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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Politica

La mostra di Beltramini? «Ha mancato l'obiettivo»

L'iniziativa da poco conclusa presso la basilica palladiana, fortemente voluta dalla giunta Rucco, non avrebbe fatto da volano socio-economico al capoluogo. Questa è l'accusa del consigliere Colombara. La cui uscita però avrebbe causato più di un mal di pancia nella base di Italia nostra

«La Fabbrica del Rinascimento», ovvero la mostra sulla Vicenza del '500 ospitata nella basilica palladiana di Vicenza non è stata quel volano che la città si attendeva sia sul piano economico che culturale: indipendentemente dal fatto che l'iniziativa abbia raggiunto il pareggio sul piano contabile. È questo il pensiero che il consigliere di opposizione Raffaele Colombara (che con la civica «Quartieri al centro» milita nelle fila del centrosinistra) affida ad una lunga nota diramata ieri 9 maggio.

Per la mostra, in cartellone dall'11 dicembre 2021 all'8 maggio 2022 (l'evento è stato recensito a più riprese sui media locali) Colombara, riferendosi alla giunta capitanata dal sindaco di centrodestra Francesco Rucco parla di conclamato «insuccesso, peraltro annunciato». Secondo il consigliere di opposizione quando la giunta dichiara che si è raggiunto il pareggio di bilancio, «sulle modalità con cui è stato raggiunto ci sarebbe molto da discutere... l'amministrazione Rucco dimostra quanto ancor oggi non abbia chiaro l'obiettivo che la mostra doveva avere per la città, obiettivo che lui stesso aveva peraltro dichiarato all'inaugurazione e che tristemente non ha centrato».

Polemica conclusa quindi? Niente a fatto perché l'uscita «di Quartieri al centro» Colombara avrebbe mandato su tutte le furie la base della sezione berica di Italia nostra. Il motivo è presto detto. Una mostra va in gran parte e prima di tutto valutata sul piano scientifico. Ed in questo senso, «la Kunstausstellung» curata da Marsilio Arte con la firma di Guido Beltramini, Davide Gasparotto e Mattia Vinco «va considerata di indubbio valore. Parlare di ricaduta sul piano economico - questi i boatos che da ieri rimbombano in via Arzignano dove l'associazione da decenni si batte per la tutela e la promozione del patrimonio storico-artistico locale e nazionale - significa dare sostanza ad una visione in cui la mostra di cassetta primeggia su quella di qualità». Il riferimento, nemmeno tanto velato è alle iniziative che durante la precedente amministrazione di centrosinistra portarono la firma di Marco Goldin, «il re delle mostre blockbuster» come lo chiamano i suoi detrattori. Più in generale querelle di questo tipo travalicano la politica ed hanno a che fare con la concezione stessa dell'arte. C'è una parte del ceto dirigente del Belpaese, soprattutto chi sposa un'ottica liberista, che vede l'arte e a cascata le mostre come una ancella, seppur di rango, della utilità socio-economica. Sul versante opposto ci sono invece i sostenitori della nozione per cui l'arte è un valore in sé che se ben coltivato può portare anche, ma non necessariamente, un beneficio economico.

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