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Caso Vasiljevic? «Quelle violenze sono un fenomeno generale»

Una componente della commissione giustizia di Montecitorio commenta così «il duplice femminicidio» avvenuto nella città palladiana. L'onorevole però parla anche delle ultime polemiche cha hanno investito Borgo Berga dopo che un procedimento per stupro, rimasto in sonno in Procura, è morto per prescrizione. «È pronta un'interrogazione parlamentare» mentre sullo sfondo rimangono liaison dangereuse ai più alti livelli istituzionali del Veneto raccontati in una recente inchiesta de L'Espresso

«Dare supporto alla rete delle madri contro le violenze familiari? L'ho sentito come un dovere morale». A parlare in questi termini è Stefania Ascari. Classe 1980, avvocato del foro modenese ma di natali correggesi, Ascari è un deputato del M5S. È componente della commissione antimafia e della commissione giustizia. L'onorevole, che il 17 giugno ha presenziato al sit-in antiviolenza a Borgo Berga ai taccuini di Vicenzatoday.it spiega di essere «sgomenta per il duplice femminicidio, attribuito a Zlatan Vasiljevic, che ha colpito Vicenza il giorno 8 giugno» ma al contempo dice di essere basita da una diversa vicenda, quella del processo a carico di uno stupratore, denunciato ben undici anni fa, finito in prescrizione perché il fascicolo in procura non ha avuto un iter sufficientemente spedito. «La violenza sulle donne - rimarca il deputato - continua a essere un fenomeno sottovalutato. Ciò che è accaduto a Vicenza pochi giorni fa, si è riproposto nelle scorse ore e in dinamiche simili, anche a Modena, nella mia regione, l'Emilia. Tuttavia fatti del genere accadono ovunque. Siamo di fronte ad un fenomeno». Per questo motivo secondo l'inquilina di Montecitorio è bene che i parlamentari ascoltino costantemente i territori. Territori in cui «i femminicidi continuano imperterriti». L'ultimo in queste ore si è registrato nel Salento (ne parla diffusamente Lecceprima.it)

Dunque Ascari che effetto le ha fatto leggere della vicenda delle sue donne uccise nella città palladiana? Si è parlato di défaillance in Corte d'appello, di possibili défaillance al palazzo di giustizia di Vicenza, di meccanismi che non hanno funzionato con la prevenzione in capo alle aziende sanitarie locali. Lei ha intenzione di muoversi per chiedere lumi a chi di dovere?
«Io ho deciso di fare una trasferta a Vicenza proprio per chiedere più attenzione istituzionale. Il ministro della giustizia Marta Cartabia ha inviato gli ispettori, ma è chiaro che il sistema per tutelare le donne vittime di violenza non regge. Solo nel 2022, in appena sei mesi, registriamo dicasi quaranta femminicidi, una scia di sangue che non accenna a interrompersi».

Secondo lei quanto tempo impiegheranno gli ispettori incaricati dal Guardasigilli per verificare quanto accaduto? Perché qualcuno si dimostra scontento per il fatto che gli ispettori, almeno a quanto trapela, non verranno inviati in loco ma si occuperanno della vicenda solo chiedendo le carte?
«Diciamo questo. Il fatto che ci siano gli ispettori incaricati di fare luce sulla vicenda è comunque importante, ma per risolvere un problema bisogna agire alla radice. La violenza sulle donne è innanzitutto una questione culturale, intrisa di misoginia. Tutti dobbiamo lavorare sulla prevenzione in ogni ambito sociale, lavorativo, culturale intervenendo ovunque ci siano pregiudizi e stereotipi sulle donne nonché sul rapporto uomo–donna: non dimentichiamoci che siamo di fronte a un fenomeno generale. Pertanto io credo occorra partire dalla scuola: prevenire è educare. Credo così tanto a questo progetto che ho depositato una proposta di legge per introdurre l'educazione affettiva e sessuale sin dai primi anni di scuola».

Alla luce delle critiche emerse in questi giorni che cosa sta succedendo o che cosa è successo alla magistratura veneta?
«Io ritengo che il problema sia a monte. Si tratta di problemi di ordine generale presenti anche nel Veneto e a Vicenza. Anche in questo frangente debbo ribadire l'importanza della formazione a 360 gradi di cui si parla a chiare lettere nel cosiddetto codice rosso. Che è poi un insieme di procedure che assegna a certi tipi di reati una sorta di corsia preferenziale».

E quindi?
«Ecco, debbo dire in questo senso che sono troppi i casi in cui se si fosse agito prima e meglio, non avremmo pianto morti. Tale inerzia è inaccettabile».

Ma allora come si pone il problema del controllo sulla condotta dei magistrati?
«In parlamento si sta lavorando per una riforma del Consiglio superiore della magistratura, meglio noto come Csm. L'obiettivo è quello per cui al centro della attività di quest'organo di rango costituzionale ci sia la legge nella sua nozione più alta e non le poltrone».

Sempre parlando di toghe venete pesano come macigni le inchieste pubblicate da l'Espresso: nelle quali, soprattutto lungo l'asse Venezia Padova si parla di liaison dangereuse tra ambienti giudiziari, avvocati, massonerie, mondo delle professioni. Sembra che il potere mostri il suo volto lugubre a Nordest specie negli interstizi delle istituzioni. Perché?
«In questa importante inchiesta de l'Espresso emerge un dato agghiacciante: dal 2016 a oggi solo l'Arma dei carabinieri ha arrestato ogni anno oltre settecento persone accusate di associazione mafiosa».

Di che numeri si tratta?
«Sono numeri parziali che non considerano le ordinanze eseguite dalla Polizia di Stato e dalla Guardia di finanza. La diffusione della criminalità organizzata nel Centro e Nord Italia, dove la mafia c'è, è largamente presente. È però più nascosta. Nel Veneto come anche in Emilia Romagna. Proprio in Emilia il maxi processo Aemilia ha aperto una voragine nella coltre di omertà. Oggi le mafie sono cambiate e se ne parla poco. Sono più liquide, cercano consenso tramite i social o la musica. Perciò ho depositato una proposta per istituire inserire nel codice penale l'aggravante dell'istigazione o apologia di mafia».

In questi giorni il Corriere del Veneto ha bacchettato la procura di Vicenza. Un fascicolo per stupro a Borgo Berga avrebbe fatto la polvere per poi morire in prescrizione. Che sta succedendo? La giustizia è entrata in un vicolo cieco mostrando il suo volto più classista?
«Il fatto è gravissimo. Io procederò depositando una interrogazione parlamentare all'indirizzo del governo ovvero del Guardasigilli Cartabia».

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