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No dal Molin: chiuso lo scarico "abusivo" sul Bacchiglione

Questa mattina 50 attivisti sono intervenuti sullo scarico nel fiume, chiudendolo e togliendo una serie di reti posizionate illegalmente lungo l'argine dalle ditte che lavorano alla base,che sono state ributtate dentro il cantiere

Blitz di 50 attivisti No dal Molin questa mattina lungo il Bacchglione. Lo scarico, che i manifestanti ritegono abusivo, "già segnalato alla magistratura che su questo non ha mai proceduto contro chi ha costruito un manufatto illegale",è stato chiuso e sono state tolte una serie di reti posizionate "illegalmente lungo l’argine dalle ditte che lavorano alla base, reti che sono state ributtate dentro il cantiere, ai piedi dei due carabinieri accorsi sul luogo".

No dal Molin: chiuso lo sacrico sul Bacchiglione (foto M. Urukalo)



Lunedì 18 giugno si svolgerà la prima udienza del "paradossale processo agli oltre 30 attivisti No Dal Molin che, il 16 gennaio 2008, occuparono pacificamente la Prefettura per protestare contro la base, nell’anniversario del via libera di Prodi" - esordisce il portavoce della protesta, Olol Jackson - Che vede sul banco degli imputati i cittadini che si sono mobilitati per difendere dagli abusi e dai disastri ambientali il proprio territorio". 
 
"Questo è il modo con cui lo Stato italiano vorrebbe relegare la vicenda Dal Molin a problema di ordine pubblico -prosegue - in quanto incapace di gestire politicamente l’imposizione alla comunità vicentina di quest’opera devastante. Con la falda a rischio, con tutti i problemi che la base creerà (basti pensare al traffico), a Roma l’unico pensiero è quello di tappare la bocca dei vicentini". "Lunedì saremo in tribunale, e invitiamo tutte e tutti a partecipare, dalle ore 9.00, all’udienza per dire, in maniera forte e chiara, che le lotte per la difesa del territorio, dei beni comuni, della democrazia, non si processano - conclude Jackson - Altri dovrebbero comparire sul banco degli imputati, anziché starsene tranquilli a godersi i lauti guadagni garantiti dalla costruzione della base. Questo succederebbe in un paese normale, e l’Italia di sicuro non lo è".

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