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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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«Sanità opaca», Zaia nel mirino di Cunegato

Dall'affaire Mantoan alle liason invisibili lungo l'asse Roma-Bologna-Venezia, «Il veneto che vogliamo» sospetta che dietro le mancate chiusure, in primis nell'Ovest vicentino, possa esserci anche lo zampino delle categorie produttive

Mentre dall'Ovest vicentino continuano le notizie preoccupanti per quanto riguarda gli operatori sanitari positivi al Covid-19, la gestione della sanità nella provincia berica e più in generale quella della intera regione sono oggetto di una dura critica da parte di Carlo cunegato. Il portavoce regionale di Veneto che vogliamo ieri infatti ha diramato una nota al vetriolo in cui non solo prende di mira palazzo Balbi ma punta anche l'indice sul governo in relazione al caso delle «liasons dangeresuses» tra il Ministero della salute, lo stesso governatore e l'ex direttore della sanità veneta Domenico Mantoan.

L'ACCUSA
«Per il governo nazionale siamo zona gialla, la meno preoccupante. Per la giunta regionale siamo in area critica ma anche no. Che cosa sta succedendo davvero a palazzo Balbi? Quale è il vero tenore della interlocuzione avviata con Roma in queste settimane? Quanto hanno pesato nelle decisioni prese a Roma come a Venezia eventuali pressioni degli stakeholder veneti a partire dalle categorie produttive?». È questo uno dei passaggi salienti della nota vergata ieri da Cunegato, il quale de facto abbozza un riferimento molto preciso alla protesta del sindacto Usb il quale non più tardi del 19 novembre sotto l'ospedale di Santorso aveva dato vita ad un colorato sit-in per ribadire la gravità della situazione. Una situazione che si sarebbe incancrenita anche per le pressioni del mondo produttivo. Questo il timore esplicitato a più riprese tanto da divenire sospetto: per cui dietro l'assenza di provvedimenti draconiani di chiusura, sia per quanto di competenza della Regione sia per quanto di competenza del governo, si celerebbero intese più o meno confessabili in cui sulla bilancia tra salute e economia la seconda avrebbe prevalso sulla prima. 

L'INCHIESTA DEL SETTIMANALE
Cunegato per di più nel suo dispaccio ricorda a più riprese che proprio questo è lo scenario sondato in una inchiesta scottante de l'Espresso uscita in edicola domenica 22 novembre. Nella quale si parla diffusamente di una sorta di file rouge invisibile tra il ministro della salute Roberto Speranza (in quota Leu, uno degli uomini di maggior spicco della sinistra italiana), tra il suo capo di gabinetto (il potentissimo Goffredo Zaccardi), tra l'ex direttore generale della sanità veneta Mantoan (oggi a capo di Agenas l'agenzia per il coordinamento delle politiche sanitarie regionali) ed il presidente della giunta regionale del Veneto, il leghista Luca Zaia.

L'INCHIESTA DELLA MAGISTRATURA
Ed è proprio nei confronti di questo arcipelago più o meno sfuggente che se la prende Cunegato. Il quale citando espressamente il settimanale romano attacca ad alzo zero: «Pare che il capo di gabinetto del Ministero della salute, il dottor... Zaccardi, abbia avvertito l'ex direttore della sanità veneta Domenico Mantoan di una possibile indagine della Corte dei conti rispetto al ruolo di Aifa, l'agenzia nazionale del farmaco, nel fissare i prezzi dei farmaci, della quale Mantoan era Presidente». Poi un'altra bordata: «Già ad aprile denunciammo come folle la scelta del ministro della Salute Roberto Speranza di nominare Mantoan all'Agenzia nazionale dei servizi sanitari regionali, l'Agenas. Come è possibile che un ministro di sinistra - si chiede cunegato che pure è collocato in quella medesima area - che dovrebbe difendere il valore della sanità pubblica, affidi un ruolo così importante ad un uomo che ha inaugurato, seguendo il modello lombardo, il processo di privatizzazione della sanità veneta? Come è possibile affidare un ruolo di potere a chi, dimostrando un senso di onnipotenza poco compatibile con la democrazia, è rimasto invischiato, così come si legge in mumerose inchieste giornalistiche, nell'affaire Montisci senza che mai lo stesso Mantoan nonché Zaia si siano preso la briga di spiegare in modo degno di questo nome come sono andate le cose?».

ABBOCCAMENTI TRA LEGA E PD
Appresso Cunegato aumenta l'intensità del fuoco: «Il servizio de l'Espresso... parla della collaborazione e degli intrecci tra due governatori: il veneto Luca Zaia della Lega e l'emiliano democratico Stefano Bonaccini. Sarà per il ruolo giocato dal potente Mantoan che l'interpretazione della gravità della situazione del Covid-19 da parte del governo nazionale è antitetica a quella della nostra regione? Per il governo siamo in zona gialla, che significa a rischio non elevatissimo. Chi lo stabilisce? L'incrocio di 21 parametri, che nessuno ha mai spiegato e quindi nessuno ha mai capito? È qualcosa di magico, di misterico, c'è un che di esoterico in tutto ciò. Alle volte vien da pensare che San Mantoan, diventato direttore dell'Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionale, dopo aver contribuito alacremente ad innescare il processo di privatizzazione della nostra sanità, sia oggi quello sciamano capace di cambiare i colori. Perché ci vien da pensarlo?»  

Tuttavia Cunegato bersaglia direttamente pure il governatore veneto: «Il nostro condottiero Zaia ha elaborato un piano in cinque fasi, con cinque colori. Se n'è pure vantato in una di quelle quotidiane conferenze mantra. Qui i parametri sono molto più chiari, cristallini, sostiene il nostro. La quinta fase, quella che a Roma chiamerebbero rossa, viene definita dalla regione grave, critica».

INCOGNITE, OSPEDALI E ZONE ROSSE
Appresso l'esponente de Il Veneto che vogliamo, che a Schio side in consiglio comunale tra le fila della opposizione, distilla una analisi più incentrata sui temi della gestione sanitaria: «... Di fronte alla situazione data non viene più compromessa la sanità ordinaria dei soli ospedali spoke, quelli periferici, ma pure quella degli ospedali più importanti per ogni provincia, i cosiddetti hub. Si entra nella zona rossa, secondo la Regione Veneto, ossia si arriva alla situazione più grave, quando si superano i 2400 ricoverati per Covid-19. Quanti sono i ricoverati nel Veneto? Secondo il bollettino regionale di qualche giorno fa erano 2388, quando, durante il picco di marzo, eravamo arrivati al massimo a 1714. Quindi, in teoria, saremmo ad un passo dalla zona rossa anche se e però la situazione appare assai più difficile di questa primavera quando peraltro ci trovammo in pieno lockdown. C'è qualcosa che non torna, c'è qualche cosa che non si capisce». Tanto che poco dopo lo stesso consiglire si domanda se dietro questo valzer di interpretazioni non ci sia lo zampino delle categorie produttive che sarebbero intervenute per chiedere di limitare al minimo le chiusure per non apportare danni all'economia. In questa girandola di poltrone alto di gamma poi c'è un altro aspetto che ha destato la curiosità dei sindacati. È vero che Mantoan di recente ha lasciato l'agenzia del Farmaco per occuparsi dell'Agenas. Ma dalle parti del governo chi è stato benedetto per rimpiazzare Mantoan? La casella vuota infatti è stata riempita dal professore Giorgio Palù, un virologo considerato vicinissimo a Zaia. 

LE PREOCCUPAZIONI DEL SINDACATO
Ad ogni buon conto dopo il sit-in del 19 novembre e la protesta del 13 novembre davanti al San Bortolo come sono cambiate le cose? L'emergenza coronavirus continua a turbare i sonni degli addetti ai lavori? «Contianuiamo a essere preoccupati - fa spere Federico Martelletto, responsabile sanità per il sindacato Usb - per la situazione negli ospedali e nelle case di risposo, specie nell'Ovest vicentino. Gli operatori sono oberati di lavoro, i turni sono massacranti e la situazione appare davvero critica, mentre all'orizzonte non si vedono chissà quali schiarite».

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