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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Politica

Caso tamponi rapidi: è «bufera su Zaia»

In relazione all'inchiesta della procura patavina incentrata su una importante commessa pubblica ed in riferimento alle rivelazioni di Report sul numero uno della giunta veneta, nonostante la difesa imbastita dal governatore e dall'assessore regionale alla sanità, le bordate contro palazzo Balbi da parte dell'opposizione proseguono senza sosta: mentre la Cub parla addirittura di «retroscena inquietante» e di «putrida nebbia»

La querelle franata sulle teste dell'esecutivo della Regione Veneto in relazione al cosiddetto caso dei «tamponi rapidi» continua a montare tanto da rendere arroventato il clima politico. Dopo le intercettazioni rivelate da Report su Rai tre, dopo la diatriba delle prime ore condita dagli strali del professor Andrea Crisanti, sono giunte nell'ordine: la presa di posizione del consigliere regionale del gruppo misto Stefano Valdegamberi e dell'assessore regionale alla sanità (la rosatese Manuela Lanzarin). Quest'ultima ha difeso senza indugio l'operato di Roberto Rigoli, coordinatore delle microbiologie del Veneto, indagato dalla procura patavina per una serie di presunti depistaggi e presunte malversazioni, nell'ambito della procedura che ha portato la centrale acquisti della Regione Veneto in materia sanitaria (la padovana Azienda zero) a richiedere una maxi commessa di tamponi rapidi per la ricerca del Covid-19  alla multinazionale statunitense Abbott: la commessa complessiva predisposta da varie regioni italiane ammonterebbe a 140 milioni di euro. Sia l'assessore sia il consigliere per di più hanno difeso strenuamente le scelte di palazzo Balbi. Peraltro ieri 3 gennaio in serata, dalle colonne di Vicenzatoday.it era stato il presidente leghista della giunta regionale veneta Luca Zaia in persona a difendere sé stesso e la sua amministrazione. Tuttavia la diatriba, tra retroscena e stoccate dirette, sembra non finire mai. Dopo le critiche mosse allo stesso Zaia da due consiglieri veneti del Pd, il fuoco di fila nei confronti del governatore è proseguito: visto che tra il 2 ed il 3 di gennaio si sono registrati anche gli strali di Europa verde, di Veneto che Vogliamo, della Cgil e del sindacato indipendente Cub. Il quale sull'intera vicenda preconizza uno scenario a tinte fosche.

ZANELLA E GUARDA: «IRREGOLARITÀ NEGLI APPALTI»
Assai puntuta in questo senso è la presa di posizione di Europa verde - Ev. Il partito si affida in questo caso al consigliere regionale Cristina Guarda nonché alla deputata Luana Zanella. «Quanto narrato sui media in merito alla questione dei test antigenici rapidi acquistati dalla Regione Veneto e in merito alle telefonate del governatore Zaia contro il microbiologo Andrea Crisanti», oggi senatore delle Repubblica in quota al Partito democratico «ci lasciano sbigottite, anche se non sorprese. Infatti già a febbraio 2021 - spiegano le due esponenti in una nota di agenzia pubblicata da Agenparl avant'ieri - Europa verde aveva denunciato irregolarità negli appalti e ci chiedevamo come fosse possibile che, nel bel mezzo della situazione drammatica che l'Italia stava vivendo da un anno, questi potessero ancora essere concessi senza il supporto di solidi studi scientifici: com'era, al contrario, quello poi pubblicato sulla rivista Nature dal professore Crisanti. Il quale contestava senza mezzi termini la scelta di utilizzare i test rapidi al posto dei molecolari ribadendo che l'emergenza sanitaria non giustificava, né giustifica oggi, vuoti nei processi di controllo e di certificazione scientifica. In riferimento agli strumenti e ai presìdi legati alla pandemia Europa verde ha manifestato parecchie perplessità - concludono Guarda e Zanella - riguardanti proprio il tema tamponi rapidi: per non parlare dei dubbi sulla loro efficacia e sulla loro efficienza».

LA SBERLA DI OSTANEL
E l'attacco concentrico non si esaurisce con quello di Ev. «Dietro la rappresentazione quotidiana, studiata e costruita scientificamente, di un politico moderato, ci sarebbe un attaccamento ossessivo al potere: questo è quanto mostrato da Report in diretta televisiva mercoledì 2 gennaio. I giornalisti - precisano Elena Ostanel, consigliera regionale de «Il Veneto che Vogliamo» nonché i portavoce del medesimo movimento civico Carlo Cunegato e Vania Trolese in una nota diffusa ieri - rileggendo le carte del procedimento in capo al coordinatore delle microbiologie venete dottor Roberto Rigoli, hanno reso pubblico il contenuto delle intercettazioni che vedevano Zaia quale bersaglio indiretto delle stesse, rivelando così un disegno per far fuori Crisanti sul piano del prestigio. Così - si legge ancora - Zaia quando viene a sapere il direttore generale di azienda Zero Roberto Toniolo avrebbe ritirato una querela nei confronti del professor Crisanti», già direttore della infettivologia della clinica universitaria di Padova, che era stato accusato da palazzo Balbi, sede della giunta e dei principali uffici amministrativi regionali, di avere diffamato la sanità veneta per le critiche ritenute ingenerose in materia di gestione della pandemia da Covid-19, «sbotta».

Appresso i tre riportano letteralmente la trascrizione della intercettazione a carico del governatore veneto finita da giorni sui media: «Sono qua a rompermi i coglioni da sedici mesi, stiamo per portarlo allo schianto e voi andate a concordare la lettera per togliere le castagne dal fuoco al senato accademico, per sistemare Crisanti».

«IL DOGE» NEL MIRINO DI TROLESE
E la nota prosegue con una stilettata a Zaia: «Si tratta di parole che dimostrano una concezione della democrazia piuttosto bizzarra: non si può mettere in discussione la gestione del potere del Doge. Chi si permette di farlo va fatto schiantare», puntualizzano Cunegato e Trolese. I due infatti ricordano di avere ricevuto una querela proprio da Zaia. «È successo pure con noi, visto che siamo stati portati in tribunale. Poi il giudice ha archiviato, dimostrando che dicevamo cose vere, ben documentate, ma il messaggio è chiaro: non bisogna criticare. Anche se è da dieci anni che ci battiamo per difendere la sanità pubblica, anche se abbiamo portato in piazza ventimila persone durante tre grandi manifestazioni. Dobbiamo stare zitti o ci prendiamo una querela».

L'AFFONDO DELLA CGIL
Durissimo poi è l'affondo di Tiziana Basso da pochi mesi nuova segretaria generale della Cgil del Veneto. Come sindacato, scrive la dirigente in una nota diffusa ieri dall'agenzia di stampa Lineanews.it, «non abbiamo condiviso le scelte compiute dalla Regione Veneto nell'autunno 2020, durante la seconda ondata della pandemia. Abbiamo, allora, contestato le previsioni ottimistiche che annunciavano il picco dei contagi per metà novembre e poi la loro discesa, sostenendo che senza misure per arginarli, la crescita del numero delle persone infettate sarebbe proseguita a lungo, a danno soprattutto dei soggetti più fragili. Abbiamo, inoltre, ritenuto sbagliata e imprudente la decisione di utilizzare i tamponi rapidi negli ospedali, nelle residenze per anziani e per il personale che vi operava, perché molto meno efficaci dei tamponi molecolari. Questo ha favorito la diffusione del virus in luoghi che andavano assolutamente protetti. I dati sui decessi, purtroppo, hanno confermato i nostri timori e dimostrato che sono stati commessi molti errori».

IL RICONOSCIMENTO NEI CONFRONTI DI «CRISANTI»
E la segretaria prosegue: «Abbiamo infine sempre riconosciuto al professor Crisanti» già direttore della infettivologia della clinica universitaria padovana, «i meriti che si è conquistato sul campo: sia quando ha indirizzato le scelte della sanità veneta, sia quando ha avuto il coraggio di contestare, rimanendo sempre sul piano scientifico, una politica di contrasto al Covid-19 che aveva abbandonato la linea della cautela. E abbiamo criticato l'intento oggettivamente intimidatorio dell'esposto con cui Azienda zero ha tentato di colpirlo. Riteniamo pertanto molto grave quanto emerso nei servizi di Report, ripresi dai quotidiani locali e nazionali, perché evidenziano la volontà da parte del presidente Zaia di danneggiare un uomo di scienza che si è sempre battuto per tutelare la salute e la vita delle persone».

IL SILURO DEL SINDACATO DI BASE
In una nota diramata ieri dalla vicentina Maria Teresa Turetta, segretaria veneta del sindacato di base Cub è ancora Zaia ad essere preso di mira: «Sebbene non sia indagato, le intercettazioni che lo hanno visto bersaglio indiretto mostrano come il governatore fosse completamente assorbito in una operazione di character assaniation nei confronti di Crisanti i contorni della quale appaiano avvolti in una nebbia putrida».

E nella chiusa non solo le parole pesano come pietre, ma la segretaria, che tra l'altro usa l'espressione «character assaniation» facendo riferimento esplicitamente ad uno scenario denso di incognite che Vicenzatoday.it aveva già tratteggiato nell'ottobre del 2021, descrive in modo «inquietante» alcuni suoi timori. Timori che tirano in ballo una eventuale manovra occulta tra poteri più o meno visibili: «... Se per quanto riguarda Crisanti - scrive Turetta - una cabina di regia occulta avesse deciso di affossarlo per ragioni inconfessabili, se questa cabina di regia fosse costituita da personaggi politici, da uomini delle istituzioni o degli apparati, da soggetti legati ad un qualsiasi sodalizio o legati magari al mondo delle imprese editoriali e persino da giornalisti collusi col potere e se questa consorteria avesse violato le norme penali, allora la magistratura dovrebbe intervenire all'istante: in primis per identificare e punire eventuali responsabili». Turetta poi ai taccuini di Vicenzatoday.it aggiunge un'altra considerazione: «Se su Zaia si è scatenata una bufera è bene che il governatore si faccia un esame di coscienza. Sempre che sia in grado di arrivarci preparato a quell'esame». Questo almeno è il pensiero della segretaria da tempo impegnata in un duello a distanza con la giunta regionale in ragione di una politica sanitaria considerata fallimentare dalla stessa Cub.

«SPETTRI INNOMINABILI»
Così in questo frangente, almeno in filigrana, fanno capolino i rimandi concettuali in qualche modo paventati dal sindacato di base in relazione alle inchieste sulla sanità veneta che più hanno fatto discutere in questi anni: basti pensare agli «spettri innominabili» che aleggiarono durante la manifestazione di metà aprile dell'anno passato durante la quale riemersero le polemiche sull'affaire ristorazione ospedaliera. Nell'ambito del quale era emersa, tra gli altri, una indagine a carico della  funzionaria Patrizia Simionato all'epoca direttrice di Azienda zero: stessa azienda (si tratta della centrale acquisti unificata per la Regione Veneto voluta fortissimamente dall'ex direttore generale della sanità veneta Domenico Mantoan) finita giustappunto al centro del caso «tamponi rapidi».

LO 007 E L'INCHIESTA SPARITA DAI RADAR MEDIATICI
Ad ogni modo gli echi che promanano dalle parole di Turetta rimandano anche alla spy-story nelle cui carte finì peraltro proprio il vicentino Mantoan: oggi direttore generale della Agenas, l'agenzia nazionale che coordina i sistemi sanitari delle regioni del Belpaese.

L'inchiesta (che gravita attorno alla condotta dello 007 veneto Massimo Stellato e attorno ai suoi contatti con Mantoan), sparita dal radar dei media sarebbe in capo alla procura berica. E ancora un altro caso giudiziario abbattutosi sulla sanità veneta è il cosiddetto affaire Montisci Q-bar del quale ha dato conto Vicenzatoday.it non più tardi del 22 novembre 2022.

LO SCENARIO
Ad ogni modo per quanto riguarda il quadro generale della situazione c'è un altro elemento che fa capolino dalle cronache di questi giorni. Ieri il Corveneto, in pagina 2 della edizione vicentina, ha pubblicato un lungo servizio di Andrea Priante. Il quale ricorda come tra gli indagati per l'affaire tamponi rapidi (il servizio peraltro è stato ripreso anche dal portale web dello stesso quotidiano) ci sia per l'appunto la vicentina Simionato: che poi è lo stesso funzionario coinvolto in una maxi inchiesta sulla ristorazione ospedaliera. La quale inchiesta ha messo in guai seri pure il gruppo vicentino della Serenissima ristorazione: uno dei più importanti fornitori della amministrazione regionale veneta.

PATRIZIA SIMIONATO
La dottoressa Simionato, che nell'ambito dei due procedimenti professa con forza la sua estraneità agli addebiti, per quanto riguarda il dossier dei tamponi rapidi, è assistita dall'avvocato del foro vicentino Alessandro Moscatelli: del cui prestigioso studio fa parte il senatore azzurro vicentino Pierantonio Zanettin, che aveva svolto un altro prestigioso incarico quale componente laico del Consiglio superiore della magistratura. Ad ogni modo all'operato del coordinatore delle microbiologie venete (ovvero il dottor Roberto Rigoli, uno dei protagonisti dello scoop di Report) sempre Il Corriere del Veneto sempre con Andrea Priante, oggi 4 gennaio, dedica un altro servizio ricco di spunti: spunti che a partire dal 2021 erano stati approfonditi già da l'Espresso.

QUESTIONE ETICA
Ma al di là delle inchieste giudiziarie la polemica di questi giorni è prettamente politica. Crisanti infatti da giorni accusa Zaia non solo di avere ordito contro di lui una campagna di denigrazione: ma di averlo fatto servendosi de facto di pezzi delle istituzioni regionali. Cosa che Crisanti descrive come una abiezione «sul piano etico». E proprio per avere le mani libere, preconizzando pressioni della Regione Veneto sull'ateneo patavino, il noto infettivologo ha deciso, in polemica aspra col governatore, di lasciare l'università della città del Santo: il che fa presupporre che il docente, oggi senatore in quota Pd, sia pronto ad ingaggiare un sempiterno scontro al calor bianco con lo stesso Zaia. «L'abiura di una serie di prìncipi etici» proprio da parte di quest'ultimo costituisce, a giudizio di Crisanti, una condotta inaccettabile.

«REGIME INTIMIDATORIO»
Tanto che il docente sui media nazionali ha già ribadito più volte di voler «inchiodare Zaia alle sue responsabilità». Crisanti tra l'altro, proprio ieri, dalle colonne del Corsera aveva dipinto il Veneto come un luogo in cui da tempo si è materializzato un vero e proprio «regime intimidatorio».

SINGOLARITÀ NEL PD, MA NON SOLO
Sul piano politico però rimane una singolarità di fondo. Crisanti, che di recente appunto è stato eletto a palazzo Madama quale indipendente nelle fila democratiche, ha sì ricevuto la solidarietà di due consiglieri regionali veneti del Pd come Anna Maria Bigon e Andrea Zanoni: ma il capogruppo (il vicentino Giacomo Possamai) si è ben guardato dall'azzannare Zaia alla giugulare. È poi vero che alcuni parlamentari del Pd hanno preso le difese di Crisanti, tuttavia i vertici apicali del partito si sono ben guardati dall'attaccare frontalmente il governatore.

BOATOS ROMANI
Tanto che Da qualche ora tra alcuni parlamentari gira una voce insistente: «Come mai il vertice del Pd nell'ambito del caso Crisanti non ha affondato il coltello nei confronti della giunta regionale: ossia come mai ha scientemente evitato di segnare un gol a porta vuota?». A Roma tra l'altro da stamani si vocifera di alcuni democratici vicini a Crisanti che su input di qualche aficionado di Zaia sarebbero stati avvicinati appositamente per capire se il professore, sulla vicenda che riguarda il numero uno dell'esecutivo regionale veneto, sia a conoscenza di qualche ulteriore particolare imbarazzante. Un'altra formazione che almeno sulla carta si è sempre detta assai scettica sull'operato del governatore è il M5S. Da quest'ultimo però in relazione all'affaire Rigoli-Zaia, non si registrano prese di posizione di spessore: sia a livello regionale che nazionale.

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