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Piana della Marcesina, in cinquecento lungo le foreste rase al suolo

Zanoni: “Costa e Zaia applichino la legge sulla tutela della fauna selvatica: stop alla caccia nelle zone colpite dal disastro”

“Il ministro Costa e il presidente Zaia ascoltino i veneti, gli italiani, la smettano di girarsi dall’altra parte”.

È l’appello che si è levato sabato dalla manifestazione nazionale ‘Un mese dopo la catastrofe’, organizzata da numerose associazioni animaliste e ambientaliste (Iams- Impegno e Azione per un mondo sostenibile, da Enpa-Ente nazionale protezione animali, Lac-Lega per l’abolizione della caccia, Lav-Lega anti vivisezione, Lidaa-Lega italiana difesa animali e ambiente, Oipa-Organizzazione internazionale protezione animali, Mountain Wilderness, Lndc-Lega nazionale per la difesa del cane, Lipu-Lega italiana protezione uccelli, Wwf-World Wildlife Fund, Ecoistituto del Veneto Alex Langer, Coordinamento protezionista Veneto e Legambiente) che si è svolta a Piana della Marcesina. Un serpentone silenzioso, poco meno di cinquecento manifestanti, da Valmaron ha raggiunto il Rifugio Marcesina attraverso gli oltre tre chilometri di foresta rasa al suolo. 

“È uno scenario apocalittico, credo che certe immagini resteranno scolpite per sempre negli occhi e nel cuore di tutti i partecipanti. Una grande presenza, superiore alle aspettative - commenta Andrea Zanoni, consigliere regionale del Partito Democratico tra i promotori e sostenitori dell’iniziativa, cui ha partecipato con le collega dell’Intergruppo per il benessere e la conservazione degli animali e della natura Patrizia Bartelle (Gruppo Misto) - Dimostra quanto i temi dell’ambiente e della tutela degli animali siano sentiti. L’idea della manifestazione è nata durante la conferenza stampa tenuta lo scorso 14 novembre alla Camera dei Deputati insieme a Patrizia Prestipino, responsabile nazionale del Dipartimento difesa degli animali del Partito Democratico e a Michela Brambilla, presidente dell’Intergruppo tutela animali di Montecitorio, durante la quale, alla presenza dei rappresentanti delle maggiori associazioni animaliste e ambientaliste, illustrai con foto e numeri l’entità del disastro: 100mila ettari di foresta rasa al suolo, 15 milioni di alberi caduti e migliaia di animali morti sotto i tronchi”.

Nel corso della manifestazione sono state ribadite tre richieste: divieto di caccia per l’intera stagione venatoria nelle province colpite dall’uragano, lo stop al progetto di legge regionale per l’apertura dei sentieri di montagna ai fuoristrada dei cacciatori e azioni concrete per contrastare i cambiamenti climatici che in Veneto hanno lasciato il segno con il tornado del luglio 2015 sulla Riviera del Brenta e con l’uragano del 29 ottobre..

“Richieste - aggiunge Zanoni che a Palazzo Ferro Fini è anche vicepresidente della commissione Ambiente - rafforzate dal parere dell’Ispra che, rispondendo a una mia lettera, ha evidenziato l’opportunità di vietare la caccia per tutta la stagione 2018/19 nelle zone interessate dai danneggiamenti forestali, inclusa una fascia territoriale contigua di un chilometro, vista l’eccezionalità della situazione. Ma oltre al sottoscritto e all’Ispra sono migliaia di veneti a chiederlo: Zaia applichi, come è nelle sue prerogative, la legge sulla tutela della fauna selvatica e Costa emetta un’ordinanza di stop alla caccia come fece Ripa Di Meana nel 1992 a causa dei terreni ghiacciati”.

L’autorevole parere scientifico degli esperti dell’ISPRA l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, istituto dello Stato, è arrivato giovedì scorso 29 dicembre, in risposta ad una richiesta del Consigliere Andrea Zanoni. L’Ispra ha scritto che “gli impatti possono comprendere la mortalità diretta causata dal crollo degli alberi , la distruzione dei siti di riparo e riproduzione e la riduzione della disponibilità trofica legata agli ambienti danneggiati” concludendo che “considerata l’eccezionalità della situazione ambientale e faunistica e seguendo un necessario principio di cautela, Ispra ritiene andrebbe considerata la chiusura del prelievo venatorio per l’intera stagione 2019 -2019 sulle specie ornitiche e su tutta la piccola selvaggina nei comprensori della Regione del Veneto e della Provincia di Trento interessati dai danneggiamenti degli ambienti forestali, e ad una fascia territoriale contigua di un km”. La Regione invece continua a vietare la caccia in solo una manciata di comuni del bellunese e solo per periodi di dieci giorni, ora fino al 13 dicembre.

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