col Pordenone per cambiare strada

L'analisi di Alberto Belloni in vista del match di domenica

Potrebbe essere quello di domani (domenica 3 ottobre) a Lignano il turno che avvia la rinascita del Lanerossi Vicenza? Potrebbe, certo. Lo speriamo tutti.

Ma perché decolli sul serio un nuovo corso, capace di portare la squadra verso la serie A, è necessaria una precondizione che va al di là del (pur importantissimo) risultato al Teghil. Mi riferisco ad una ritrovata unità di intenti di tutte le componenti che ruotano attorno al Vicenza. I tifosi hanno già fatto un primo passo, cessando lo sciopero contro i provvedimenti anti Covid e garantendo così un contorno alla gara dove il pubblico biancorosso pareggerà sugli spalti quello neroverde. Ma non basta.

Serve che ognuno faccia il suo passo nella giusta direzione. Giocatori, mondo imprenditoriale, stampa ma soprattutto società. Non che i Rosso sin qui siano stati a guardare, intendiamoci. Il loro ruolo nel salvataggio del club è stato fondamentale. Quel che deve cambiare, lassù, in alto loco, è l’approccio con l’ambiente. Non se ne può davvero più di fenomeni che sembrano appena arrivati da Marte.

Ora che non c’è Di Carlo a spiegarci in conferenza stampa che il bilancio delle ripetute sconfitte in campo è stato sostanzialmente positivo (facendoci sentire tutti degli idioti), occorre che nella stanza dei bottoni si scenda dallo scranno e si guardi con obiettività alla situazione. Nessuno chiede un pubblico autodafè ormai superfluo a frittata fatta, ma piuttosto una consapevolezza degli errori fatti. Questa sì è vitale se si vuole davvero iniziare a volare. Parola d’ordine: fatti, prima dei proclami da marketing. Abbiamo sentito continuamente rimarcare che la proprietà di via Schio si pone a livello di serie A, che l’organizzazione sta su standart da grande club europeo che l’allenatore era il top del calcio italico, che i giocatori presi si distinguevano nella cerchia dei top player (sì, lei che ride là in fondo, anche Longhigno), che solo la pandemia, l’assenza di spettatori, gli infortuni ecc. hanno malignamente limitato le grandi potenzialità della squadra. Bla, bla, bla.

Vi ricordate come duettavano Mina e Aberto Lupo nella celeberrima canzone? La realtà, se la si vuole guardare con occhi diversi dallo sguardo puramente aziendalistico, mette in tavola pietanze diverse. Questi ultimi tre anni sono stati caratterizzati da una promozione, arrivata però in un campionato di C assolutamente anomalo, nel quale in Vicenza (giustamente in testa con 5 punti di margine) non ha disputato le ultime 11 giornate. Le cinque lunghezze dalla seconda in graduatoria (la Reggiana) ma soprattutto i 33 punti ancora a disposizione, rendono storicamente quel salto in B quanto meno anomalo. Basti pensare a quanto successo al Padova l’anno scorso, con i biancoscudati leader della classifica, bruciati sul filo di lana dopo una stagione trionfale.

Quanto al 2020/2021, ricordiamo tutti com’è andata. L’undici di Mimmo è finito al dodicesimo posto, guadagnando la salvezza ma posizionandosi appena sopra la linea di galleggiamento. Sulla stagione in corso sorvoliamo, per non rigirare il coltello nella piaga. Insomma, se proprio dovessi fare un bilancio dell’approccio OTB alla piazza biancorossa, propenderei per una promozione col minimo dei voti. Riservando il 10 e lode solo alla presenza di RR all’udienza fallimentare dove si è deciso il futuro del Lane. Adesso, attraverso i prossimi passi in avanti in un momento difficile, è possibile davvero ricominciare. Una mission possible, nell’insopportabile business english prediletto dal management. Le eccellenze sulle quali basare il nuovo corso ci sono tutte e su questo hanno ragione il Patron e il suo staff. Ma va ridotta la distanza tra il Palazzo e la gente. E cambiare drasticamente il linguaggio della comunicazione.

Non è con l’aplomb bocconiano che si schioderà il Lane da quell’orrendo zero in classifica, ma piuttosto togliendo un po’ delle barriere che fanno sentire troppo lontana la proprietà. Perché il calcio è ancora in buona parte passione, sudore, bestemmie, bicchieri di birra, abbracci e bandieroni. Altro che board, brand, firm e briefing… E forza allora, vecchio cuore biancorosso! Andiamo pure verso la modernità, ma con lo zainetto pieno delle vecchie cose che rendono così unico questo sport. Avanti dunque con Vicenza-Pordenone, per riconoscere e scrollarci di dosso le incertezze del passato. Ma tutti, però. Nessuno escluso. Yes, we can, tanto per accontentare ancora l’anglofilia imperante…

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