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Martedì, 23 Aprile 2024
Politica

Pfas, niente controlli nel capoluogo: l'ira di Ev

Il consigliere regionale Guarda e l'ex consigliere comunale Asproso puntano l'indice contro palazzo Balbi che avrebbe detto no ad uno screening sui residenti della città del Palladio per cercare i derivati del fluoro finiti al centro del processo Miteni: frattanto a Borgo Berga si parla di una maxi inchiesta sui cascami ambientali della concia

A poche ore dalla chiusura di una delle più importanti udienze del processo alla trissinese Miteni, accusata di avere inquinato con i suoi scarti relativi alla lavorazione di alcuni «temibili derivati del fluoro, i Pfas», l'ambiente del Veneto centrale, la Regione nega al comune di Vicenza di cercare nel sangue dei residenti tracce di queste sostanze. Lo rivela un comunicato congiunto di Europa verde e di Coalizione civica diramato ieri 27 maggio.

LA NOTA AL VETRIOLO
La nota porta la firma di Cristina Guarda (consigliere regionale di Europa verde - Ev) e di Ciro Asproso (fino a pochi giorni fa consigliere comunale a Vicenza in quota Coalizione civica). «Nella seduta del 16 dicembre scorso - si legge - il consiglio comunale di Vicenza ha approvato un ordine del giorno promosso da Coalizione civica, con il quale impegnava... la giunta a chiedere alla Regione Veneto la possibilità di eseguire, in accordo con l'Ulss 8 Berica, uno studio campione... al fine di valutare l'esposizione a sostanze perfluoalchiliche note come Pfas nella popolazione, residente o domiciliata, nell'area arancione del Comune di Vicenza». Nel frattempo però da palazzo Balbi è giunto un secco no. Motivato dal fatto, così almeno spiega la giunta regionale che l'Ulss di Vicenza non avrebbe trovato nell'acquedotto del capoluogo concentrazioni tali di Pfas da giustificare uno studio del genere.

IL J'ACCUSE
Epperò la replica di Guarda, che non condivide una virgola di quanto stabilito dall'esecutivo guidato dal governatore Luca Zaia, è intinta nel curaro: «Il secco no alla effettuazione dello screening Pfas per i cittadini vicentini è incomprensibile. Per questo ho presentato una interrogazione in Consiglio regionale per chiedere alla giunta se, in virtù del principio di precauzione, non ritenga opportuno estendere ai residenti presso il Comune di Vicenza».

L'INDISCREZIONE E IL «TERREMOTO»
Ad ogni modo la situazione nell'Ovest vicentino rimane incandescente, almeno per quanto riguarda il rapporto tra giustizia e imprese. Da giorni infatti a Borgo Berga si parla insistentemente di una inchiesta ad ampio spettro, «la quale potrebbe essere il prologo di un uovo terremoto» che la magistratura starebbe conducendo sull'impatto ecologico della concia, e non solo, sul distretto Agno-Chiampo. Il fascicolo, la cui esistenza nelle ultime ore continua a rimbalzare nei boatos di palazzo, viene dipinto così delicato che il titolare sarebbe il procuratore Lino Giorgio Bruno in persona. Il comparto chimico-conciario della zona peraltro era andato in fibrillazione l'ennesima volta quando delle criticità del distretto erano tornati a occuparsi i media veneti e quelli nazionali: in quest'ultimo caso basti pensare ad una inchiesta di Presa diretta andata in onda su Rai tre a metà ottobre.

LA RELIQUIA «OSCURA E INVIOLABILE»
Uno dei motivi per cui il fascicolo sarebbe destramente delicato riguarda il versante delle responsabilità degli enti di controllo. Quando mesi fa si parlò di una inchiesta di questi tipo rispetto ad eventuali addebiti giustappunto nei confronti degli enti regionali, emerse l'esistenza di un fascicolo archiviato del quale, a quanto si apprende, è stata negata la visione dei legali delle difese della Miteni. Che in quelle carte ritengono di poter eventualmente trovare riscontri a discolpa dei propri assistiti. Quel fascicolo, una sorta di reliquia «oscura e inviolabile» ai più, per il fronte ambientalista, potrebbe costituire «una ennesima evidenza dell'approccio alle volte discutibile adottato dai soggetti veneti deputati al controllo ambientale in una regione in cui le istanze del mondo produttivo sono troppo spesso acriticamente portate sul palmo di mano da un pezzo rilevante della politica che conta».

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