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Martedì, 23 Aprile 2024
Politica Montecchio Maggiore

Pedemontana al verde? «Pagherà Pantalone»

Per la prima volta «la giunta regionale ammette» il rischio contabile sulla Spv. In assenza di ricavi il gettito mancante dovrà essere ripianato a beneficio dei privati dall'ente pubblico regionale. E così il consigliere Zanoni attacca palazzo Balbi e parla di contratto «harakiri» siglato con il concessionario Sis

I conti con la Superstrada pedemontana veneta, più nota come Spv, potrebbero finire pericolosamente in rosso. Se il traffico non sarà sufficiente a reggere i flussi economici garantiti per contratto al concessionario Sis-Spv, che progetta e realizza l'opera, sarà palazzo Balbi a dover mettere mano dolorosamente al portafogli. La querelle è nota da tempo ma per la prima volta è la giunta regionale veneta ad ammettere il problema. La novità è emersa ieri 13 luglio quando il consigliere regionale trevigiano Andrea Zanoni, che milita all'opposizione col Pd, ha diramato un breve dispaccio in cui svela alcuni dettagli della discussione avvenuta in aula il giorno prima ossia 12 luglio.

«Per la prima volta e per bocca dell'assessore al bilancio, Francesco Calzavara - scrive Zanoni - la Regione Veneto ha ammesso chiaramente che la Superstrada pedemontana veneta... può andare in perdita». Una perdita che per contratto va ripianata dall'ente pubblico regionale. «Si tratta di un allarme antico - rimarca quindi il democratico - che la Corte dei conti ha fatto ben presente, ripetutamente: a partire dal 2015, quando il sottoscritto era presente all'adunanza di Roma con i sindaci del territorio, e successivamente con la stipula della terza convenzione del 2017».

IL J'ACCUSE
Appresso Zanoni distilla una nuova critica e lo fa citando testualmente le parole di Calzavara a proferite a palazzo Ferro Fini: «Dal 2023 sapete che c'è un'incidenza nel bilancio della Regione Veneto per la copertura di un possibile, in via prudenziale, assorbimento dei primi anni di perdita di questa importante infrastruttura». L'intervento del referente alle finanze ha scatenato la reazione del consigliere democratico che attacca: «Queste dichiarazioni sono ben lontane da quanto sosteneva il presidente della giunta regionale veneta il leghista Luca Zaia a proposito della terza convenzione del 2017 fra palazzo Balbi e la Sis, il soggetto incaricato di progettare e realizzare l'opera. Una convenzione definita dallo stesso Zaia come utile a rendere l'opera sostenibile dal punto di vista economico. In quel frangente non solo il presidente ebbe la pretesa di allontanare lo spettro della perdita, ma addirittura promise che ci sarebbero stati guadagni».

«SULLE SPALLE DEI CONTRIBUENTI»
Quelle di Zanoni sono parole precise cui l'esponente dell'ala ecologista del Pd, che sull'argomento ha una visione qui antitetica rispetto a quella più sviluppista dei vertici regionali e nazionali del partito, che a Roma hanno sempre difeso l'opera, aggiunge una coda ulteriormente polemica: «La verità è che con quell'operazione Zaia ha ulteriormente rimosso il rischio d'impresa dal capo del privato caricandolo sulle spalle dei contribuenti veneti. Col risultato che, se i pedaggi saranno inferiori ai margini di profitto per il privato Sis sulla base di una durata di 39 anni della concessione, la Regione per obbligo contrattuale, dovrà versare allo stesso privato l'intera differenza. Somme cospicue che saranno i veneti a dover pagare con le tasse. La Corte dei conti lo ha ribadito chiaramente a più riprese». Tanto che ai taccuini di Vicenzatoday.it l'esponente del Pd usa l'arma dell'ironia: «In Regione i conti con la Spv rischiano di finire in rosso, pagherà Pantalone».

«QUELLA STIPULA FU UN AZZARDO»
Poi un'altra precisazione: «Il sottoscritto lo ha puntualmente ricordato dai banchi dell'opposizione: la stipula del contratto alla base di quella convenzione fu un azzardo. Si rischiava e si rischia di andare a sbattere contro un muro. In queste ore, dopo la plateale ammissione di Calzavara in aula, la cosa è più evidente che mai. Sarà proibitivo che sulla Spv passeranno quei 27mila veicoli equivalenti al giorno, questo il termine tecnico con cui si dà la misura dei passaggi necessari per tenere in equilibrio l'investimento con gli obblighi pattuiti, per far quadrare conti. Ciò significa che è del tutto probabile che oltre al danno ci sarà la beffa: non solo gli utenti pagheranno i pedaggi più cari d'Italia, non solo i residenti dei settanta comuni attraversati dalla infrastruttura non avranno alcuna esenzione, ma addirittura i contribuenti veneti saranno chiamati, nessuno escluso, a pagare di tasca propria per questa fallimentare terza convenzione. Con i residenti interessati dal tracciato che, per ultimo ma non da ultimo, pagheranno tutte assieme le follie di una operazione economica da harakiri».

TRA DUBBI E PROSPETTIVE: LA REPLICA DI RIZZOTTO
In realtà le parole di Zanoni hanno a che fare anche con le incognite che pesano sul futuro del budget dell'opera (ai primi di luglio c'è stata l'inaugurazione di un altro tratto) e non solo sul futuro dei conti di palazzo Ferro Fini e di palazzo Balbi. L'intervento di Calzavara (un unicum non privo di significati da leggere tra le righe), che è considerato da maggioranze e opposizione a palazzo Ferro Fini come «un assessore estramente prudente ed equilibrato», non ha minimamente riguardato i dubbi sulle capcità industriali e finenziarie del privato di completare la superstrada: che una volta ultimata dovrebbe connettere Spresiano e la autostrada Venezia-Belluno nel Trevigiano con Montecchio Maggiore e la Brescia-Padova nel Vicentino. La lettura di Zanoni però viene duramente contestata dal consigliere regionale Silvia Rizzotto. La quale per vero senza entrare nel merito del j'accuse lanciato da Zanoni affronta il problema da un altro punto di vista. «La nuova Pedemontana - precisa la consigliera del gruppo Zaia presidente - è un’opera strategica: l’opera era richiesta da anni dal tessuto imprenditoriale locale, e farà risparmiare tempo prezioso alle aziende. Quel tempo che Zanoni, che di tempo invece ne ha da buttare via, fa perdere a tutti con polemiche lunari. Prima terminiamo l’opera, poi studieremo agevolazioni e riduzioni». Si tratta di addebiti riportati anche dal bollettino notizie del Consiglio regionale del Veneto di oggi

«L'ENIGMA» DA 450 MILIONI DI EURO
Ad ogni buon conto rimane una questione di fondo relativa proprio alla conclusione dei cantieri. La connessione con gli snodi autostradali è ancora al di là da venire. Come al di là da venire sono il completamento del tunnel Malo-Castelgomberto (i cui incerti potrebbero aver comportato un aggravio dei costi) e il completamento della viabilità di accesso, che per contratto è un tutt'uno col resto dei lavori. I quali, appunto a rigor di contratto, si potranno dire conclusi solo quando saranno interamente completati. Solo da quel momento, a meno che non intervengano deroghe di qualche tipo, il privato potrà cominciare il conto alla rovescia dei trentanove anni di durata della concessione. Da oggi a quel momento fatidico però per il trovato c'è bisogno di tanti quattrini per giungere all'obiettivo finale. Un obiettivo sul quale alcuni giorni fa si erano addensati i dubbi dei comitati. Vicenzatoday.it aveva infatti approfondito il tema con un titolo preciso: «Un enigma da 450 milioni» incombe sulla Spv.

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