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Salute Santorso

Due nuovi ventilatori polmonari per la terapia intensiva

Le due apparecchiature sono state consegnate all’Ospedale Alto Vicentino e sono frutto di una donazione da parte della Fondazione di Comunità Vicentina per la Qualità della Vita

Continuano le azioni di solidarietà dei vicentini nei confronti degli ospedali del territorio: sono stati consegnati venerdì all’Ospedale Alto Vicentino due nuovi ventilatori polmonari di ultima generazione, per il trattamento dei pazienti con insufficienza respiratoria. I due macchinari, che saranno installati nel reparto di Rianimazione e Terapia intensiva post-operatoria di Santorso, sono frutto di una donazione del valore complessivo di 66.000 euro, resa possibile grazie alle donazioni raccolte dalla Fondazione di Comunità Vicentina per la qualità della vita nell’ambito della campagna “Aiutiamo i nostri ospedali”, che ha coinvolto fino a oggi più di 1.300 vicentini. Si tratta di ventilatori elettronici all’avanguardia, adatti al trattamento ventilatorio dei pazienti, sia adulti che pediatrici. Grazie alle nuove apparecchiature, i pazienti potranno beneficiare di metodiche di protezione polmonare avanzate in tutte le fasi della ventilazione: controllata, assistita, non invasiva e durante le prove di respirazione spontanea. «Questi due macchinari di ultima generazione - spiega il dott. Luigi Ongaro, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Anestesia e Rianimazione dell’Ospedale Alto Vicentino - si riveleranno senz’altro utilissimi per il trattamento dell’insufficienza respiratoria nel paziente ricoverato con polmonite Covid. L’utilizzo delle tecnologie più avanzate rappresenta infatti un supporto importante per garantire un’assistenza ancora più efficace a questi pazienti».

«Ringrazio la Fondazione di Comunità Vicentina - commenta il Commissario dell’Ulss 7 Pedemontana, Bortolo Simoni - e quanti hanno contribuito all’acquisto dei due ventilatori che si rivelano quanto mai preziosi in questo momento. Ancora una volta si conferma la sensibilità e la vicinanza del territorio nei confronti dei nostri ospedali e questo rappresenta certamente una spinta in più, anche sul piano emotivo, per tutti gli operatori sanitari».

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