Pensieri in libertà su migranti, tragedie, futuro, occidente e politica
A pochi giorni dall'ennesima tragedia del mare e con milioni di nuovi migranti pronti a partire verso le nostre coste, tutte le persone di buon senso si chiedono con preoccupazione cosa fare.
Prima sgombriamo il campo dai sensi di colpa che non ci permettono un'analisi lucida e obiettiva.
Se è pur vero che noi europei con le colonie e gli Stati Uniti con lo schiavismo, abbiamo sulle spalle secoli di brutale sfruttamento dell'Africa, attualmente utilizziamo le materie prime e i generi alimentari, in maniera più trasparente e meno predatoria.
Superato il momento emotivo (parliamo di esseri umani con gli stessi nostri sentimenti, pensieri, sogni, la stessa carne e sangue, …) e la voglia di salvare il mondo (ci sono molte altre aree di crisi e sofferenza nel pianeta) bisogna fare i conti con la dura realtà delle risorse disponibili. Alla fine il problema è sempre uno solo: cosa vogliamo/possiamo fare effettivamente e chi paga?
A titolo personale uno può fare una scelta francescana radicale, vendere tutto e darlo ai poveri, ma a livello di comunità è necessario mediare e condividere gli obiettivi e le modalità di raggiungimento. Bisogna fare uno sporco lavoro di pianificazione, con regole, numeri, date, vincoli. Pur con gli occhi lucidi, il cuore pieno di buoni sentimenti e di amore per il prossimo, si devono prendere decisioni dolorose: qualcuno vivrà, qualcuno morirà. Questo è il mondo reale! Non vuol dire essere cinici ma semplicemente concreti. Cinismo è invece l'evanescenza, il non definire chiaramente le cose, il tradimento, le promesse non mantenute, disattendere le aspettative; è meglio promettere poco e mantenere gli impegni, che promettere il mondo e poi … . È uno dei maggiori e brutti difetti dei nostri politici. Chi è stato eletto ed è pagato per fare le cose deve farle, almeno l'emergenza. Sono sempre decisioni angoscianti, bisogna metterci la faccia e si può sbagliare, ma è molto peggio e immorale l'inerzia.
Per le cose a medio e lungo termine, più impegnative, si deve ricorrere a consultazioni popolari, tipo i democraticissimi referendum propositivi svizzeri.
Tornando all'emergenza, il trattato di Dublino è nato male, è annegato più volte assieme ai poveri migranti e si può dichiarare superato dagli ultimi avvenimenti. È stata colpa della cattiva organizzazione italica, dei mancati controlli, delle ruberie, della scarsità di fondi, …, non importa, è palese che l'Italia (o chiunque altro paese al suo posto) non ce la può fare a sostenere sul proprio territorio il flusso migratorio iniziale dal nord Africa! Dunque di fronte alla situazione critica di migranti a rischio di annegamento tutti devono attivarsi (navi di qualsiasi nazionalità, Greenpeace, filantropi vari, …) e prodigarsi al salvamento; e portarli tutti, senza guardare documenti e requisiti, in centri di accoglienza, non solo in quelli affacciati sul mediterraneo e adriatico, ma anche nel nord Europa. Si può pensare anche a treni/aerei specifici che partendo dalle coste italiane portano al centro nord Europa (non facciamo facili analogie con i treni blindati del secolo scorso). I migranti verranno ripartiti equamente tra le varie nazioni europee che faranno localmente le valutazioni sui singoli casi, con l'individuazione della nazione di destinazione finale e gestiranno l'eventuale rimpatrio.
E poi? E prima? Non si può ragionare solo per l'emergenza, bisogna cercare di anticiparla!
È necessario agire energicamente (ma non con gli isterici e interessati bombardamenti francesi/europei in Libia del 2011) presso i paesi che generano l'immigrazione e in quelli di transito, cercando di ridurre le cause dell'emigrazione stessa (principalmente economiche, politiche e religiose) e colpendo i trafficanti di esseri umani. È facile a dirsi, ma come? Devono essere coinvolti tutti gli organismi internazionali. E dobbiamo rimuovere eventuali conflitti d'interesse.
Come ampiamente previsto il tappo libico è saltato, pertanto, costi quel che costi, o si accoglie tutti dal mare consapevoli del rischio di amplificare questo metodo migratorio che ha già provocato migliaia di vittime innocenti, o non si accoglie nessuno, avendo il coraggio di creare un vero blocco navale per fermare le carrette del mare ai confini delle acque territoriali o ancor meglio presso i porti di partenza e da lì gestire le richieste d'asilo e smistare opportunamente gli aventi diritto, attraverso corridoi (navali, aerei) protetti. Agendo più in profondità si dovrebbero creare questi centri di smistamento direttamente nei paesi d'origine dei flussi migratori. In questi due modi si contrasta il potere dei criminali trafficanti di esseri umani e si riducono violenze e morti di marce via terra (che poco conosciamo) e traversate (tristemente note). Non riesco ad immaginare altre soluzioni funzionali; sulla sostenibilità bisogna fare bene i conti, ma è certo che non si può fare i buoni e i bravi solo a parole.
Oltre all'aspetto umanitario ed emergenziale, la questione di fondo è il modello d'integrazione da attuare, cioè cosa vogliono essere/diventare l'Europa e l'occidente! L'Europa, ed in particolare l'Italia, sono in grado di sostenere l'impatto nel breve/medio periodo di altri milioni di persone? L'Italia in piena recessione e con un sistema economico asfittico non rischia forse di uscirne devastata socialmente ed economicamente? Quanto siamo disposti ad investire per l'integrazione dei migranti? Per contro, quanto siamo disposti ad investire per arginare gli eccessi? Sono tutte decisioni vitali che non possono essere delegate ai governi!
Troppe sono le chiacchiere inconcludenti di superficiali governanti italiani/europei che con la loro solidarietà, non sostenibile e a volte interessata, imposta sulla pelle degli altri, hanno incattivito i tolleranti e generosi italiani provocando una guerra tra poveri.