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La "guerra delle altane": la Regione le permette ma provvisorie

Altro capitolo della lunga querelle tra ambienalisti e cacciatori a proposito del casotti da caccia. Dopo la bocciatura della Corte Costituzionale, la Regione ha corretto la norma. Il commento del consigliere vicentino Toniolo

Chissà se l'emendamento approvato in Regione Veneto metterà la parola fine alla lunga battaglia tra cacciatori ed ambientalisti sulla questione delle altane di caccia. Breve riassunto delle puntate precedenti: dopo numerosi esposti e denunce per abuso edilizio da parte del Grig, i Comuni avevano cominciato a rispondere dichiarando esplicitamente che queste strutture, permanenti nei terreni boschivi, non erano state denunciate. La Regione, con un "colpo di mano" le aveva quindi liberalizzate, provocando la reazione degli ambientalisti che si sono rivolti alla Corte Costituzionale che ha dato lo loro ragione. Siamo al 14 giugno. 

"Con l'emendamento approvato in aula sugli appostamenti per la caccia, i cacciatori veneti possono tornare a utilizzare i casotti senza rischiare la denuncia per abuso edilizio e presunto abuso paesaggistico, però a determinate condizioni!" afferma il consigliere Costantino Toniolo, dopo l'approvazione in Consiglio regionale della proposta di legge 376 "rideterminazione del termine di validità del piano faunistico venatorio regionale approvato con legge del 5 gennaio 2007, n. 1, illustrata dal presidente Davide Bendinelli.

LA NORMA L'emendamento della Giunta che permette di superare i limiti della vecchia legge in materia di appostamenti 
è incentrato sulla precarietà di tali strutture. Per gli appostamenti che vengono rimossi a fine giornata non c'è bisogno di alcuna comunicazione. Una semplice comunicazione al Municipio riguarda invece le strutture che vengono rimosse entro 90 giorni. A questo si aggiunge però la necessità dell'autorizzazione paesaggistica semplificata (qualora ricadano nelle aree di tutela previste dal decreto legislativo del 22 gennaio 2004 n. 42).

Se la struttura viene lasciata tutta la stagione, deve essere presentata la DIA (Denuncia di inizio attività) al Comune e per conoscenza alla Provincia accanto comunque all'autorizzazione paesaggistica semplificata. "E i comuni potranno determinare le modalità costruttive per gli appostamenti di caccia nel rispetto della vigente normativa in materia edilizia", aggiunge il consigliere vicentino. 

"In tutti i casi", conclude Toniolo, "per evitare denunce per abuso edilizio e presunto abuso paesaggistico, è importante che la struttura sia considerata un'opera precaria e agevolmente rimovibile e quindi raccomando agli amici cacciatori di non indugiare a rimuoverla nel momento in cui non serve più".

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