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Guarda: potabile a Pfas zero? «I fatti smentiscono Zaia»

Il consigliere regionale verde smentisce palazzo Balbi che da tempo assicurava l'opinione pubblica per un nuovo approvvigionamento libero da contaminati. Il campo pozzi di Belfiore nel Veronese «ancora non è stato attivato». Intanto Acque del Chiampo pubblica sul portale della società le serie storiche sul trattamento dei fanghi conciari e della depurazione

«Lo scorso aprile Zaia annunciava l'imminente arrivo di acqua perfettamente pulita, senza Pfas, dal nuovo campo pozzi di Belfiore nel Veronese ma, ad oggi, per stessa ammissione della giunta, l'infrastruttura non è ancora operativa. Ci troviamo di fronte all'ennesimo annuncio show smentito dalla realtà dei fatti». La Consigliera regionale leonicena Cristina Guarda (Europa Verde) interviene oggi 28 settembre sulla questione relativa all'attivazione della struttura idrica nel Veronese, annunciata la scorsa primavera, ma non ancora attiva: «I fatti sembrano smentire il presidente della giunta regionale veneta, il leghista Luca Zaia: a dimostrarlo ci pensa la risposta della stessa giunta regionale alla mia interrogazione con cui chiedevo, ben tre mesi fa, se l'infrastruttura fosse effettivamente in funzione, quali analisi qualitative delle acque fossero state svolte» e se i prelievi fossero in grado di rifornire acqua a Pfas zero ai territori dell'Ovest vicentino e dell'Est Veronese colpiti dalla contamianzione da derivati del fluoro, i Pfas appunto, addebitata dalle autorità alla Miteni di Trissino.

«GRANDE RITARDO»
«Con grande ritardo - attacca Guarda - ci viene quindi confermato che l'inaugurazione del campo pozzi era meno imminente di quanto annunciato ad aprile, a questo si somma l'attesa per l'esito delle analisi necessarie all'autorizzazione. La certezza sulla qualità dell'acqua erogata dal campo pozzi dovrebbe essere prioritaria rispetto agli annunci, così è la condivisione trasparente degli esiti della analisi sull'opera di Belfiore».

«NESSUNO STRATO PROTETTIVO»
Parole durissime rispetto alle quali Guarda aggiunge alcune considerazioni di natura ambientale: «Per noi cittadini contaminati dai Pfas è necessario, infatti, conoscere il livello di sicurezza della falda di Belfiore e avere chiarezza su alcune criticità: le relazioni del progetto di fattibilità di quel campo pozzi rilevano come si sia progettato di prelevare acqua per sostituire quella inquinata da Pfas, da una falda che non risulta avere alcuno strato protettivo, ad esempio di roccia o argilla. E questo potrebbe determinare un maggior rischio di contaminazione, cosa che dovremmo evitare prioritariamente. Inoltre, una delle analisi delle acque allegata al medesimo livello progettuale, datata 2018, presentava una temperatura dell'acqua di 37 gradi, una temperatura ben al di sopra del limite consentito per l'uso potabile. Come se non bastasse - si legge ancora - dalla stessa documentazione di riferimento si evince che le falde confinanti possono mostrare caratteristiche idrochimiche che ne sconsigliano l'uso per finalità idrosolubili, a causa della notevole presenza di ferro e manganese».

Poi un'ultima bastonata: «Riprendendo poi quanto recentemente dichiarato dal presidente Zaia sui valori di presenza Pfas pari a zero da lui imposti in Veneto, è bene ricordare che questo è avvenuto solo grazie alle sollecitazioni da parte di comitati, cittadini e politici attivi in una delle aree più contaminate da Pfas in Europa. Abbattere la presenza di Pfas, arrivando a valori più vicini allo zero, è il minimo sindacale per prevenire l'avvelenamento di tanti veneti. Ma evidentemente gli annunci viaggiano su condutture più veloci rispetto a quelle utilizzate per garantire la sicurezza e la salute dei cittadini».

NOVITÀ DALLA MULTIUTILITY
E se le operazioni trasparenza, almeno stando alle doglianze dei Verdi, non sono il cavallo di battaglia di palazzo Balbi ben diverso è quando accade nel comprensorio di Arzignano. In queste ore infatti Acque del Chiampo (nota agli addetti come Adc), ossia la multiutility intercomunale pubblica che gestisce il ciclo integrato dell'acqua nell'hinterland della città del Grifo ha deciso di pubblicare sul proprio portale un paper sintetico relativo alla gestione dei fanghi industriali (che nel comprensorio Agno-Chiampo fa rima con fanghi conciari). La scheda per vero contiene anche altre informazioni che vanno, tra le altre, dallo storico dei reflui trattati, fino alla qualità dello scarico medio. Un paragrafo a parte è dedicato alle serie dei quantitativi di risorse usate a partire dall'acqua: il tutto su base decennale. Tra i riquadri sintetici fa capolino anche la curva della produzione dei fanghi. Che nell'ultimo periodo punta verso il segno meno. Si tratta di una circostanza che potrebbe riaccendere il dibattito sulla necessità o meno di realizzare un inceneritore per fanghi conciari. La tendenza alla riduzione infatti potrebbe dare ulteriore vigore a chi si è schierato contro un progetto mai definito nel dettaglio peraltro.

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