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Affaire Pfas, da palazzo Nievo «un passo importante per la bonifica»

Matteo Macilotti, consigliere delegato all'ecologia per la provincia berica, parla dell'ultimo provvedimento assunto in contrà Gazzolle che chiama in causa anche i vecchi proprietari del sito finito al centro di un caso di maxi contaminazione da derivati del fluoro

Un paio di giorni fa la Provincia di Vicenza ha indirizzato una missiva, a firma dell'ingegnere Filippo Squarcina, indirizzata a Mitsubishi ed Eni. Ai due colossi che in passato sono stati proprietari della Miteni, la fabbrica trissinese al centro dell'affaire Pfas, è stato chiesto apertis verbis di intervenire sulla procedura che riguarda la caratterizzazione e la bonifica di un sito che secondo le autorità è al centro di una maxi contaminazione da Pfas che ha interessato tutto il Veneto centrale. La novità, pur tra alcune cautele, è stata salutata con favore dal mondo ecologista. «Si tratta di un passo importante - fa sapere l'architetto Massimo Follesa portavoce del comitato ambientalista Covepa - anche perché i riflettori vengono accesi su chi, in una col gruppo Icig anche prima di quest'ultimo, ha generato le premesse della situazione ambientale che si è stratificata negli anni. Bisognerà capire adesso quanto un recente pronunciamento delal Cassazione penale possa in qualche modo avere a che fare con l'iniziativa della Provincia che potrebbe tornare utile in futuro per bloccare non solo i termini di qualche reato ma anche i termini d'una eventuale prescrizione civile». Per Matteo Macilotti, consigliere provinciale di Vicenza con delega all'ambiente si tratta «di una scelta importante» in ragione della quale palazzo Nievo conferma la crucialità dell'ambiente e della salvaguardia della qualità della vita dei residenti.

Consigliere Macilotti come va letta la novità che giunge in questi giorni dalla provincia di Vicenza?
«La novità consiste nel fatto che la Provincia di Vicenza pretende che certe società di grandi dimensioni sia sul piano economico, sia sul piano delle capacità tecniche, le quali erano già state individuate quali potenziali responsabili della contaminazione, intervengano subito nel procedimento di messa in sicurezza operativa e poi bonifica e non rimangano alla finestra, in attesa degli esiti processuali. Ciò per garantire la continuità è la certezza della bonifica finale. Non dimentichiamoci che in relazione alla vicenda Miteni, la nota industria chimica della valle dell'Agno, le comunità del Veneto centrale stanno fronteggiando da anni un maxi caso di contaminazione da Pfas, i derivati del fluoro ormai noti alla opinione pubblica».

Quindi c'è qualcosa che ora cambia rispetto alla partita in corso sulla caratterizzazione e la bonifica?
«Ció che ora cambia è che si pretende, con una richiesta la quale ha tutti i crismi di un atto formale, la partecipazione immediata di queste società, in particolare per il contributo tecnico ed economico che possono garantire».

In quale misura  un recente pronunciamento della Cassazione penale sulla cosiddetta imprescrittibilità di alcuni ecoreati può avere un nesso con la questione sollevata dalla missiva firmata dall'ingegnere Squarcina?
«Per quanto ci riguarda, e quindi io parlo per l'operato di palazzo Nievo, il fronte penale è un fronte totalmente diverso rispetto al piano amministrativo sul quale la provincia per l'appunto ha agito in questo frangente. Il nostro obbiettivo primario in questo senso è che la messa in sicurezza e la bonifica del sito vengano fatte il prima possibile e il meglio possibile. Pertanto non ravvedo un nesso particolare».

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