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Lane: critiche costruttive e fiducia nel mister

Dopo il match Reggiana-Vicenza, è tempo di fare alcune riflessioni

Devo ai lettori di VicenzaToday un supplemento di valutazione sull’andamento di Reggiana-Vicenza ed in particolare un approfondimento sul momento tecnicotattico di Mimmo Di Carlo.

Premesso che cerco di non andare mai fuori dai miei limiti (“pisciare fuori dal boccale” diceva in modo colorito il mio vecchio direttore Gianmauro Anni), col dare lezioni a quelli che ne sanno certamente più del sottoscritto in tema di pallone, resta comunque il fatto che pure a quelli che non hanno fatto il corso di Coverciano spetta il diritto di dare qualche parere (frutto magari di tanti anni di calcio da osservatori) sulla composizione della squadra e sullo spettacolo che essa offre in campo. Vale per i tifosi (oggi giustamente imbufaliti dopo l’osceno spettacolo del Mapei Stadium), quanto per i giornalisti e per i commentatori esterni.

Facciamo d’ambleau una premessa: personalmente ho ancora fiducia nel timoniere biancorosso. Il mister, dopo le tre buone esibizioni del suo Lane, è incappato in una giornata orribile, nella quale ha messo del suo per rendere più difficili le cose. Ero curioso di leggere le sue dichiarazioni del dopopartita (visto che in occasione di altre prove negative ci aveva stupito – ed irritato – con dichiarazioni di stima per la squadra e per il gioco espresso) e devo dire di averlo trovato sostanzialmente equilibrato. Il Vicenza ha giocato male come insieme e nei singoli. E qui potremmo anche chiudere la cosa, in attesa di scoprire col Venezia un Lane molto diverso e migliore dell’Armata Brancaleone di Reggio. Ma non si può non rilevare che l’insoddisfazione dell’ambiente è più ampia rispetto a quel che si vede sul campo. Tocca, ad esempio, la conduzione della campagna acquisti estiva, i cui effetti stiamo toccando con mano non da oggi. Magalini ha lavorato in condizioni non facilissime, condizionato da un budget di spesa inferiore a quello di molte squadre cadette, ma è palese che sono stati fatti errori di valutazione e azzardi al limite del suicidio.

Non voglio dilungarmi sulle condizioni fisiche di Jallow o di Ierardi, sulle reali potenzialità di Longo o Perina, sulle mancate cessioni di Scoppa o Marotta ecc. Qualcosa di buono va archiviato: Dalmonte è un rinforzo valido (anche se per riscattarlo serviranno, si dice, circa 600.000 euro), Da Riva un prestito azzeccato e Gori un giovane che più avanti potrà farsi valere. Tuttavia pesano le forzate assenze di Nalini, giocatore necessario e sul quale gravita un mistero che dovrebbe allontanarsi presto, almeno a quanto dicono i bollettini medici (ma ieri non era ancora nemmeno in panca), l’età di Meggiorini (il quale mostra nelle ultime settimane un certo calo atletico, dopo aver tirato la carretta fino a Natale) e l’equivoco di un centrocampo sul quale solo da pochi giorni (con l’arrivo di Agazzi) si è intervenuti cercando di aggiungere un regista.

Detto questo, ribadisco la premessa. Per me l’allenatore non è in discussione, almeno per quest’anno. Mimmo ha in sé le risorse per rimettere a posto le cose, guidare con polso fermo lo spogliatoio e raggiungere l’obiettivo minimale della stagione, cioè una salvezza tranquilla. E’ corretto criticarlo, se è il caso, ma è giusto far quadrato attorno a lui, facendogli sentire la fiducia di tutti. Quel che mi piacerebbe, tuttavia (e non mi riferisco solo alla panchina) sarebbe riscontrare nell’atteggiamento del management tecnico, un’apertura all’autocritica e una capacità di far tesoro degli errori commessi. Si tratta di una virtù da vincenti, non da perdenti. Quanto alla proprietà, la sua strategia è palese: gli investimenti dei Rosso sul calcio sono soggetti a dei limiti. Così è stato a Bassano, così a Vicenza, finora. La mia opinione è che non vadano giudicati in teoria, ma nei fatti.

Se quest’anno il Vicenza riuscirà a salvarsi bene, avranno ragione loro. Se sapranno avviare un ciclo triennale o quinquennale con obiettivo la serie A e lo condurranno a termine, la loro ragione sarà da standing ovation. Giudichiamoli dunque dai fatti, senza preconcetti, mossi dall’unico obiettivo di rivedere il Lane al posto che gli spetta. Magari facendoci vedere un po’ di spettacolo sul campo. Magari riuscendo a concretizzare la politica dei talenti fatti in casa. Magari con un piccolo sacrificio in più sul piano degli investimenti. Magari con meno Fenomeni in cabina di regia. Perché la gente sarà pur semplice, poco studiata, umorale e istintiva. Però è perfettamente in grado di capire da sola se le cose vanno bene o male. Non gli si potrà chiedere le soluzioni, ma nemmeno prenderla giro trattandola da visionaria.

Concludo ribadendo una convinzione che ho espresso già ad inizio campionato. Questa squadra, già così com’è, può giocarsi tutte le partite. Vale l’8°/10° posto in graduatoria, a patto che butti sul tappeto le caratteristiche da provinciale che dovrebbe avere nel suo DNA: grinta, abnegazione, coraggio, amalgama, sacrificio… Tutte doti che Di Carlo porta dentro di sé come un destino ineluttabile. Per questo, nonostante i passi falsi, sono molto ottimista. Lasciamo fare a Mimmo…

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