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Il racconto di Natale: Assalto al pollaio!

Una storia natalizia di Silvia Miola ambientata a Fimon

Tanto tempo fa c'era una valle in cui gli animali e gli umani vivevano in soddisfacente armonia. Alcuni umani capivano il linguaggio animale e quasi tutti gli animali capivano il linguaggio umano.

Un giorno però fu sferrato un attacco al pollaio della vecchia Delfina e una gallina cadde in battaglia. Si sospettò subito delle volpi che abitavano la valle, non era da escludersi però che fosse l'opera di una donnola. Proprio di questa opinione era la matriarca del più nobile clan delle volpi che decise di condividere le proprie idee con la nipotina.

«Amata Fiammetta,» disse la nonna mentre passeggiavano in un prato ai piedi delle colline «sei giovane ma è giusto che io ti parli dell'assalto al pollaio... Si tratta di conservare l'equilibrio precario che abbiamo con gli umani. Un giorno sarai tu a succedermi a capo del clan delle volpi e probabilmente affronterai casi analoghi. Come forse ti ha raccontato il papà, abbiamo stipulato un patto con gli uomini in cui ci impegniamo a cacciare i loro animali domestici solo durante gli inverni particolarmente rigidi e comunque sempre per lo stretto necessario. Adesso il clima è mite, quindi temo che ci saranno ritorsioni».

Fiammetta ascoltava con una espressione seria la nonna per dimostrarle che era molto interessata alle questioni politiche. All'improvviso scorse due bipedi passeggiare nel prato poco lontano. «Guarda nonna!» indicò la piccina.

«Sono due femmine: una è vecchissima e l'altra ha pochi anni di vita. Proprio come noi due, Fiammetta,» rispose la nonna. «Com'è carino il cucciolo! Certo che a vederle così sembrano innocue… Cosa fanno? Riesci a capire cosa dicono?»

«Sì, il vento porta le loro parole proprio nella nostra direzione. La femmina anziana indica i nomi delle piante alla piccina».

«Davvero capisci il loro linguaggio?»

«Sì e lo imparerai anche tu con il tempo. Ora torniamo a casa: è quasi ora di pranzo. Appena ti avrò riaccompagnata a casa andrò dalle galline della vecchia Delfina per sapere se hanno visto chi le ha attaccate. Dubito che otterrò qualche informazione perché il fatto è avvenuto a notte fonda».

L'anziana volpe attraversò con cautela il torrente in secca che separava il bosco dai campi coltivati e si diresse verso la piccola contrada dove si trovava il luogo del misfatto. Cercò di essere il più prudente possibile perché non era saggio farsi vedere dagli umani così vicino alla loro case. Svoltò vicino alla legnaia di Delfina e giunse al cancello del ricovero dei polli.

Due galline-sentinelle armate di lancia pattugliavano l'ingresso con fare risoluto. Si accorsero della anziana volpe e le lanciarono uno sguardo di sfida forti del fatto che il cancello non era facilmente valicabile.

Come è risaputo, al calar del sole anche le galline più battagliere si trasformano in soffici pennuti che nascondono dolcemente la testa sotto l'ala cadendo in un sonno profondo. Tuttavia la visita della volpe avveniva in pieno giorno perciò le sentinelle erano determinate a difendere le compagne con lance, artigli e anche beccate se necessario.

Rubia rimase ad una prudente distanza. Si rese conto che le due guardie non avevano nessuna intenzione di parlare con lei perché temevano di essere aggredite. Inoltre non si poteva escludere che iniziassero a schiamazzare per richiamare l'attenzione degli esseri umani. Così decise di allontanarsi.

Non rimaneva che ricorrere al piano B, un piano “magico”. Nella parte più remota della valle, vicino ai terrazzamenti dei vigneti alla base del bosco, dimorava il Gran Scarbonasso: un serpente biacco antichissimo che si diceva fosse il progenitore di tutti i biacchi esistenti.

Aveva centinaia di anni e il suo corpo continuava a crescere per cui doveva vivere il più possibile al riparo dagli sguardi degli umani rannicchiato tra le pietre dei muretti a secco. A volte si spingeva verso il limitare del bosco dove trovava delle belle pietre porose su cui distendersi per stare al calduccio anche nelle giornate più fredde.

Malgrado le  sue notevoli dimensioni si nutriva poco o nulla perché aveva intrapreso una vita ascetica che potenziava le sue capacità divinatorie. Era un tipo piuttosto solitario e non usava volentieri le sue arti magiche per predire il futuro o consigliare. Per lo più si rivolgevano a lui tortorelle che temevano di essere tradite dal compagno o qualche mamma talpa preoccupata per il figliolo che non voleva lavorare nella premiata ditta di scavi della famiglia. Tutte vicende che non necessitavano certo dei consigli di un grande stregone come lui. Per tutte queste ragioni viveva molto isolato e si era conquistato la fama di burbero.

Nonna Rubia ricordava ancora quando era stata presentata al Gran Scarbonasso e come gli fosse apparso maestoso. Era ancora cucciola e adesso Fiammetta aveva più o meno l'età la stessa età. Decise così che era l'occasione buona per presentarle il biacco.

«Fiammetta,» disse la nonna rientrata a casa «oggi ci addentreremo nel fondo della valle dove si trovavano i mulini in rovina. Nel vigneto della donna chiamata Carmela si trovano numerosi terrazzamenti… Lì dimora un potente sciamano. Voglio che tu lo conosca perché un giorno potresti doverti rivolgere a lui. Hai paura?»

La nipote non nascose che un po' di paura l'aveva, perché i cuccioli di volpe si raccontavano vicendevolmente paurosi aneddoti sull'anziano serpente: «Carminio mi ha detto che lo stregone può inghiottire tutti i topi della valle in un sol boccone e anche due volpi. E' vero, nonna?»

«No, piccina però è un serpente di enormi dimensioni e la sua pelle è nera come la notte più profonda. I suoi occhi sembrano tizzoni ardenti perché sono la manifestazione della sua saggezza e della sua capacità divinatoria.» Intuendo però che la nipote voleva essere rassicurata sull'appetito del rettile, aggiunse: «Non mangia volpi né grandi quantità di topi. Sì, qualche animaletto… ma poco o nulla perché con l'avanzare dell'età si perde un po' l'appetito».

Fiammetta non ebbe più paura e le due volpi poterono incamminarsi verso la parte più profonda della valle.  Per un tratto percorsero piccoli appezzamenti coltivati al limitare delle colline, poi si addentrarono sulla strada mulattiera che percorre per tutta la lunghezza la vallata.  Quella zona è poco abitata quindi sufficientemente sicura per gli animali. Ad un tratto svoltarono in una stradina e giunsero in una piccola corte dove c'era un mulino abbandonato. La roggia invece scorreva ancora serena e, dove le acque erano più calme, era popolata da pesciolini affusolati.

«Ecco qualche altro sprovveduto che cerca il Grande Scarbonasso!» commentò un pescetto avvistando le due volpi.

«Ora stiamo per entrare nel terreno di Carmela» intimò Rubia «Dobbiamo rimanere in silenzio e muoverci con cautela». Si diressero verso il vigneto che stava alle spalle del capanno degli attrezzi, poi verso i muretti a secco che delimitavano l'inizio del pendio della collina chiamata Castegnaro.

In lontananza videro il serpente che stava raccogliendo delle erbe ipnotiche. Era davvero gigantesco, ma vederlo in una attività così comune lo faceva sembrare un vecchietto qualsiasi. La nonna cercò di attirare la sua attenzione, ma l'animale sentiva e vedeva poco. Quando furono arrivate ad una ragionevole distanza l'anziana volpe esordì: «Venerabile Gran Sacarbonasso, siamo qui per chiedere umilmente il tuo aiuto».

Il serpente parve un po' contrariato nel farsi sorprendere mentre era occupato in faccende così ordinarie. Subitamente si avvolse in mille maestose spire e drizzò superbamente il capo. Dopo qualche istante riconobbe la sua visitatrice: «Volpe Rubia, il tuo mantello è striato d'argento ormai, ma la tua bellezza è ancora evidente».

«Grazie Venerabile». Rispose la nonna

«Chi è il batuffolino che ti accompagna?»

«È mia nipote Fiammetta, è destinata a succedermi al trono. Fiammetta dai, saluta».

«Sono onorata di conoscerla signor Venerabile.» disse facendo un inchino.

«Venerabile Gran Scarbonasso.» la corresse la nonna.

«Piacere mio, nobile Fiammetta. Sembri proprio appetitosa!» e scoppiò in una grossa risata. (Il biacco sapeva cosa si diceva in giro del suo grande appetito.) «Cosa vi porta da me?»

La nonna spiegò la vicenda del pollaio e quanto fosse importante individuare il colpevole affinché facesse ammenda: «Ne vale il precario equilibrio che abbiamo con gli umani».

«Capisco benissimo e per questo vi aiuterò. Mi procurerò l'erba del diavolo, poi cercheremo dell'acqua stagnante in cui potrò vedere il riflesso degli avvenimenti passati».

La preziosa erba si trovava vicino al capanno degli attrezzi di Carmela. Era una pianta dalla grande tossicità, ma allo stesso tempo aveva dei graziosi fiori bianchi per questo era usata per scopi ornamentali. Lo sciamano si diresse con sicurezza verso l'aiuola del capanno. «Sarà un po' più difficile trovare dell'acqua stagnante» spiegò alle due volpi finché coglieva l'erba magica. «Gli umani la chiamano acqua-morta e tendono a disfarsene. In questa stagione inoltre non ci sono pozze nel torrente in secca».

Rubia si ricordò che, in un campo che avevano attraversato, c'era una botte piena di acqua piovana usata per irrigare i campi e ne parlò al maestoso serpente.

«Andrà benissimo! Prima però passiamo a prendere un piccolo braciere che conservo nella mia tana,» rispose.

Detto fatto, poi i tre animali si incamminarono verso il campo. Una volta che furono giunti nei pressi della botte il biacco estrasse da una bisaccia il braciere e le erbe magiche.

«Potete osservare, ma tenetevi a debita distanza,» spiegò con gravità alle due volpi quindi accese il braciere e vi gettò l'erba del diavolo. Inalò più volte il fumo che si sprigionava e si affacciò sull'acqua contenuta nella botte.

Per alcuni istanti l'acqua continuò ad essere nera e sinistra, poi lo sciamano cominciò a distinguere un turbinio di forme. Erano le anime degli animali e degli umani che avevano abitato la valle. Alcune fuggivano impaurite per essere state richiamate da una forza sconosciuta, altre più salde e coraggiose rimasero sulla superficie dell'acqua. Il serpente riusciva poco a poco a vedere chiaramente il loro aspetto.

Le due volpi naturalmente non potevano intuire tutto questo. Con il fiato sospeso osservarono il serpente profondamente assorto, poi lo sentirono chiedere lumi sul passato a qualcuno o qualcosa che evidentemente si trovava nella botte. Infine lo videro perdere i sensi. Corsero subito a soccorrerlo, ma per fortuna il biacco si risvegliò immediatamente e rivelò: «È stata la volpe Vermiglia.»

La nonna rimase molto sorpresa e allo stesso tempo rattristata nello scoprire che si trattava di una volpe. «Ora le chiederò di fare ammenda pubblicamente e di impegnarsi a non metterci più in pericolo… pena l'esilio! Andiamo Fiammetta, il nostro compito non è finito!»

La volpe Vermiglia saggiamente si assunse la propria responsabilità e si offerse anche, se necessario, di andare a parlare con la vecchia Delfina. Fu così riaccolta nella comunità delle volpi. Fortunatamente la traballante pace con gli umani non venne compromessa.

Questi avvenimenti furono determinanti per la vita di Fiammetta.  Decise che da grande sarebbe diventata una sciamana, lasciando alla sorella minore (nata pochi anni dopo) la carica di regnante. Dapprima fu una brillante allieva del Gran Scarbonasso e attualmente è una sua stimata collaboratrice. Il biacco non avrebbe mai creduto di incontrare una volpe capace di eguagliarlo nella divinazione e nelle pozioni magiche, ma dovette ricredersi.

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